Dire, fare, insegnare
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La creatività: un processo di micro-genesi

Asteria Bramati, docente Miur esperta di neuropedagogia, ha condiviso con noi il suo contributo sul valore trasversale della creatività come mezzo e fine dell’apprendimento.

Metodologie 
07 febbraio 2022 di: Asteria Bramati
copertina

Uno dei principali obiettivi della scuola consiste nell'incoraggiare ragazzi e ragazze a sviluppare un corredo di competenze trasversali (o life skills) applicabili nei diversi aspetti della loro vita. Fra queste un ruolo particolarmente importante è rivestito dalla creatività. Spesso quest’ultima è considerata come il frutto di processi rapidi e inconsci, ma in realtà la creatività si sviluppa solo a partire da una conoscenza e da una progressiva acquisizione di informazioni riguardo al tema trattato (Weisberg, 1999). Non esiste quindi l’insight, bensì ciò che avviene è un’elaborazione inconsapevole di elementi, che permette di raggiungere progressivamente idee sempre più innovative: un processo di micro-genesi.

Una ricerca molto interessante che conferma questa visione della creatività è stata condotta dalla facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano (1). Numerosi studi mettono in evidenza come la creatività sia direttamente legata non solo a ciò che avviene nella mente ma anche al corpo del discente. In particolare, questa ricerca ha dimostrato che la manipolazione rafforza l’identità di bambine e bambini, aiutandoli nei processi di pianificazione e riordino delle idee e facilitando il processo creativo.

Il processo di mutazione della forma che avviene tramite la manipolazione motoria, aiuta il discente a dare libero sfogo alla fantasia, stimolando la creatività e lo sviluppo psico-affettivo. Come dimostra questa ricerca, nella vita reale la svolta creativa rappresenta il culmine di un intenso sforzo intellettuale o artistico che si è protratto per un lungo periodo di tempo. La capacità di generare il nuovo ha solitamente le sue radici in una padronanza eccellente del vecchio, anche se alla fine porta a ripudiarlo (Goldeberg, 2018).

Tutto ciò implica che la creatività agisca tramite alcuni vincoli. Precisamente essa è costituita dall’intreccio di due componenti, una vincolata e una non vincolata, all’interno del quale la prima precede necessariamente la seconda. Il neuroscienziato, Goldeberg chiama questo processo “vagabondaggio mentale pilotato”. Esso si basa sul concetto matematico di bistralità, ossia il fatto che un sistema sia caratterizzato dalla transizione di due stati stabili che sono, dal punto di vista neurologico, l'iperfrontalità e l'ipofrontalità. La prima si verifica durante la veglia e consiste nel fatto che la corteccia prefrontale manifesta una attività fisiologica più intensa rispetto al resto della corteccia; la seconda si verifica durante il sonno ed è caratterizzata al contrario da una attività neuronale meno frequente.

Il processo creativo si instaura quando vengono create delle relazioni tra la corteccia prefrontale (la parte del cervello più moderna e sviluppata dell'uomo) e il resto del cervello, ossia tra iperfrontalità e ipofrontalità. In particolare, il vagabondaggio è il prodotto di una attività spontanea all'interno di estese aree corticali. Si tratta di un momento in cui i lobi frontali sono in uno stato di inattività globale (come durante il sonno) oppure sono inattivi rispetto al compito in corso di svolgimento. Ma affinché il vagabondaggio mentale riesca, esso deve essere preceduto da uno stato di iperfrontalità, cioè quel processo che si instaura quando abbiamo continuamente studiato e approfondito un campo del sapere. Tradotto pedagogicamente: bisogna diventare bravi in un campo del sapere affinché si possano avere delle idee veramente creative.

Bisognerebbe diffondere a scuola la conoscenza dell'esistenza di questi modi di procedere del nostro pensiero per permettere ai giovani di avere “più chance” di fronte ai diversi problemi. Ovviamente gli insegnanti non possono trasmettere interamente “l'inafferrabile scintilla creativa” (Goldeberg, 2018), poiché essa non è il frutto di un lavoro conscio e intenzionale, ma possono semmai favorire, tramite gli opportuni strumenti, le condizioni che ne rendono possibile la realizzazione. Nel processo creativo c'è sempre un momento tra la sensazione di essere “a un passo” dalla soluzione e la “consapevolezza di conoscerla”. Ecco allora, che gli insegnanti devo permettere a ogni alunno di creare “una rete interconnessa tra campi del sapere” e la sensazione “di essere ad un passo per potercela fare”.

Sull'importanza cruciale che ha la creatività intesa come la capacità di “connettere elementi tratti da settori molto distanti”, per citare Henrì Poincare, si sono espresse diverse personalità, le cui opinioni sono degne di nota non perché esse si dedicassero alla ricerca della creatività, ma in quanto creative che eccellevano nei diversi campi del sapere. Per esempio: Netwon scoprì la legge della gravità per caso, grazie alla mela che gli cadde sulla testa durante una fase di ipofrontalità (mentre dormiva); ma non fu un caso che sia stato lui e non qualcun altro a formularla, poiché aveva dedicato tantissime ore della sua vita allo studio della fisica.

Riferimenti bibliografici

(1) Report di Chiara Grecchi, Paola Iannello, Anna Mottini,Imparare facendo, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Dipartimento di psicologia; www.unicatt.it