Dire, fare, insegnare
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Le nuove generazioni non amano la poesia?

Paola Grande condivide la sua esperienza e le sue riflessioni su come risvegliare l’amore e l’interesse di ragazze e ragazzi delle superiori per la poesia.

Metodologie  Secondaria 
14 novembre di: Paola Grande
copertina

Da quando insegno, ogni volta che propongo in classe qualsivoglia poeta, la risposta tipica è che “questi poeti erano tutti depressi”. Non riuscivo a spiegarmi come qualcosa di tanto prezioso destasse completo distacco, quasi nichilismo, nelle giovani menti a cui lo proponevo con entusiasmo e commozione. La riflessione mi ha portato a formulare un’ipotesi.

La generazione attuale di studenti e sudentesse di Scuola secondaria di secondo grado è la prima a essere nata e cresciuta completamente avvolta dalla tecnologia, e credo sia in dubbio un aspetto, forse il più silenzioso e per questo più distruttivo di tutti: il potere anestetizzante dei social media, la capacità dello scrolling di fermare la mente, arrestare il flusso dei pensieri e, quindi, delle ansie e delle paure. Questo non comporta forse la disabitudine al dolore e l’incapacità di attraversarlo?

La poesia, infatti, è totale immersione nella sofferenza profonda dell’essere umano, scoperta delle verità nascoste e controverse, consapevolezza del limite e delle contraddizioni dell’esistenza. In sostanza, è dolore.

La generazione che si sta formando tramite reel e TikTok rifiuta categoricamente questo tipo di stoica accettazione e di ostinazione vitale che si contrappone alla certezza della fine di tutte le cose. Preferisce – inconsciamente e, ancora, involontariamente – mettere da parte il reale e rifugiarsi nell’ideale rappresentato dal virtuale.

È però quello che i poeti stessi hanno sempre fatto: trascendere l’immanente attraverso l’esperienza immaginifica della poesia. Dove sta quindi la differenza? Nella modalità di evasione.

Il meccanismo del virtuale

I social tagliano il contatto con il mondo esterno portando a una forma di isolamento assoluto e passivo. La poesia, invece, costringe il poeta a calarsi personalmente nella delusione della realtà prima di poter provare giovamento nella fuga onirica. Il risultato è che il poeta soffre e matura il suo pensiero e la sua coscienza nel dolore che è, però, anche crescita, evoluzione, progresso, spinta vitale. La tecnologia per come viene fruita oggi, al contrario, è un movimento fittizio, un’illusione di inarrestabilità che si concretizza in nichilismo, apatia, immobilismo morale, culturale e sociale.

Non possiamo e non vogliamo rinunciare alla trasmissione dell’eredità poetica della letteratura nostra e altrui, e sappiamo che l’insegnamento, per essere funzionale all’apprendimento, deve necessariamente essere orientato e misurato rispetto alla platea a cui si rivolge. In che modo, quindi, oggi, un insegnante di letteratura può proporre con successo la poesia in classe?

Proposte concrete

Ho riscontrato maggiore attenzione negli studenti quando, nel presentare loro un nuovo autore, lo raccontavo come qualcuno con cui potersi prendere una certa confidenza. Di solito la prima pagina dei manuali e la lezione introduttiva sono dedicate alla biografia del poeta, partendo dal presupposto che sia la dimensione privata a dare poi accesso a quella artistica. Infatti solo imparando a conoscere l’autore come una persona si riesce a entrare nel suo io poetico. Il momento in cui si racconta la vita dei poeti deve essere estremamente curato dall’insegnante perché, un po’ come accade nei contenuti digitali, i primi secondi di una storia sono determinanti per catturare l’attenzione. Se riesco a non fargli skippare la mia proposta, l’avrò conquistato per sempre.

È fondamentale quindi creare uno spazio di conoscenza e connessione tra autore e studenti per trasmettere loro che l’essere umano di ogni epoca e di ogni luogo vive esattamente le stesse crisi e fragilità. Il poeta è testimone di controversie e criticità universali, valide nel suo e in ogni altro tempo, anche nel nostro.

Parlare con gli autori

Questo è il punto: accorciare le distanze tra lui e noi, evidenziare la sua personalità prima di ogni altra peculiarità stilistica, raccontare il contesto in cui viveva, la sua quotidianità, le sue passioni e le sue debolezze, che è ciò che si cela dietro i suoi testi.

Così Dante sarà un giovane innamorato e impacciato, che al solo sguardo di Beatrice perde la parola;Ariosto un orfano di padre costretto a fare un lavoro che non gli piace e che trova nella letteratura la sua fuga; Pascoli un adulto che si aggrappa al suo fanciullino, la sua mappa interiore per non perdersi nel mondo fuori; Ungaretti, Svevo, Pirandello, intellettuali in un mondo che sta cambiando rapidamente e la cui parola, oggi, risuona quasi profetica rispetto al disorientamento dell’individuo moderno.

Insomma, bisogna spogliare questi nomi della loro altisonanza, rivelare il non-detto della loro sfera privata che subito li ridimensiona a essere umani vivi e reali invece che statuine ancorate allo scrittoio e ricurve sul foglio bianco. Alcuni autori possono anche parlarci direttamente: sul web è facile trovate video interviste di intellettuali del Novecento come Calvino e Montale. Così questi nomi hanno subito un volto e una voce reali.

Alle origini della poesia: la musica

Va poi ricordato che la poesia è la versione primordiale della canzone, e infatti i greci recitavano i versi accompagnandoli con la lira. Dato che la musica è un linguaggio che i ragazzi comprendono e apprezzano a pieno ho fatto un esperimento.

Basandomi proprio su questa analogia ho chiesto a un alunno, avvezzo alla scrittura di pezzi trap, di rappare il Trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo De’ Medici come fosse un brano di oggi. Esperimento riuscito! abbiamo approcciato un testo poetico del XVsecolo in una chiave inaspettata e divertente, e solo dopo l’abbiamo approfondito e indagato in sensopiù tradizionale.

La stessa poesia che avrebbe probabilmente suscitato rifiuto o indifferenza, presentata in una veste più congeniale alla classe ha intercettato un codice a loro noto. Non è sempre necessario accantonare le metodologie classiche per avere una risposta positiva della classe, ma i contesti possono essere tanti e diversi, e richiedere maggiore creatività del docente perché lo stesso materiale venga accolto di buon grado.

Fame di autenticità

Nella prima fase di conoscenza di un autore possono essere di aiuto anche opere dai toni più intimi come le lettere, oppure la presentazione di ritratti o fotografie che danno un quadro iconografico nel quale inserirlo ,il racconto di aneddoti di vita come amicizie, amori, affetti familiari. Sono aspetti che contribuiscono a creare immediatamente affinità e confronto.

Questa modalità di approccio risponde alla tendenza contemporanea di rintracciare il confine tra real e fake, una necessità sentita da un’epoca, la nostra, abituata a una realtà che viene filtrata dallo schermo e restituita in una versione potenziata, spesso alterata tanto da far dubitare della sua autenticità.

Per questo vogliamo sapere chi c’è dietro l’influencer che mostra una vita perfetta o dietro l’attore che ha interpretato un personaggio iconico. Vogliamo andare oltre la maschera, e conoscere l’essere umano.

L’adolescente di oggi ha quindi bisogno di sapere che sotto il costume di scena c’è qualcuno in cui può rispecchiarsi, che ha le sue stesse paure, e la cui vita, a volte, è pure noiosa o insulsa o complicata.

La poesia è in questo senso uno scrigno dal valore inesauribile perché i poeti vivono più il disagio che il benessere, la frustrazione più che l’appagamento, l’incompiutezza più che l’integrità: e in cosa può riconoscersi la gioventù se non nella mancanza e nel turbamento?