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Intervista a Manuel Caviglia, EQ Education & Community Manager di Six Seconds Italia

In questa intervista Manuel Caviglia, EQ Education & Community Manager di Six Seconds Italia, racconta l’esperienza del progetto nell’ambito della didattica.

Metodologie 
09 maggio 2023 di: Manuel Caviglia
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Manuel Caviglia, EQ Education & Community Manager di Six Seconds Italia, spiega il valore dell'Intelligenza Emotiva e illustra applicazioni e vantaggi legati all'apprendimento.

Nel mondo della didattica ci sono una crescente consapevolezza dell’importanza delle soft skills di ragazzi e ragazze e un progressivo invito ai docenti a formarsi e - successivamente - a lavorare con loro sull’acquisizione delle competenze trasversali. In che modo le soft skills sono correlate all’Intelligenza Emotiva?

Stiamo vivendo un periodo con una maggiore consapevolezza riguardo alla centralità di queste competenze e senz’altro questo potrà far nascere ottime opportunità. L’Intelligenza Emotiva, ossia la nostra capacità di far dialogare in modo efficace la nostra sfera emotiva con quella razionale, ha un ruolo molto interessante rispetto alle soft skills in quanto ci consente di allenarle in modo più consapevole e naturale, portandole a un maggiore livello di integrazione. In sostanza ci fa andare oltre la tecnica. Per esempio possiamo studiare tutto su come esercitare bene la leadership o su come comunicare in modo efficace, ma quando queste caratteristiche nascono come frutto di un processo di consapevolezza, che ci porta a cogliere più segnali in noi stessi e in chi ci circonda, il nostro modo di esprimerle avrà un impatto molto diverso.

Conoscere la tecnica è importante e utile ma integrarla con un modo di essere più consapevole e intenzionale creerà quella magia che ci fa compiere il salto dal “fare” all’“essere”. Allenare l’Intelligenza Emotiva è quindi un viaggio che ci porta ad acquisire un set di competenze, di qualità da cui fioriranno molte altre soft skills.

Abbiamo verificato questo effetto anche nelle scuole: lavorando sulla comprensione emotiva e sull’empatia in ragazzi e ragazze appariva in modo naturale una migliore propensione a lavorare in gruppo, una maggiore padronanza di sé (perfino nella gestione della “paura” di un’interrogazione), una diminuzione di fenomeni di bullismo. E tutto questo non è accaduto attraverso una sensibilizzazione sul fenomeno ma grazie all’allenamento di qualità che lo prevengono a monte.

In che modo l’Intelligenza Emotiva può essere portata nelle scuole? Come implementarla? E con quali benefici a livello didattico?

Mi viene da dire che il primo requisito fondamentale sia trovare nella struttura di riferimento qualcuno che sposa con convinzione un progetto di questo tipo. Un dirigente scolastico o un docente; anche una sola persona che si dispone a coltivare questo seme in sé e nella sua classe vedrà risultati molto concreti che potranno stimolare gli altri a seguire la strada (1).

Una parola chiave è “progettualità”: portare l’IE nelle scuole vuol dire pianificare un processo che passa per la formazione dei docenti affinché questi possano avere gli strumenti per far allenare le competenze socio-emotive nei ragazzi e nelle ragazze. Questo non comporta necessariamente attività extra scolastiche per i docenti: l’allenamento delle competenze socio emotive avviene attraverso attività dedicate ma anche ogni giorno tramite la didattica e le interazioni quotidiane. Quando le competenze socio-emotive diventano un modo di dialogare in classe o di fare lezione si instaura un nuovo livello di relazione tra docente e alunni, con benefici significativi anche nel rendimento scolastico.

I docenti, attraverso la metodologia dell’apprendimento socio-emotivo, approfondiscono come le emozioni possano essere un potente veicolo di apprendimento. Inoltre acquisiscono una metodologia per far vivere la didattica in modo più partecipativo, facendo allenare intenzionalmente la loro Intelligenza Emotiva. Ciò permetterà anche di creare un maggiore interesse ed entusiasmo verso le materie. In questo modo vedremo giovani con la mente più aperta: la scuola può diventare un giardino fertile per una società più consapevole di quella che vediamo oggi. Credo che ci sia un grande bisogno di questo cambiamento di paradigma e che la scuola dovrà esserne il mattone fondante.

In che modo implementare l’Intelligenza Emotiva può contribuire a un miglioramento della percezione di benessere a scuola?

Molto semplicemente, che cosa accadrebbe se un’ora di lezione fosse un momento di stimolante confronto dove si ragiona, ci si apre, si condivide, ci si esprime? E che cosa accade invece quando in un’ora di lezione l’insegnante parla a una classe che non ascolta? Quale dei due scenari ci stimola ricordi più frequenti ripensando alla nostra esperienza scolastica?

Le emozioni del primo scenario portano al piacere legato al sapere con un beneficio in termini di benessere non solo per i ragazzi e le ragazze ma anche per il docente che creerà una nuova sintonia con la sua classe. Il secondo scenario lo conosciamo bene: molti alunni sperimentano la noia e il disinteresse, ma pensiamo anche alle emozioni che provano gli insegnanti parlando davanti a una platea che non li ascolta. Inoltre spesso questa noia si traduce in momenti irrequieti in cui anche la disciplina diventa sfidante: davvero la figura del docente è ad alto rischio di burn-out. La scuola deve e soprattutto può diventare un luogo di benessere: le neuroscienze ci dicono che il piacere e il benessere sono requisiti fondamentali per un apprendimento efficace (2).

Studiare per il voto ci farà superare un esame, studiare per passione ci aprirà la mente e ci farà trovare il punto di saggezza in ciò che abbiamo studiato, acquisendo nuove competenze nel processo: è la differenza tra applicare una competenza a livello tecnico e irradiarla grazie a un lavoro profondo. Ed è questo l’effetto che l’Intelligenza Emotiva ha sul benessere e sulle modalità di apprendimento.

Quali possono essere le opportunità per le scuole interessate ad avviare un percorso di Educazione all’Intelligenza Emotiva?

L’approccio progettuale consente il giusto tempo per coltivare gli aspetti necessari per diventare un campo fertile di competenze socio-emotive per tutta la comunità. Nella mia esperienza ho anche visto genitori richiedere una formazione di Intelligenza Emotiva per loro stessi, colpiti nel notare dei cambiamenti nei figli: un grande risultato per una scuola.

Un ottimo punto di partenza può essere una breve conferenza sul tema per sensibilizzare le parti coinvolte in modo da far seguire poi una fase di incontri per pianificare le possibili modalità di intervento in modo da trovare la migliore modalità di avvio secondo le necessità specifiche della struttura. Un ulteriore step può essere selezionare docenti interessati per avviare una loro formazione in modo da iniziare a lavorare poi nelle classi, creando dei casi di successo con benefici tangibili che invoglieranno altri a cimentarsi nel progetto, ampliandone la portata.

Si parla tanto della necessità di una “nuova scuola” e credo che quando davvero la scuola inizierà a coltivare giovani menti, creando un’onda di benessere e apprendimento appassionato, l’effetto che otterrà sarà quello di far parlare di sé, ottenendo un prestigio e una visibilità che da un lato farà piacere e sarà un giusto riconoscimento a chi se ne è fatto promotore e dall’altro sarà un esempio da replicare per altri, allargando quest’onda di benessere di cui tutti sentiamo un gran bisogno per i nostri ragazzi, le nostre ragazze e per la nostra società intera.

Riferimenti

(1) Per maggiori informazioni: https://italia.6seconds.org/education/

(2) Per maggiori informazioni:https://italia.6seconds.org/2021/06/il-clima-delle-scuole-medie-e-lapprendimento/