Dire, fare, insegnare intervista Marco Ferrari, insegnante, ideatore delle Romanae Disputationes e direttore del concorso promosso dall’associazione Amore per il sapere – ApiS.
Metodologie Le Romanae Disputationes (RD) sono un concorso nazionale di filosofia per studenti della Scuola secondaria superiore. Inaugurate nel 2013, sono ideate dal professor Marco Ferrari e promosse dall’associazione Amore per il sapere – ApiS.Qui è disponibile la prima parte dell’intervista.
Lei è un insegnante, quindi conosce i bisogni dei docenti italiani.
Quello che ho capito è che bisogna valorizzare il più possibile la creatività degli insegnanti, altrimenti muoiono di inedia, di depressione e di stress. Bisogna lottare contro un mondo che ci dice che non valiamo più nulla e che ci riconosce pochissimo in termini economici, ma dobbiamo ricordarci che abbiamo in mano la cosa più bella, che è la cultura. Vedo che molti colleghi, forse per paura o disullusione, si mettono sulla difensiva e si rifugiano in zone di confort, dove sanno di non farsi troppo male: ma secondo me l’Accademia di Platone e le università medievali sono nate su un altro principio e cioè il desiderio di conoscenza, dei migliori insegnanti, di un clima positivo e non violento. Alle Romanae scegliamo sempre relatori che abbiano queste caratteristiche, che siano molto bravi, che sappiano parlare in pubblico e che siano costruttivi, aperti, con una visione luminosa delle cose.
Si occupa ancora di formazione?
Sì, la Bottega di Filosofia è il percorso per insegnanti promosso dall’associazione Diesse parallelo e complementare alle Romanae disputationes. A Bologna, grazie agli amici dello Studio Filosofico Domenicano e Loescher Editore stiamo portando avanti da tempo un percorso in cui cinque pomeriggi all'anno facciamo lezione e formazione agli insegnanti sui temi trattati nel concorso.
Lei si è occupato anche del Manifesto per la filosofia.
Sì. Io e il professor Gian Paolo Terravecchia abbiamo scritto e diffuso il manifesto per la filosofia poiché ci siamo accorti che nell'esame di Stato di fatto non ci sarebbe più stata la filosofia. Ci siamo subito detti che era necessario fare qualcosa, perché togliere la filosofia dall'esame significa toglierla dalla scuola e, di conseguenza, toglierla dalla testa delle persone. Abbiamo quindi deciso di provare a scrivere un manifesto che elencasse i dieci punti per cui secondo noi la filosofia è essenziale: l’hanno firmato tutti i principali filosofi italiani e su Change.org abbiamo ottenuto più di 35mila firme.
L’insegnamento della filosofia nelle scuole va quindi mantenuto e, anzi, ampliato.
Assolutamente. Mi sembra veramente un peccato che la scuola italiana, che dalla Riforma Gentile ha sempre avuto la filosofia al suo centro, getti via una delle sue risorse più preziose, come dimostra il fatto che i nostri studenti sono apprezzatissimi all’estero, superando moltissimi coetanei di altre nazioni.Anzi, grazie alla collaborazione della professoressa Paola Muller dell'Università Cattolica di Milano stiamo anche lavorando sull'idea di portare la filosofia agli Istituti Tecnici. L’anno scorso si è già svolto una prima sperimentazione, in un istituto di Milano, e i ragazzi, si sono dimostrati entusiasti. Ora vorremmo farlo anche a Bologna.
Il futuro. Quali sono i suoi obiettivi?
Il mio sogno è riempire un palazzetto di giovani, per la bellezza e il fascino della conoscenza. Sarebbe stupendo se riuscissimo a mostrare al mondo che ci sono diecimila ragazzi che oltre che andare a sentire i concerti dei loro cantanti preferiti decidono di investire anche il loro tempo, le loro energie e le loro risorse e andare a sentire un filosofo parlare, per esempio, di filosofia del linguaggio. Sarebbe rivoluzionario. Il nostro lavoro deve essere sempre più attento a far rivivere la grande tradizione che abbiamo ereditato, ritraducendola e riconsegnandola con passione e creatività ai nostri giovani, affrontando tutte le sfide del nostro tempo.