Dire, fare, insegnare
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Dire, fare, insegnare

Docenti e genitori, protagonisti e compagni nel processo educativo

Jasmine Nouinou spiega le dinamiche che sottendono al funzionamento del processo educativo, condividendo alcuni spunti per renderlo più efficace.

Infanzia  Primaria 
03 luglio 2023 di: Jasmine Nouinou
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L’educazione è un incontro che si realizza nel rapporto interpersonale tra i soggetti coinvolti, soggetti che subiscono i condizionamenti biologici, sociali e culturali dell’ambiente di cui fanno parte.

La relazione con l’educatore, genitore e/o insegnante, segue un percorso dinamico in cui diventa essenziale accogliere l’identità e la differenza, in cui il percorso educativo non abbia disgregazioni rilevanti, ma ci sia continuità tra l’ambiente sociale scuola e la famiglia. Tutti gli attori in scena devono operare per lo stesso obiettivo: il benessere del bambino/a. La relazione educativa è costitutiva dell’essere persona e attraverso essa ciascuno dei soggetti implicati si arricchisce dell’umanità dell’altro.

Il filosofo e pedagogista austriaco Martin Buber afferma che l’uomo diviene veramente sé stesso soltanto nell’incontro con il Tu: grazie a questo incontro, grazie a questa apertura verso l’altro, l’Io si individua. Riconoscere l’altro in quanto persona significa essere responsabili nei suoi confronti.

Se l’educatore accoglie veramente l’educando, alimenta un rapporto di reciprocità, un elemento necessario per favorire lo scambio tra le parti, che si realizza nel rispetto dei ritmi e degli spazi del dare e del ricevere.

La relazione educativa richiede all’educatore comprensione e gli offre l'opportunità di fare esperienza del suo progetto cogliendo l’effetto che la sua azione ha sull’altro polo della relazione.

L’educatore fa cioè esperienza dei propri confini, rendendosi conto non solo di ciò di cui ha bisogno l’educando, ma anche di ciò che egli stesso è in grado di offrire alla persona che ha di fronte.

La relazione educativa come relazione di "aiuto"

L’educatore sostiene ed incoraggia quindi l’autoeducazione e diviene facilitatore del processo di cambiamento di cui è protagonista l’educando.

Molti studi sostengono che la relazione educativa si compie come relazione di aiuto, come un rapporto in cui una persona si attiva per agevolare la crescita e la maturità dell’altro, il quale non si configura come soggetto da manipolare, ma come persona capace di autorealizzazione.

La relazione di aiuto poggia su tre condizioni: la congruenza, l’accettazione positiva incondizionata e l’empatia.

La congruenza consiste nella consapevolezza dei propri vissuti e sentimenti, nel riconoscere come emergono nella relazione senza distorcerli o negarli. L’accettazione si basa sul rispetto per la persona che viene riconosciuta come originale, con difetti e qualità, senza critiche o valutazioni. L’empatia è la dimensione che indica la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di coglierne con sincerità e rispetto i contenuti emozionali e cognitivi, con il fine di avviare una comprensione autentica.

In questo senso, introdurre i caratteri costitutivi della relazione educativa risulta fondamentale per costruire un progetto educativo in cui ci sia cooperazione tra gli ambienti sociali coinvolti e in cui coesistano fattori come l’intenzionalità e l’asimmetria (età diverse, maggiori esperienze, conoscenze e maturità personali differenti tra educatore ed educando).

L’intenzionalità dell’educatore si traduce nell’avviare un processo di comprensione dei desideri, bisogni e attese dell’educando, mentre invece, i diversi livelli di asimmetria intervengono nella relazione rendendola complementare tra i soggetti ed educativa.

I contesti educativi

La riflessione sulle dinamiche della relazione educativa deve tenere conto della specificità dei contesti in cui si realizza, in primo luogo famiglia e scuola.

La famiglia svolge un ruolo indiscusso nella formazione della personalità del soggetto, infatti dalle esperienze affettive vissute in famiglia e dai modelli educativi ricevuti, dipendono identità e socializzazione, acquisizione dei valori e modalità di interpretazione del mondo circostante.

La condivisione educativa implica responsabilità e coinvolgimento affettivo, un pensare e un aver cura insieme, un incontrarsi con l’altro. Nella relazione genitore-figlio/a le regole danno stabilità al processo di crescita del bambino e della bambina, strutturando una personalità sana ed equilibrata.

La scuola è il contesto formativo in cui la relazione educativa si presenta in tutta la sua complessità. In ambito scolastico si perseguono obiettivi legati alla formazione e all’istruzione, che rendono indispensabili relazioni armoniche.

La base di una relazione educativa è dunque costituita dalla disponibilità a uscire dalla propria singolarità per incontrare l’altro, dall’accettazione della diversità riconoscendola come un valore.

Per il docente sono necessari un sapere pedagogico, metodologico-didattico, culturale e relazionale e competenze comunicative. Sono richieste anche la conoscenza e la percezione dei fattori che possono ostacolare la comunicazione.

Infatti, le modalità con cui l’insegnante comunica sono più importanti del contenuto comunicato: attraverso il comportamento il docente trasmette ciò che pensa, ciò che fa e ciò che è.

L’educando non è un soggetto passivo della relazione, ma influisce sulle interazioni reciproche attraverso un feedback educativo. Alla conoscenza di questi criteri deve seguire la disponibilità degli insegnanti a rivedere in modo critico i propri interventi, a lasciarsi contaminare dagli aspetti emotivi e cognitivi della relazione educativa e a intrecciare con gli educandi un rapporto di comunicazione autentica.

Il fulcro della relazione educativa: cooperare e partecipare

La relazione educativa trova migliore espressione nelle metodologie basate sulla cooperazione e partecipazione, in cui il ruolo del docente si configura come mediatore e il gruppo della classe diviene soggetto di opere di conoscenza, di abilità, di identità individuale e di gruppo.

Tra le metodologie e le teorie che sottolineano le potenzialità del lavoro di gruppo, un importante contributo è offerto dalla pedagogia del Movimento di Cooperazione Educativa, sviluppatosi in Francia e poi in Italia.

Questa metodologia mette l'accento sulla cura del contesto scolastico e dello spazio educativo-didattico, con il fine di creare le condizioni necessarie per un apprendimento attivo e collaborativo.

Sulla scia di questa visione, il genitore è considerato un partner competente di cui si vuole consolidare la consapevolezza e la fiducia di saper gestire in maniera autonoma le risorse a disposizione, i bisogni necessari e i problemi riscontrati.

Con questa prospettiva si è visto come il progetto educativo abbia bisogno di attori sociali competenti, sia in termini di abilità, sia in termini di capacità di gestione costruttiva delle proprie emozioni; attori sociali che si sappiano muovere all’interno di uno spazio sociale con leggerezza, empatia e con spirito collaborativo.

Se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo e quindi garantire il benessere psico-sociale dei bambini, oggi e domani, è importante strutturare e impostare una collaborazione autentica, che funzioni tra i diversi soggetti coinvolti e tra i diversi ambienti sociali.