Barbara Conti presenta il suo libro e offre dei consigli per rendere più stimolante l'insegnamento della storia dell'arte.
Editoria  Infanzia C’è qualcosa di più immobile di un dipinto o una scultura? Esposte nelle gallerie luminose dei musei, sepolte da decenni nei recessi di qualche oscuro magazzino, perdute e desiderate, le opere d’arte sembrano protagoniste silenziose di un’esistenza tranquilla, trascorsa dietro un vetro protettivo, sotto un telo strappato o nella soffitta polverosa di qualche sprovveduto.
Eppure la loro storia è stata spesso tutt’altro che tranquilla. Se potessero parlare ci racconterebbero di furti pirotecnici, saccheggi di guerra, incendi e pericoli capaci di mozzarci il respiro in gola.
In L’arte… che avventura!, scritto da Barbara Conti e illustrato da Cristina Trapanese per i lettori dai nove anni in su, le autrici raccontano la storia avventurosa di quattordici capolavori – dall’arte antica a quella moderna – che avrebbero potuto andare perduti per sempre. E insieme a loro, non potevano mancare le storie di ladri, nobili, eserciti, pirati, ambasciatori, ricettatori…
In questa intervista a Barbara Conti, i lettori di Dire, fare, insegnare, potranno scoprire com’è nata l’idea di questo libro e ascoltare i suggerimenti della scrittrice per rendere più coinvolgente l’insegnamento della storia dell’arte.
L'idea per il libro nasce da curiosità personale: ogni volta che in un museo vedevo un'opera proveniente da molto lontano mi chiedevo come e perché fosse arrivata fin lì... Così ho cominciato a leggere le schede dei siti museali, ormai accessibili on line, dove sono annotati passaggi di mano, viaggi tortuosi riguardanti dipinti e sculture, restauri dovuti alle conseguenze dei furti.
Mi è sembrato un argomento che potesse interessare anche ad altri... Mi hanno sempre colpito le tumultuose traversie vissute da questi preziosi oggetti, in netto contrasto con l'atmosfera tranquilla che li avvolgeva all'interno delle sale dove li avevo ammirati. Che brividi quando veniva fuori che qualche opera aveva rischiato di andare perduta per sempre!
Ma c'è anche un aneddoto personale da raccontare per spiegare come è nata la mia idea: nel 1984 ho visto un ormai introvabile film del regista georgiano Otar Iosseliani, dove un servizio di porcellane e un quadro venivano più volte acquistati, rubati o regalati e diventavano protagonisti di vicende che coinvolgevano poi anche personaggi e sentimenti. Mi è tornato in mente appena ho pensato di scrivere il libro, evidentemente è stato una grande fonte d'ispirazione!
Per rispondere alla seconda domanda, la mia esperienza di didattica museale è stata fondamentale per il "taglio" del libro, che tralascia le letture stilistiche di dipinti e sculture e racconta il loro vissuto.
Va sempre tenuto presente che un certo tipo di approccio – che comincia con l' identificazione del soggetto di un'opera, l'attribuzione a un autore e la collocazione nel tempo – è adatto a persone già introdotte alla materia, adolescenti o adulte, mentre i più giovani vanno attratti con storie avventurose e curiosità che poi avranno modo di approfondire. Per indurli a farlo però bisogna procedere gradualmente. Le storie come quelle che racconto nel libro possono essere utili con i più piccoli (anche se poi, secondo me, sono godibilissime anche per gli adulti).
La narrazione funziona non solo nella storia dell'arte: seguo sui social le lezioni di fisica del professor Schettini e le narrazioni storiche del professor Barbero che mi hanno sbloccato curiosità e riflessioni, facendomi venir voglia di approfondire. Consigli per gli insegnanti? Far leggere libri su arte e artisti adatti alle diverse età e poi, quando possibile, accompagnare gli alunni davanti alle opere dal vivo. Niente che gli insegnanti non facciano già, infatti il libro è dedicato anche a loro.
Dipende dall'età e dalle propensioni di ciascuno: i ragazzi sono ormai abituati al linguaggio visivo; filmati e video si trovano facilmente anche in rete e sono sempre un buon veicolo; spesso si tratta di strumenti validi dal punto di vista scientifico perché curati da specialisti. Invece io sono rimasta affascinata dai romanzi sulla famiglia Florio, che non conoscevo molto e che hanno "reso vivo" il bellissimo ritratto di Donna Franca fatto da Boldini. La parola d'ordine anche in questo caso è sempre quella: non annoiare!
Immagini: © Nomos Edizioni, Cristina Trapanese.