Dire, fare, insegnare
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Il contratto comportamentale

Capita spesso che all’interno della classe ci siano alunni con problemi di comportamento che rendono complicata la gestione della classe. Il contratto comportamentale è uno strumento efficace che l’insegnante può utilizzare con questi alunni.

Problematiche scolastiche  Gestione della classe  Primaria 
28 gennaio 2019 di: Giulia Guardavilla
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La gestione della classe dal punto di vista comportamentale sta diventando sempre più difficile e gli insegnanti si trovano di fronte a diverse manifestazioni di comportamenti non adeguati che rendono faticosa l’attività quotidiana.

Uno strumento efficace per la gestione di queste problematiche è il contratto comportamentale.

Il contratto comportamentale si basa sulla teoria psicologica del comportamentismo secondo la quale se un comportamento ha una conseguenza positiva, questo aumenterà la sua frequenza. Se l’insegnante stabilisce obiettivi comportamentali per un alunno e lo premia ogni volta che li raggiunge questo aumenterà la frequenza di comportamenti adeguati e diminuirà la frequenza di quelli inadeguati. Inoltre in questo modo anche gli alunni che sono spesso rimproverati, hanno maggiori possibilità di essere premiati e lodati, cosa che migliorerà la loro autostima e renderà più positiva la loro esperienza scolastica.

Per utilizzare il contratto comportamentale in modo adeguato bisogna prima osservare i comportamenti problematici dell’alunno e definirli in modo preciso. È molto importante che i comportamenti siano descritti in modo oggettivo e accurato perché, in caso contrario, sarà difficile stabilire gli obiettivi in modo funzionale e misurare un eventuale cambiamento nel comportamento dell’alunno. Per esempio se definisco un comportamento in questo modo “Marco si alza molto spesso dal banco” e il mio obiettivo è che Marco si alzi meno frequentemente, sarà difficile capire se il comportamento sta migliorando perché non ho dei termini di paragone precisi. In questo modo a volte si rischia di non notare i miglioramenti che spesso sono piccoli e avvengono lentamente e di conseguenza di non riuscire a premiarli.

In questo caso sarebbe necessario quantificare il numero di volta in cui Marco si alza dal banco in un’unità di tempo che può essere 15 o 30 minuti o un’ora. Sarebbe anche utile fare questa misurazione in momenti differenti delle giornata scolastica e con insegnanti differenti, in modo da capire se ci siano fattori esterni che influenzano il comportamento dell’alunno. Questo si può fare anche semplicemente scrivendo su un foglio l’unità di tempo in cui si osserva e facendo una crocetta ogni volta che il comportamento si presenta. La raccolta di questi dati a volte fornisce informazioni molto importanti su un comportamento che altrimenti non saltano all’occhio. Sicuramente non è semplice riuscire a misurare i comportamenti, ma per facilitare il lavoro si possono scegliere intervalli di tempo non troppo lunghi e ci si può focalizzare su massimo 3 comportamenti per volta. Si può anche decidere di lavorare su un solo comportamento scegliendo quello che rende più difficile la gestione dell’alunno.

Dopo aver osservato in modo accurato il comportamento, si stabiliscono gli obiettivi comportamentali che l’alunno deve raggiungere. È meglio che gli obiettivi non siano mai più di tre e che siano commisurati alle possibilità dell’alunno di raggiungerli. Per esempio, se Marco non riesce a stare seduto al banco per più di 5 minuti di fila, il suo primo obiettivo non potrà essere che stia seduto al banco un’ora senza mai alzarsi, ma che stia seduto per 10 minuti. Se l’obiettivo è irraggiungibile per l’alunno, non si presenterà mai la possibilità di premiarlo; di conseguenza il contratto comportamentale non funzionerà. 

Gli obiettivi dovrebbero essere sempre formulati in modo positivo, quindi è meglio stabilire che Marco deve stare seduto 10 minuti di seguito piuttosto che stabilire che non si deve alzare per 10 minuti.

Una volta che gli insegnanti hanno stabilito gli obiettivi, questi vengono scritti e condivisi con l’alunno, stipulando un vero e proprio contratto firmato da entrambe le parti. Sul contratto, oltre agli obiettivi, devono essere specificati anche i premi che l’alunno riceve ogni volta che raggiunge l’obiettivo. Per esempio se a Marco piace distribuire e ritirare i quaderni, si può decidere che ogni volta che Marco sta seduto 10 minuti guadagna una stellina e, raggiunte 3 stelline può essere incaricato di distribuire o ritirare i quaderni. È importante che i premi siano scelti dalle insegnanti insieme all’alunno perché bisogna essere sicuri che rappresentino realmente un premio. I premi possono essere piccole attività che l’alunno può fare all’interno della classe o possono riguardare anche la classe, per esempio un premio può essere quello di scegliere un gioco da fare gli ultimi 5 minuti prima di uscire o scegliere un gioco da fare in palestra, ecc.

Il coinvolgimento della classe deve essere valutato in modo attento e preso in considerazione solo quando può aiutare l’alunno in ottica inclusiva. Capita spesso che gli alunni con problemi comportamentali abbiano difficoltà anche nei rapporti con i compagni quindi è bene che l’utilizzo del contratto comportamentale non colpisca in modo negativo l’alunno.

Nel caso in cui i compagni chiedano perché l’alunno viene premiato, si può spiegare loro che, visto che il compagno fa fatica per esempio a stare seduto al banco, questo è un modo per aiutarlo. Si possono anche utilizzare dei paragoni che aiutino i compagni a capire, spiegando per esempio che chi non vede bene viene aiutato dagli occhiali o stando nel banco più vicino alla lavagna, chi fa fatica a ricordare viene aiutato dalle mappe, ecc. e allo stesso modo i premi sono uno strumento per aiutare a migliorare il comportamento. Questo lavoro è molto utile anche in ottica inclusiva e aiuta i bambini a capire che ognuno ha punti di forza e di debolezza.