Dire, fare, insegnare
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Il problem solving nella didattica

In questo articolo approfondiamo insieme a Bruna Ramella Pralungo la tematica del problem solving e scopriamo come introdurla nella didattica quotidiana fin dalla scuola primaria.

Esperienze di insegnamento 
19 gennaio 2023 di: Bruna Ramella Pralungo
copertina

Solo perché un problema non è ancora stato risolto non è detto che sia impossibile da risolvere. (Agatha Christie)

Il problem solving: che cos'è?

Possiamo partire da questa citazione di Agatha Christie per definire gli elementi fondanti del concetto di problem solving. Innanzitutto è una competenza: non si tratta cioè soltanto di una somma di conoscenze, ma dell'intrecciarsi di queste ultime con le abilità al fine di promuovere una nuova modalità di agire. Le conoscenze possedute dall'individuo vengono utilizzate con l'obiettivo di acquisirne di nuove, nell'ottica dell'imparare a imparare e dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita.

Per risolvere una situazione problematica bisogna infatti saper usare sia il pensiero creativo che spinge le persone a trovare soluzioni inaspettate, sia il pensiero critico, che aiuta a valutare i vantaggi e gli svantaggi in ogni ipotesi di risoluzione. Entrambi questi pensieri appartengono alla categoria delle soft skills, ovvero le competenze trasversali che permettono agli individui di relazionarsi con i loro compagni e colleghi, oltre che di svolgere un ruolo attivo professionalmente. Le soft skills comprendono le competenze legate alla sfera emotiva e quelle legate alla sfera personale facenti parte del carattere di ognuno. La competenza di problem solving riguarda in particolare situazioni non di routine la cui soluzione non è scontata e non può essere trovata nelle azioni quotidiane. Gli individui devono quindi utilizzare le proprie capacità e abilità per identificare il problema, pianificare la soluzione e raggiungere l'obiettivo finale, dando forma al mondo e non subendolo.

Il problem solving si articola in una serie di fasi ben definite: partendo dall'identificazione del problema, che si raggiunge ponendosi domande fino a comprendere quale sia la sua origine, si continua poi analizzando la situazione e definendone risorse e limiti. Si passa poi a individuare tutte le possibili soluzioni offerte dal contesto e a questa fase segue quindi la scelta della soluzione con la maggiore possibilità di successo, grazie all'uso del proprio pensiero critico che permette di valutare attentamente pro e contro di ognuna. Dopo questa prima fase di analisi è necessario elaborare un piano di attuazione da realizzare successivamente, in cui non mancheranno gli imprevisti che dovranno essere fronteggiati organizzando gli opportuni aggiustamenti in itinere. L'ultima fase del piano prevede quindi la risoluzione del problema iniziale.

5 tecniche didattiche con problem solving

Dopo questa prima analisi del significato di "problem solving", passiamo ora a identificare gli strumenti principali per realizzare attività che permettano ai ragazzi di sperimentare questa competenza complessa. In particolare ci soffermeremo su cinque tecniche: la didattica per situazioni problema, il Project Based Learning, il service learning, gli atelier creativi e i compiti autentici. Questi approcci sono tutti centrati sugli studenti e sull'apprendimento significativo: prevedono infatti che essi lavorino in gruppo sperimentando competenze in contesti reali o realistici.

  • Nella didattica per situazioni problema gli studenti lavorano in gruppi con compiti ben definiti: il loro obiettivo è risolvere un problema significativo, reale o realistico. L'insegnante produce i materiali necessari, forma i gruppi, definisce il nucleo centrale del problema e stabilisce i compiti tra gli studenti: durante l'attività svolge ruolo di supervisore, occupandosi di aiutare i gruppi in fase di stallo e di gestire le dinamiche qualora sia necessario. Inizialmente l’insegnante guida un’attività sulle preconoscenze utilizzando la tecnica del brainstorming, in modo da creare un punto di partenza comune, e segue quindi il lavoro a gruppi per identificare la soluzione al quesito. Al termine dell'attività, ogni gruppo condivide con gli altri studenti la propria soluzione al problema posto, utilizzando la modalità che trova più congeniale (sia essa una presentazione, un video o una relazione). La fase di condivisione conduce infine a una riflessione tra tutti gli studenti del gruppo classe, guidata dall'insegnante, che permette di comprendere quali sono state le motivazioni di ogni gruppo e le pianificazioni delle varie attuazioni: in questo modo tutti apprendono dall'esperienza e le conoscenze rimangono più consolidate e significative.

  • Quando parliamo di Project Based Learning facciamo riferimento a un'attività interdisciplinare che viene svolta curricularmente durante un periodo di tempo abbastanza lungo, sia esso un bimestre, un quadrimestre o l'intero anno scolastico. Per la realizzazione di questa tipologia di attività è necessario che tutti i docenti coinvolti riescano a mettere in pratica i propri obiettivi disciplinari impegnando gli studenti nella realizzazione del progetto individuato: è importante quindi la collaborazione e la co-progettazione didattica.

  • Quando i progetti riguardano servizi a favore della comunità parliamo di Service Learning. In questo caso specifico il progetto cui dedicarsi può essere la riqualificazione di uno spazio interno alla scuola oppure urbano, adiacente alla scuola, oppure la creazione di un servizio per i membri, svantaggiati o meno, della comunità territoriale. Il Service Learning unisce quindi le competenze scolastiche alla conoscenza del territorio e delle sue esigenze, permettendo la realizzazione di un reale connessione tra le due realtà e rendendo così l’apprendimento realmente significativo.

  • Gli atelier o laboratori creativi incoraggiano la creatività, la manualità, l'approccio ludico, l'uso critico dei media e il pensiero progettuale; permettono inoltre la sperimentazione con le tecnologie al fine di creare oggetti, app o software utili alla vita quotidiana. Negli atelier è importante la contaminazione con i professionisti esterni alla scuola, esperti nell'uso delle varie tecniche siano esse manuali o digitali. Gli studenti frequentano luoghi creati appositamente per l'apprendimento creativo, dotati di strumentazioni all'avanguardia e supervisionati da docenti formati delle varie tecniche a disposizione.

  • Quando parliamo di compiti autentici facciamo riferimento ad attività che permettono il mettersi in gioco reale degli studenti che diventano così esperti della disciplina e realizzano attività veramente utili e funzionali, quali possono essere l'organizzazione di una gita, di una festa oppure di una campagna pubblicitaria. I tempi di realizzazione di queste attività sono più lunghi e prevedono un lavoro collaborativo tra gli studenti e tra i docenti, poiché i compiti autentici sono migliori se realizzati interdisciplinariamente. Gli studenti, mettendosi alla prova con attività reali, applicano così le competenze acquisite e non più le singole conoscenze, la valutazione formativa risulta quindi più efficiente se realizzata sulla base di compiti autentici.

Alcuni esempi di attività legate al problem solving, realizzate nella didattica quotidiana, possono essere l'analisi di una daily routine reale e che inserisce quindi l'argomento (con una modalità tipica dell'apprendimento della lingua inglese) nel contesto della propria vita di ogni giorno; oppure ricerche legate ad argomenti dell'attualità, che costringono gli studenti ad analizzare materiali come i quotidiani o i siti internet di informazione. Altri esempi possono essere lo studio di articoli della Costituzione a fronte di tematiche legate alla salute o ai diritti umani, o ancora la realizzazione di una campagna pubblicitaria o di volantini sulla sostenibilità per sensibilizzare la comunità o il quartiere. Questi sono solo alcuni esempi di come il problem solving possa essere inserito nelle lezioni di qualunque disciplina.