Dire, fare, insegnare
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Che cosa sono le non-cognitive skills?

Ha risposto la ricercatrice INDIRE Alessia Rosa al convegno di apertura del Festival dell’Innovazione Scolastica 2025.

Metodologie 
12 febbraio di: Alessia Rosa
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Al convegno di apertura dei lavori dell’edizione 2025 del Festival dell’Innovazione Scolastica, presentato dal dirigente scolastico del Liceo Malpighi di Bologna e membro del comitato organizzatore del Festival Marco Ferrari, la ricercatrice del Nucleo territoriale Nord di INDIRE Alessia Rosa ha definito le coordinate delle “non-cognitive skills”.

Definire le competenze trasversali

Per provare a dare una definizione di “non-cognitive skills”, possiamo partire dalla considerazione che Skills è un termine ampio, dentro cui rientrano tanti aspetti: una varietà di comportamenti, ambiti, personalità, attitudini, motivazioni, tratti personali. È un termine per cui si trovano molti sinonimi e utilizzi in espressioni che talvolta sfiorano o contemplano lo stesso significato: Soft skills, Life skills, competenze trasversali…

Possiamo dire che se le abilità cognitive implicano uno sforzo intellettivo consapevole nell'atto, un pensare, ragionare o ricordare, quando parliamo di non-cognitive skills o competenze trasversali in qualche modo questo sforzo riflessivo viene meno nell'immediato. Questo non vuol dire che le non-cognitive skills non siano legate alla sfera cognitiva, ma forse possiamo dire che è la forza con cui essa entra in gioco che cambia.

Sicuramente sono competenze a cui siamo chiamati a lavorare nel quotidiano, perché ce lo richiede il mondo del lavoro e perché diventano la cifra del benessere scolastico. Condizionano infatti in modo strutturato e strutturale lo stare bene in classe e con gli altri; ma anche, è importante ricordarlo, in un contesto educativo condizionano lo stare bene con se stessi, l'opportunità per i ragazzi di crescere in un percorso che dà in primis a loro la possibilità di stare bene nei loro panni, e quindi nel mondo e nella classe.



Non è quindi un benessere che ricade solo a livello strettamente funzionale, e abbiamo capito che “cognitive” e “non-cognitive” non sono in opposizione. Di fatto le non-cognitive skills caratterizzano dei tratti relativamente stabili della personalità: per esempio, se andiamo a riprendere la letteratura sul tema, l'autopercezione di sé, la motivazione, la perseveranza, il self control, le strategie metacognitive e le competenze socio relazionali. Ma anche la resilienza, la capacità di adattamento, elementi importanti nel quotidiano, e non per ultima, la creatività, che è oggi uno degli aspetti maggiormente richiesti dal mondo del lavoro in diversi contesti. Per continuare, ci si riferisce con questa espressione anche alla sicurezza, all'affidabilità, alle abilità comunicative, alla capacità di lavorare in gruppo e alla coscienziosità.

Ecco che allora insegnare non è solo trasmettere contenuti, ma un supportare nella costituzione di un “saper essere”: un aiuto che si mette in pratica attraverso attività specificatamente pensate per questo scopo, oppure attraverso una didattica disciplinare quotidiana ripensata per valorizzare elementi differenti e sostenere tali competenze, che hanno ripercussioni sul benessere ma in definitiva anche sulle performance scolastiche e lavorative, e abbiamo diverse evidenze scientifiche in tal senso.

Queste skills diventano così la chiave che fa la differenza fra lo stare a scuola come allievo attivo, “con la mente e il cuore”, e l’essere unicamente uno studente che acquisisce informazioni. Attraverso le non-cognitive skills la conoscenza viene fatta propria: al Festival dell’Innovazione Scolastica di Valdobbiadene la richiesta e la sfida è proprio quella di essere degli “artigiani del sapere”, cioè di ricostruire il sapere coinvolgendo cuore e intelletto, stando attenti ai particolari e non solo per una produzione di quantità.

Ecco che allora siamo tutti coinvolti, anche dal punto di vista relazionale e su quella che possiamo considerare la postura educativa e didattica. Come fare quindi? Le modalità, le proposte sono tante e differenti, e sicuramente devono essere costituite come abiti su misura dell'insegnante, per riprendere il concetto dell'artigiano. Non è qualcosa che costruiamo ad hoc e progettato come sempre valido, ma è un processo di crescita in cui le competenze non cognitive ci chiedono di supportare i ragazzi nell'acquisizione e che chiedono agli insegnanti di non aver paura del non progettato, perché dobbiamo essere capaci di rispondere e cogliere quell'attimo che consente lo sviluppo delle competenze stesse.