Dire, fare, insegnare
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La "settimana della pace": un percorso metodologico

Lucia Cariglia, Dirigente dell’Istituto Comprensivo “Manzoni-Ungaretti” di Bolano (SP) e Sandra Volorio, docente referente dell’Educazione civica, propongono un percorso di educazione alla pace, nato come risposta alle domande e alle paure dei loro studenti di fronte ai vari conflitti internazionali.

Metodologie 
05 settembre 2022 di: Sandra Volorio, Lucia Cariglia
copertina

Quale significato e valore assume oggi la pace? Come si possono coinvolgere studenti e famiglie senza cadere nella tentazione di facili semplificazioni o ancor peggio nella retorica? A queste domande abbiamo cercato di rispondere sia come Dirigente scolastico sia come corpo docente dell’Istituto Comprensivo “Manzoni-Ungaretti” di Bolano. Educare alla pace è infatti uno degli obiettivi che la scuola, come agenzia educativa e luogo di incontro di molteplici culture, si pone da sempre. L’esperienza della guerra in Ucraina, alle porte dell’Europa, ha portato però alla necessità di ripensare e rimodulare le nostre azioni educative.

Il Dirigente scolastico in particolare, nel suo ruolo di guida e garante delle opportunità formative, si trova oggi ad assumere sempre più compiti che rivestono dimensioni pedagogiche e culturali quanto mai fondamentali. Insieme al suo corpo docente, egli può “leggere” e “accogliere” il presente quale occasione per rendere la propria scuola sempre più inclusiva e capace di dare risposte a un mondo in continuo cambiamento.

Alla luce di questa considerazione, il Dirigente ha il dovere di non lasciare che tematiche di cittadinanza importanti, come la pace, siano trattate dai docenti sulla base soltanto della sensibilità o della preparazione individuale. Deve invece farsi portavoce, pur nel rispetto della libertà di insegnamento, della necessità di progettare un percorso verticale comune a tutto l'Istituto che, partendo da un bisogno formativo condiviso, sviluppi finalità e obiettivi educativi e didattici comuni, articolati in modo diversificato a seconda degli ordini e delle leve scolastiche.

È ormai sempre più evidente quanto il sapere frazionato nelle singole discipline sia inadeguato a dare risposte a problemi multidimensionali e perda la forza di contestualizzarsi nella realtà, mentre proprio l’educazione alla pace necessita di essere percepita nella sua globalità per poter essere efficace e per non determinare l’indebolimento del senso di responsabilità individuale e collettiva, con conseguente perdita del sentirsi parte di una comunità.

Inoltre, perché sia un’esperienza educativa di valore, l’educazione alla pace non deve essere concepita come episodica ma deve essere una formazione continua. Quando accadono avvenimenti importanti e imprevisti, come quello di una guerra, la prima tentazione consiste infatti nell’inserire il nuovo tema nell’offerta formativa già in essere, come qualcosa di “aggiunto” e che, una volta affrontato, si può relegare a esperienza didattica di approfondimento conclusa. Tuttavia non è questo che, secondo noi, la scuola deve fare.

La “settimana della pace”

Partendo proprio da queste considerazioni, è nata la nostra idea di istituire una “settimana della pace”, da realizzare ogni anno come evento ricorrente, a cui i ragazzi possano partecipare attivamente presentando il frutto delle loro riflessioni e del loro lavoro.

Creare una “settimana della pace” non significa però limitarsi a un unico momento dell’anno in cui svolgere, in maniera più o meno ripetitiva, sempre le stesse attività, ma vuol dire arricchire l’esperienza di nuovi significati ogni anno diversi, a seconda delle esigenze che nascono dalla scuola e dalla società stessa. Perché educare alla pace non consiste solo nel ripudiare la guerra, ma vuol dire affrontare i temi dell’inclusione, della resilienza, della comunicazione non violenta, della sostenibilità, del disarmo nucleare, della giustizia in senso lato.

In questa progettualità il ruolo del docente diventa quindi fondamentale, e per questo è necessario che si formi non solo sui contenuti dei temi affrontati, ma anche sugli strumenti e i metodi più adatti a sviluppare le competenze socio-relazionali degli studenti, indispensabili quando si parla di costruire la pace. Metodologie di tipo partecipativo, collaborativo e inclusivo, in cui l’argomentazione, la cooperazione e le life skills siano la base dell’apprendimento, risultano vincenti.

Anche il ruolo dello studente richiede attenzione. Quest’ultimo deve sentirsi parte attiva tramite un lavoro di riflessione collettiva e nello stesso tempo individuale, in cui deve poter“vivere la pace” a partire dal proprio vissuto quotidiano e in modo che essa diventi una scelta di vita consapevole. Infine il territorio e le famiglie devono essere coinvolti e sentirsi parte di una sinergia, perché educare alla pace non può rimanere un compito circoscritto solo all’ambito scolastico, ma deve diventare un impegno della collettività intera.

Alla luce di queste scelte metodologiche la nostra scuola, durante la “settimana della pace” vissuta nel mese di marzo (quando purtroppo il conflitto era ormai in corso in Ucraina), ha sentito l’esigenza, di riunire gli attori principali del suo territorio e di condividere con essi riflessioni, emozioni e speranze, dando luogo a flash mob e a una rappresentazione polifonica che ha messo al centro gli alunni dei tre ordini di scuola.



Si è quindi creata una vera e propria staffetta con le varie agenzie del territorio: Sindaco, assessori, rappresentanze dei genitori delle diverse classi, esponenti delle varie associazioni (in particolare del terzo settore). Ognuno ha portato il proprio contributo, la propria riflessione, ha condiviso emozioni e soprattutto ha ascoltato la voce dei ragazzi che si sono impegnati durante questa settimana, esprimendosi attraverso canzoni, poesie, drammatizzazioni, ricorrendo a testi poetici italiani e stranieri. Tutti si sono emozionati e soprattutto hanno saputo emozionare.

Per un coinvolgimento ancora più forte con il territorio, è nata anche l’iniziativa di allestire una bandiera della pace itinerante, alla cui realizzazione hanno contribuito le scuole del territorio limitrofo. Ogni istituto comprensivo ha colorato una fascia che compone la bandiera, riuscendo a dar vita a una rete non solo simbolica ma reale, in cui far convergere valori condivisi di grande importanza e attualità. Scuola e territoriosono diventati veramenteun tutt’uno coeso assumendo il ruolo di comunità educanti.

Purtroppo l’emergenza Covid 19 ci ha costretto a limitare fortemente la presenza del pubblico ma, nonostante ciò, forte è stata la condivisione di sentimenti ed emozioni percepiti in maniera vivida: in questi ultimi anni mai un conflitto era stato sentito così vicino. Conseguentemente è emersa la consapevolezza di dover continuare a difendere tutti i giorni i valori della pace: proprio sull’affermazione di questi valori i nostri ragazzi si sono impegnati e hanno reso questa esperienza unica e originale.