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La corresponsabilità educativa. Scuola e famiglia nel sistema zero-sei

Nel quarto approfondimento a cura di Educare Insieme, scopriamo come la costruzione di una relazione corresponsabile tra scuola e famiglia richieda tempo, intenzionalità e pratiche riflessive.

Metodologie  Infanzia 
30 maggio di: Redazione
copertina

Accogliere la complessità

Accogliere un bambino o una bambina nei contesti educativi e scolastici significa fare spazio alla sua storia e riconoscere alla famiglia il primato del compito educativo. Entrare in relazione con le famiglie implica aprirsi alla complessità, una complessità che può mettere in crisi, che può generare dubbi e minare un’interpretazione efficace del proprio ruolo.

Le Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei affermano: “Il servizio educativo per l’infanzia e la scuola dell’infanzia rappresentano il primo contesto sociale allargato in cui il bambino si confronta con pari e adulti diversi, con regole e valori che possono non coincidere perfettamente con quelli già sperimentati: la conoscenza reciproca tra genitori e personale educativo, il dialogo aperto e improntato all’ascolto e all’accoglienza, la co-progettazione degli ambienti e dei percorsi educativi sono momenti concreti di un’alleanza educativa, che sa rispettare le reciproche responsabilità” (2021, p.16).

In questo senso, corresponsabilità educativa non può voler dire “educare i genitori” affinché imparino a non sbagliare, ma investire la propria professionalità per coadiuvare la responsabilità educativa genitoriale, per sostenere le loro competenze e per offrire ai bambini e alle bambine un ambiente diverso da quello familiare, pedagogicamente pensato, inclusivo e democratico, affinché l’alleanza, pur nelle diversità, converga nelle intenzioni.

Per riflettere sulla propria identità professionale può essere interessante pensare alla famiglia come a un sistema legato dall’affettività e alla scuola come a un’organizzazione razionale. Le decisioni prese all’interno dei nuclei familiari non sono mai scevre dall’affettività e dall’emotività che lega i suoi componenti. L’affettività va rispettata in quanto tale perché appartiene a ciascun bambino e a ciascuna bambina con cui si è in relazione. Il genitore, inoltre, possiede conoscenze sul proprio figlio, che il servizio non sempre ha. Riconoscere al genitore questa competenza, anche quando celata dai sentimenti, significa valorizzare la sua persona e collocarsi in una posizione rispettosa dei ruoli di ciascuno, in attesa che il rapporto di fiducia si consolidi e la comunicazione trovi spazi di legittimità reciproca.

I servizi educativi e le scuole sono sistemi organizzati sulla base della razionalità e le scelte che si compiono al loro interno sono fondate su questo principio. La prima conseguenza di questa divergenza, che spesso colloca educatrici e genitori in una posizione vicina e contrapposta, è il rischio del fraintendimento. La razionalità, nei servizi educativi e scolastici, si traduce in riflessività pedagogicamente connotata e risulta efficace nel momento in cui la si utilizza per sviluppare la capacità di decentrarsi, di assumere il punto di vista dell’altro per cogliere – e accogliere – i suoi sentimenti e per interpretare la relazione tra genitore e bambino come una relazione d’amore, a cui, spesso, la risposta razionale non basta.

Il tempo educativo della corresponsabilità

La costruzione di una relazione corresponsabile con le famiglie si sviluppa nel tempo attraverso pratiche riflessive agite a livello individuale e collegiale. Negli incontri con le famiglie, partire dalle aspettative dei genitori, lasciare spazio di parola per le presentazioni personali e per l’emersione di dubbi e domande possono preservare dal rischio della “burocratizzazione” degli incontri a favore di un’apertura feconda al dialogo costruttivo e alla fiducia reciproca. Per fare ciò è necessario sviluppare una buona consapevolezza di sé a livello collegiale, per percepirsi sicuri, come gruppo, nel controllare le proprie “ansie da prestazione” a favore della costruzione di una comunità educante che includa anche le famiglie. È il primo passo per evitare la biforcazione tra un Noi e un Loro che risulta sterile e fuorviante.

L’ambientamento rappresenta il momento di transizione per eccellenza tra il sistema famiglia e il servizio educativo. Va curato con particolare attenzione sia a livello progettuale sia a livello relazionale. È il momento in cui, attraverso un’esperienza concreta, genitore e figlio o figlia iniziano a comprendere cosa significhi entrare a far parte di un ambiente educativo o scolastico.

In seguito, continuare nel tempo a rendere il genitore partecipe della vita del figlio o della figlia all’interno dell’ambiente educativo e scolastico, attraverso colloqui improntati al dialogo e all’ascolto, attraverso una documentazione pedagogica che sappia raccontare i processi mettendo al centro le relazioni tra il bambino e il contesto e che sappia dare valore e significato al lavoro educativo, attraverso la co-progettazione di iniziative e di percorsi educativi significa condividere la responsabilità educativa. Perché leggere il bambino da più punti di vista e interpretarne in maniera congiunta e dialogica le risorse, le fragilità e le progressioni del suo sviluppo, permette di costruire un linguaggio comune e di agire in sinergia nel rispetto dei ruoli e delle rispettive possibilità.

Educare Insieme è un progetto di Intesa Sanpaolo curato da Fondazione Euducation e con la collaborazione scientifica di Bambini srl.