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Apprendimento, social e fragilità: essere adolescenti nell’era digitale

Agli Stati generali dell’infanzia e dell’adolescenza di Bologna si è discusso del ruolo del digitale nella vita dei giovani, tra fragilità e opportunità educative.

Problematiche scolastiche 
12 giugno di: Redazione
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Dal 22 maggio al 6 giugno si è svolta a Bologna la prima edizione degli Stati generali dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, organizzata dalla Regione Emilia-Romagna. Nelle sessioni mattutine del 23 maggio e del 6 giugno si è discusso, tra le altre cose, di cosa significhi essere adolescenti e apprendere nell’era del digitale. Tra le ragioni all’origine della convocazione dell’evento c’è, infatti, la consapevolezza di una correlazione tra l’aumento di alcuni disagi giovanili – lo stress, l’ansia, i disturbi del comportamento alimentare e non solo – e l’esposizione illimitata ai e sui social media. Tuttavia è possibile trovare un equilibrio e sfruttare il digitale in tutte le sue potenzialità, senza allarmismo.

L’apprendimento e i social network

Come sottolineato da Pier Cesare Rivoltella, professore di Didattica e Tecnologia dell’educazione all’Università di Bologna, anche nell’apprendimento il digitale ha avuto un forte impatto su bambini e bambine, in senso sia positivo che negativo.

La riduzione della memoria di lavoro, il sovraccarico cognitivo e la frammentazione dell’attenzione sono fenomeni reali e possibilmente problematici; allo stesso tempo, introdurre la dimensione del digitale nei processi di apprendimento ha avuto effetti positivi, come un aumento di motivazione e di engagement. È, inoltre, uno strumento di democratizzazione, se viene usato per far accedere tutti e tutte a risorse affidabili e se permette processi di co-costruzione della conoscenza. L’IA, in questo senso, ha introdotto la possibilità per gli insegnanti di personalizzare l’apprendimento, andando incontro alle esigenze dei singoli e delle singole.

Proprio a causa di questi aspetti positivi, nell’ambito dell’educazione la retrotopia, l’idealizzazione del passato, deve cedere il passo alla speranza in nuove potenzialità, senza cadere nell’allarmismo e nemmeno nell’ottimismo acritico. Come sottolineato da Rivoltella, è importante tenere a mente la complessità e ambiguità strutturale del fenomeno: la variabile del digitale è una sottovariabile dell’ambiente di apprendimento, e per potenziarlo è fondamentale entrare in relazione con lo studente.



La rivoluzione digitale e la fragilità adolescenziale

Durante la mattinata del 6 giugno, lo psicoterapeuta dell’età evolutiva Alberto Pellai si è concentrato sul rapporto complesso tra la rivoluzione digitale e il benessere psico-emotivo dei giovani, in particolare sui rischi dell’uso senza limiti dei social network da parte dei bambini e delle bambine. La rivoluzione digitale ha avuto, infatti, un evidente impatto sulle vite di ragazzi e ragazze: in diversi casi ha portato a un impoverimento della relazionalità nella vita quotidiana e, soprattutto, una vera e propria dipendenza dagli schermi.

Ma come agire nel concreto? Questi elementi rendono urgente per la comunità educante progettare percorsi educativi che mantengano un forte legame con il territorio e, al tempo stesso, contribuiscano a strutturare quelle reti neuronali che permetteranno ai ragazzi di abitare la vita nel principio di realtà.

I rischi legati al digitale vanno affrontati con questo spirito: il compito dell’adulto è infatti quello di selezionare consapevolmente i mondi a cui offre accesso. Così come nella vita reale accompagniamo i più giovani nella scoperta di ambienti e contesti adeguati, allo stesso modo dobbiamo agire nel digitale. Di questo tema, già trattato nella mattinata del 23 maggio, abbiamo parlato in un precedente articolo.

Educare significa regolamentare, costruire contesti supportivi e generare ambienti che offrano fattori di protezione, capaci di favorire benessere e sviluppo armonico. È necessario che il mondo adulto si allei e si riconosca intorno a ciò che davvero serve e fa bene alle nuove generazioni. I fattori di protezione, ovviamente, devono essere sempre correlati ad un forte impulso all’esplorazione e alla curiosità, per incentivare le relazioni nel mondo reale in una logica di allenamento alla vita.



Adolescenti in relazione: una ricerca della Regione Emilia-Romagna

Alla fine della mattinata del 6 giugno è stata presentata l’interessante ricerca condotta dalla Regione Emilia-Romagna, Adolescenti in relazione, su percezioni e aspettative delle e degli adolescenti, con un focus dedicato alle relazioni con gli adulti della comunità educante. Condotta in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale e l’Osservatorio adolescenti del Comune di Ferrara ogni anno a partire dal 2020, la ricerca si concentra su studenti e studentesse tra gli 11 e i 20 anni, approfondendo il loro vissuto e le loro relazioni per programmare interventi istituzionali adeguati. Quest’anno ci si è occupati della relazione tra adolescenti e adulti di riferimento, in particolare genitori e docenti, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti.

Anche la ricerca ha messo in luce come la fragilità provocata dai cambiamenti sociali della nostra epoca, affrontata in modo diverso a seconda dei diversi approcci teorici, riguardi non solo gli adolescenti, ma anche i genitori e gli educatori. Per questo si ritiene necessaria una presa di responsabilità da parte del mondo adulto: per entrare davvero in relazione con le nuove generazioni e capire i loro disagi dobbiamo imparare ad ascoltare e osservare i sistemi di senso e di relazione che i ragazzi abitano, spogliandoci dei preconcetti e della convinzione che per comprenderli sia sufficiente riferirsi alla propria adolescenza.

In questo contesto la scuola ha un ruolo cruciale: il benessere scolastico ha, infatti, un impatto significativo sulla percezione che i ragazzi hanno del loro futuro. Le ricerche ci dicono che chi si sente accolto dai compagni e riconosciuto dagli insegnanti ottiene risultati migliori e nutre maggiore fiducia e ottimismo rispetto al domani. Questo effetto è ancora più evidente quando i ragazzi si percepiscono parte attiva di una comunità scolastica, con la possibilità di esprimersi e di contribuire a modificarne aspetti e dinamiche.

In questo senso, ripensare il rapporto tra adulti e ragazzi diventa urgente. La sofferenza giovanile che oggi emerge con forza non può più essere affrontata esclusivamente con dispositivi individuali, ma va inserita in una cornice collettiva e culturale più ampia. I ragazzi sono spesso vittime di una fragilità sistemica, di un’implosione culturale e sociale che chiede di essere riconosciuta e affrontata.

Accanto a questo aspetto, si impongono temi urgenti come lo stress scolastico, la valutazione, l’educazione emotiva e affettiva, il bullismo e il cyberbullismo. Parole chiave per orientare la riflessione sono quindi, in conclusione, eterogeneità, dubbio, incertezza e conflitto, da accogliere come elementi inevitabili della crescita, senza scivolare nel paternalismo: per immaginare insieme soluzioni educative e sociali capaci di costruire un futuro più equo e abitabile per tutti è fondamentale una responsabilità diffusa e condivisa.