Dire, fare, insegnare
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Educazione alla cittadinanza attiva. L’intervento di Enrico Letta

Nella seconda parte dell’incontro “Educazione alla cittadinanza attiva”, realizzato nell’ambito di Fiera Didacta 2021, Enrico Letta, direttore della Scuola di Affari Internazionali di Sciences Po a Parigi, e neo eletto segretario del Partito Democratico, si è soffermato sul tema delle strategie di apprendimento e dell’importanza dei valori di cittadinanza a esse sottesi, partendo dalla propria esperienza come docente.

Esperienze di insegnamento  Grandi insegnanti 
26 marzo 2021 di: Redazione
copertina

L’intervento di Enrico Letta si è aperto con una nota personale e un’attestazione di stima nei confronti della scuola italiana e dei docenti che la animano:

«Sono padre di tre figli che frequentano la scuola pubblica italiana. Ogni giorno ascolto da loro i racconti della scuola, anche in questo periodo di didattica a distanza, e mi inorgoglisco di essere italiano: percepisco fortemente lo sforzo che stanno facendo i docenti in questo momento così difficile e faticoso». Enrico Letta è poi entrato nel merito dell’incontro, suggerendo agli ascoltatori alcune strategie da lui stesso applicate nell’insegnamento.

In particolare ha consigliato tre “piste” da seguire, tre linee guida essenziali per costruire un apprendimento valido e duraturo per i propri studenti.

La prima delletre piste” suggerite riguardava gli strumenti da acquisire, la cosiddetta “bussola”: «Quando ero studente, l’insegnante aveva il compito di trasferire informazioni. Oggi invece lo studente è travolto da informazioni, spesso imprecise e inesatte. Il docente non deve limitarsi a trasferire informazioni, ma deve passare ai ragazzi una bussola per potersi orientare nella molteplicità delle informazioni in cui navigano ogni giorno» ha esordito.

«L’informazione si trasmette, la bussola invece no: è un’esperienza. Il lavoro del docente oggi è molto più complesso, perché ogni insegnante, in quanto fonte di informazioni, ha tantissimi concorrenti e il suo compito si è evoluto: deve imparare a trasmettere la bussola. Conseguentemente i metodi educativi devono essere diversi, bisogna modificare gli equilibri tra attività di trasmissione di sapere e attività esperienziale».

E tale necessità di cambiamento è stata da lui vissuta in prima persona in quanto docente, come ha raccontato proseguendo: «Quando ho cominciato a insegnare, trasmettevo informazioni ai miei studenti. Ho capito presto che questo metodo era obsoleto, non serviva a niente. Ciò che invece è stato molto utile e costruttivo è stato fare simulazioni con i miei studenti, applicando il learning by doing».

Pur riconoscendo che «le simulazioni sono attività faticose per l’insegnante» è innegabile, secondo Letta, che siano «le più utili», poiché permettono agli studenti di farsi un’idea più concreta e realistica di ciò che stanno studiando, per esempio: «Per spiegare la differenza tra il Consiglio europeo e il Consiglio dell’Unione Europea, il modo migliore è simularne una seduta. Per spiegare il funzionamento degli organismi dell’Unione Europea, la prima cosa da trasmettere ai ragazzi è l’importanza della rapidità: se a una seduta partecipano 27 paesi europei, tutti con la stessa importanza e peso, è necessario imparare a sintetizzare in un minuto i concetti da trasmettere al consiglio. La rapidità è più importante di tutto. I ragazzi si divertono molto a fare questo, si divertono di più e imparano meglio».

La seconda strategia suggerita riguarda invece la centralità dell’esperienza vissuta e diretta come fonte di conoscenza: «L’Europa non nascerà veramente fino a che non avremo reso l’Erasmus obbligatorio per tutti gli studenti delle scuole superiori. Next Generation Eu dovrebbe dedicare fondi a questo obiettivo, per dare a tutti gli studenti la possibilità di fare tre mesi all’estero. E il docente non dovrebbe temere di ‘restare indietro con il programma’ perché non c’è cosa più utile per i giovani che vivere sulla propria pelle l’esperienza, seppur con le conseguenti difficoltà. I primi giorni passati all’estero nella difficoltà di integrarsi in un paese nuovo sono la lezione più efficace per trasmettere ai giovani l’idea che insieme ai paesi vicini si risolvono i problemi; i paesi vicini non sono il nemico» ha affermato Letta; che non ha mancato di approfondire anche gli aspetti socio-economici e pragmatici della questione: «Fondamentale per poter mettere in atto questa proposta è che l’esperienza all’estero sia integralmente sostenuta dallo Stato altrimenti si rischia di aumentare ulteriormente la forbice tra coloro che possono permettersi gli studi all’estero e coloro che non possono. Per creare un vero ascensore sociale tutti gli studenti devono poter fare l’Erasmus senza dover chiedere dei soldi alla famiglia» ha dichiarato.

A conclusione di questa parte del suo intervento Letta ha anche affermato che sarebbe «fortemente favorevole a dare il voto ai ragazzi di 16 anni, almeno alle elezioni amministrative» e questo poiché dal suo punto di vista «solo dando peso e responsabilità ai giovani li rendiamo costretti a farsi una idea della società. Mi immagino dei bellissimi dibattiti a scuola prima delle elezioni»; tuttavia ha aggiunto «mi rendo conto che sia una proposta molto difficile da portare avanti, in un paese dove a 24 anni non si può neanche votare al Senato».

La terza strategia consigliata, invece, è stata quella dell’interdisciplinarietà: «Le questioni principali della nostra società oggi sono pandemia, cambiamento climatico e data protection. Tre questioni fondamentali, ma per loro natura fortemente interdisciplinari. Sfido chiunque a dire che basti un giurista o un informatico per affrontarle: oggi servono professionalità interdisciplinari. L’educazione del futuro deve essere un’educazione che crea ponti» ha osservato Letta, che si è soffermato anche sui numerosi cambiamenti di prospettiva che riguardano le nuove generazioni.

«Quando ero un ragazzo i miei genitori mi dicevano: scegli la tua strada e perseguila. C’era l’idea che i ragazzi dovessero scegliere una strada e perseguire il loro solco, se erano interessati ad altro erano dei farfalloni. ‘Fai carriera se stai nel tuo solco’, si diceva; oggi abbiamo compreso che non è così».

E proprio per adeguarsi a questa nuova situazione ritiene che si debba cambiare profondamente l’approccio all’istruzione: «Il nostro impegno didattico e pedagogico deve vertere sul creare ponti: servono gruppi dirigenti che siano in grado di entrare nel merito delle scienze dure e delle scienze sociali», ha detto.

In conclusione Letta si è soffermato sul tema specifico dell’educazione finanziaria e della relativa didattica, affermando che: «Dovrebbe essere inserita come disciplina obbligatoria a scuola. Voi docenti avete avuto la sfortuna, come generazione, di avere vissuto due crisi: la crisi del 2008 e la pandemia in corso. La seconda crisi ha reso evidenti le ragioni della prima. Rispetto alla didattica dell’educazione finanziaria, dovremmo cogliere la fortuna di essere italiani: abbiamo tutto nel nostro passato. Abbiamo solo bisogno di attingervi: quale metodo migliore della lettura del capitolo di Pinocchio sul Gatto e la Volpe per spiegare l’educazione finanziaria ai bambini?».



La prima parte del convegno e gli interventi degli altri relatori sono disponibili su Dire, fare, insegnare a questo link.