L’illustratrice di “Facciamo presente. Istruzioni d’artista per cambiare il futuro” ci racconta come ha lavorato a questo libro e al suo messaggio per un’arte collettiva e trasformativa.
Editoria Dopo aver scoperto con l’autore Francesco Spampinato come è nato Facciamo presente, il manuale di “istruzioni d’artista” che si ispira a pratiche artistiche contemporanee per suggerire a ragazzi e ragazze come trasformare il mondo con l’arte, abbiamo intervistato proprio l’artista che ha illustrato il libro: Irene Rinaldi.
Lavorare a questo libro è stato un lavoro collettivo, “due occhi dieci dita” come il nome della collana di cui il libro fa parte. C’è stato un grande scambio tra di noi per arrivare a una soluzione che fosse espressione di questa collaborazione. Per quanto riguarda il mio lavoro, ho cercato di interpretare l'intenzione del testo e la visione dell'editore approcciandomi al libro in maniera istintiva e giocosa.
È un libro molto diverso da quelli fatti precedentemente con Topipittori, sia come proposta che come struttura, quindi ho dovuto cercare un approccio completamente nuovo, sia grafico che narrativo. Ho lasciato che i personaggi e i luoghi venissero fuori dalla mia immaginazione senza filtri, ho costruito una città e una popolazione immaginaria che ho imparato a conoscere mentre disegnavo. Volevo dare l’idea di comunità senza però identificare un luogo o un gruppo di persone specifico, individui unici e strambi che si muovono insieme in spazi quasi astratti che ricordano la città, ma che non si legano a nessun luogo in particolare.
Sono profondamene convinta che fare arte sia un’azione che può cambiare il presente e il futuro. Attraverso le diverse forme d’arte infatti possiamo coinvolgere la collettività e aumentare la consapevolezza delle persone intorno ai temi che ci interessano, proporre visioni alternative.
Fare arte significa dare spazio alla propria voce, ma anche osservare la realtà e farne esperienza, capire il presente e farlo proprio, sentirsi parte attiva e coinvolta della realtà in cui viviamo. Non credo quindi che il punto sia spiegare ai ragazzi cosa è arte e cosa non lo è, chi è un artista e chi no, ma fargli capire che attraverso l’arte, esprimendo sé stessi e la propria visione possono essere attivi nel mondo e cambiare le cose per sé e per la collettività.
Ho iniziato a lavorare producendo da sola piccole edizioni e stampe, ho fatto parte di collettivi artistici e ho fatto conoscere il mio lavoro nei festival di autoproduzione e stampa indipendente. Questo modo di fare arte, in maniera spontanea, libera e collettiva è parte del mio background e della mia identità di illustratrice, per questo sono riuscita a trovare grande affinità con il progetto del libro.
L’arte partecipativa è sicuramente quella più vicina al mio mondo, ma trovo molto interessante anche la proposta dell’eco-futurismo: mi affascina l’idea di come renda evidente quanto immaginare il futuro possa cambiare la nostra visione del presente.
Il messaggio che vorrei arrivasse è che ragazzi e ragazze possono crearsi da soli gli strumenti e gli spazi per fare arte. Immaginazione e creatività danno possibilità infinite: un prato diventa un palco e una zucchina un flauto. Un altro messaggio che vorrei trasmettere è che loro azioni artistiche hanno lo stesso valore di quelle da cui le attività prendono spunto e che si trovano sui libri di storia dell’arte. Proprio come quelle esperienze artistiche, anche quelle che nasceranno nelle scuole sono espressione della realtà e identità dei ragazzi e allo stesso modo hanno il potere di intervenire nel presente e indicare una traccia per il futuro.
Concretamente, immagino che portare questo libro nelle scuole invitando gli studenti a sperimentare con le attività proposte nel testo porterebbe a creare orchestre vegetali e band del riciclo, facendo venire in mente qualche idea nuova ai musicisti, registi, performer e artisti che sono seduti tra i banchi di scuola.
Immagini: Topipittori, ©Irene Rinaldi