Dire, fare, insegnare
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Cyberbullismo: come agire?

Paolo Russo, avvocato esperto di cyberbullismo, risponde alle domande dei lettori della newsletter di Dire, fare, insegnare.

Problematiche scolastiche  Gestione della classe 
26 febbraio 2020 di: Paolo Russo
copertina

La nostra newsletter vuole offrire strumenti concreti agli insegnanti per aiutarli nel loro lavoro in classe. Lo scorso gennaio, per esempio, abbiamo inviato in esclusiva ai nostri iscritti una video-intervista a Paolo Russo, avvocato civilista esperto di cyberbullismo

Gli iscritti alla newsletter di Dire, fare, insegnare hanno sempre la possibilità di rivolgere delle domande all’esperto intervistato: ecco le risposte di Paolo Russo ai problemi dei nostri lettori. 

La mia classe ha un gruppo WhatsApp: alcuni studenti mi hanno riferito che sono continuamente oggetto di prese in giro. Come mi posso comportare?

Non può essere considerata un'ingiuria (reato ormai depenalizzato, che purtuttavia può dar luogo all’obbligo di risarcire in sede civile il danno occorso alla vittima), ma il più grave reato di diffamazione, l'offesa via WhatsApp in una chat di gruppo, letta oltre che dall'autore, anche da altri. A precisarlo è la Cassazione Penale: «il fatto che il messaggio sia diretto a una cerchia di fruitori» fa sì che la lesione della reputazione «si collochi in una dimensione ben più ampia di quella tra offensore e offeso». 

La diffamazione, infatti, scatta non solo nel caso in cui un soggetto, nel parlare di un altro, alla presenza fisica di più persone, lo faccia con frasi ingiuriose tali da ledere la sua reputazione; il reato, infatti, può configurarsi anche in caso di una conversazione telematica, come quelle effettuate con chat su Internet (si pensi a un gruppo su Facebook o su Messenger) o con sms tramite WhatsApp. 

Alcuni genitori della mia classe sembrano non riconoscere i problemi di bullismo presenti: come posso provare a sensibilizzarli?

Nonostante se ne stia parlando molto e in più contesti sia per quanto riguarda tematiche inerenti agli stili educativi e relazioni affettive all’interno della famiglia, i genitori sono ancora impreparati. Eppure la prevenzione del bullismo dovrebbe partire innanzitutto dalla famiglia. Molto spesso i genitori negano l’evidenza che il loro figlio sia un bullo e giustificano i comportamenti aggressivi dicendo che “sono ragazzate”, in questo modo impediscono ai figli di assumersi delle responsabilità. I genitori sono assenti o poco interessati al fenomeno del bullismo come alla educazione in generale.  Bisognerebbe, pertanto, non dare informazione, ma formazione. 

Sarebbe molto importante ad esempio, nell’ottica di una alleanza educativa tra scuola e famiglia, che la scuola proponga ai genitori di prendere attivamente parte a corsi o seminari di formazione gestiti da professionisti (psicologi, avvocati, esperti di web e di digitale) in grado di dare strumenti e/o indicazioni tecniche su come affrontare il fenomeno. Ma anche nei luoghi di lavoro il datore, investendosi in qualche modo di una responsabilità che è collettiva, potrebbe istituire o promuovere corsi di formazione obbligatoria (per lavoratori che siano anche genitori) incentrati sul fenomeno bullismo e sugli aspetti che riguardano la responsabilità genitoriale.

È successo che i miei studenti mi facessero delle fotografie in classe contro il mio volere: come posso tutelare la mia privacy in questo caso?

In linea generale scattare delle fotografie ritraenti persone non costituisce reato, anche se la foto è scattata all'insaputa del soggetto, purché ciò avvenga in un luogo pubblico. Fotografare una persona costituisce reato quando le fotografie ritraggono il soggetto in casa propria, nell'ambiente di lavoro o in qualsiasi altro luogo privato. Una importante pronuncia della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU, sez. III, caso Vukota-Bojic c. Svizzera ric. 61838/10) ha precisato che fotografare continuamente una persona in maniera ripetuta e continuativa per un lungo lasso di tempo, mettendo in atto una condotta quasi ossessiva, costituisce senza dubbio violazione della privacy

Una pratica molto diffusa è poi la pubblicazione di foto o immagini sui social network senza previo consenso dell'interessato. Occorre precisare, a tal proposito, che se anche si presta il consenso ad effettuare lo scatto fotografico ciò non vuol dire, automaticamente, che è stato dato il consenso alla pubblicazione della foto su Facebook e/o altri social network. È necessario, quindi, per evitare di incorrere in situazioni spiacevoli o peggio ancora in un fatto illecito, acquisire sempre il consenso prima di procedere alla pubblicazione degli scatti fotografici.

Uno dei miei studenti è diventato il capro espiatorio del resto della classe in moltissime situazioni: come posso tutelarlo?

I bulli individuano spesso, all’interno della classe, un soggetto “capro espiatorio” da prendere di mira, al fine di mantenere salda la propria centralità rispetto al gruppo-classe. La collaborazione tra i genitori e gli insegnanti si rivela allora fondamentale per tutelare la vittima di bullismo e prevenire il fenomeno. Il docente, poi, dovrà in classe prestare molta attenzione ai bambini soli, senza amici: con essi l’insegnante dovrebbe instaurare un rapporto di fiducia, per comprendere ciò che provano (compito tanto importante quanto difficile) e provare ad abbattere il muro del silenzio della vittima: lo studente infatti prova vergogna e non vuole che nulla sia raccontato. 

Sarà poi necessario un confronto con i genitori del ragazzo e, nel caso di reato, gli insegnanti devono segnalarlo ai dirigenti scolastici i quali dovranno denunciare quanto scoperto. Gli stessi genitori, una volta che saranno individuati i comportamenti di prevaricazione, possono esporre denuncia scritta agli organi giudiziari, ovvero chiedere un risarcimento per i danni occorsi al figlio, con l’assistenza di un avvocato.

Il video integrale dell'intervista a Paolo Russo uscirà per tutti i lettori la prossima settimana: nel frattempo è possibile iscriversi alla nostra newsletter a questo link. Ad aprile arriveranno nuovi contenuti esclusivi. 

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