Arriva dall’America ma affonda le sue radici nella nostra tradizione pedagogica il Writing and Reading Workshop, una didattica innovativa che, come ha sperimentato Marta Brizio, trasforma la classe in un vero e proprio laboratorio di lettura e scrittura.
Metodologie Come tanti insegnanti desiderosi di rinnovare costantemente il proprio modo di fare scuola, alla ricerca di strategie efficaci e di spunti originali che mi aiutassero nella pratica quotidiana, mi sono imbattuta circa un anno fa in una metodologia dal nome curioso: Writing and Reading Workshop (WRW), ovvero Laboratorio di Scrittura e Lettura.
Pur essendo una tecnica di origine americana, nata negli anni Settanta al Teacher College della Columbia University e introdotta in Italia da Jenny Poletti Riz, si può considerare una pratica didattica saldamente innestata nella tradizione umanistica europea, anzi, nella migliore riflessione pedagogico-educativa italiana, con evidenti suggestioni tratte da don Milani, Montessori, Rodari, De Mauro, Luperini…
Il WRW è infatti un approccio didattico incentrato sull’insegnamento della lettura e della scrittura come processo e non come prodotto,sulla condivisione tra pari e con l’adulto di riferimento, sulla metacognizione che favorisce consapevolezza e motivazione. Una visione totalmente in linea con le Indicazioni nazionali per il curricolo del primo ciclo d’istruzione, che valorizzano una didattica per competenze in cui “lo studente è posto al centro dell’azione educativa”: la classe si trasforma in un vero e proprio laboratorio in cui gli alunni, come si faceva nelle antiche botteghe artigiane, imparano il mestiere di lettore e scrittore acquisendo delle competenze che lo accompagneranno per tutto il corso della vita.
Nella comunità che apprende si inserisce anche l’insegnante, che fornisce strumenti e conoscenze ma non ex cathedra: si “sporca le mani” mettendosi in gioco, leggendo e scrivendo in prima persona, confrontandosi con i propri alunni, esplicitando processi mentali, dialogando, segnalando gli errori ed evidenziando i progressi nell’ottica di un apprendimento continuo e condiviso. Alla luce di questa cornice generale, è possibile distinguere quello che riguarda nello specifico la lettura e la scrittura, anche se ovviamente si tratta di due attività strettamente connesse e intersecabili.
“La lettura non dovrebbe essere presentata ad un bambino come un lavoro, un dovere. Potrebbe essere offerta come un dono.” (K. Di Camillo)
Questa citazione riassume bene lo spirito del laboratorio di lettura così come viene proposto dal WRW: una comunità di persone che insieme si immergono nella letteratura, spendono quotidianamente parte del loro tempo nella lettura e nella scrittura, sperimentano generi e tecniche, si confrontano e si sostengono reciprocamente trovando piacere in ciò che leggono. Nel corrente anno scolastico ho sperimentato nella mia classe (una terza di scuola secondaria di primo grado) la bellezza e l’importanza di dedicare alla lettura uno spazio specifico, non solo un ritaglio di tempo occasionale al termine di una lezione.
Siamo partiti da una riflessione sul tipo di lettore che ognuno di noi è con l’obiettivo di costruire o rafforzare la nostra identità di lettori, tenendo nota dei libri che abbiamo letto e di quelli che vorremmo leggere in futuro, dei generi che più apprezziamo, delle suggestioni che possono provenire da un’opera o anche solo da una pagina.
Il WRW si conferma pienamente in linea con le Indicazioni Nazionali, per cui “la lettura va costantemente praticata su un’ampia gamma di testi appartenenti ai vari tipi e forme testuali, senza mai tralasciare la pratica della lettura personale e dell’ascolto di testi letti dall’insegnante realizzata abitualmente senza alcuna finalizzazione, al solo scopo di alimentare il piacere di leggere”. Nella mia esperienza in questo anno scolastico, la lettura individuale ha trovato posto non solo a casa ma anche in classe, mentre la lettura ad alta voce effettuata dall’insegnante ha ricevuto nuova linfa grazie ad attività ideate per raggiungere una comprensione profonda del testo: visualizzare, fare previsioni e inferenze, stabilire connessioni…
Particolarmente motivante e coinvolgente è stato poi costruire materialmente con i ragazzi una biblioteca di classe, dove hanno trovato spazio generi diversi, dai classici ai graphic novel, dalla poesia al fumetto, su cui si è ragionato e discusso organizzando book talk e speed dating letterari. Sul web si trovano molti spunti per realizzare una biblioteca di classe: nel nostro caso, i ragazzi l’hanno costruita dipingendo alcune cassette della frutta con il supporto della collega di Arte e Immagine.
Il processo di scrittura, secondo il WRW, si può articolare in sette fasi.
Interessante sottolineare che nel WRW assume la massima importanza cosa scrivere, non solo come, e che la parola d’ordine sembra essere “autenticità”. Nel laboratorio gli studenti seguono infatti un processo di scrittura autentico: cercano un’idea di scrittura usando gli stimoli forniti, pianificano come possono svilupparla tramite strategie imparate nelle minilesson, iniziano a scrivere il testo nel quaderno delle bozze e lo revisionano, ma con i loro tempi e applicando gli strumenti che scelgono tra quelli inseriti nella loro “cassetta degli attrezzi dello scrittore”.
Un importante strumento per la crescita dei giovani scrittori, che però gli esperti suggeriscono di introdurre solo dopo che il docente stesso ha preso confidenza con esso, è il taccuino, grazie al quale si impara a trarre ispirazione da tutto ciò che ci circonda e di cui facciamo esperienza. Usandolo quotidianamente, i ragazzi sono portati a riflettere su persone che potrebbero trasformarsi in personaggi, a raccogliere ricordi, fotografie, curiosità, dialoghi, citazioni, aneddoti… tutti “semi” di scrittura da rielaborare nelle loro bozze. In sintesi, il taccuino è un attivatore di storie a partire da idee e suggestioni che provengono dall’osservazione del mondo.
Altrettanto fondamentali appaiono i mentor text o testi mentore, in cui viene esemplificata una strategia di scrittura. Possono essere estratti da libri famosi, ma anche testi scritti dall’insegnante o da altri compagni, articoli di giornale o versi poetici. Sta a ogni docente costruirsi nel tempo un bagaglio di testi da cui attingere per mettere l’apprendista scrittore di fronte a un modello cui ispirarsi o da cui, eventualmente, prendere le distanze.