Intermezzi di attività fisica durante le ore di lezione per promuovere il movimento e accrescere il benessere di bambini e ragazzi.
Metodologie Le pause attive rientrano tra gli interventi proposti dal Ministero della Salute per promuovere il movimento e avvicinare bambini e ragazzi all’attività fisica. Si tratta di brevi attività fisiche della durata di 5-10 minutiche si possono intervallare alla didattica frontale: si tratta infatti di sessioni di semplici esercizi che gli insegnanti possono gestire e svolgere insieme agli studenti durante l’orario scolastico.
Studi scientifici condotti in Irlanda e Australia dimostrano come le pause attive, o active breaks, aiutano a contrastare la sedentarietà e permettere ad alunni e alunne di raggiungere i 60 minuti di attività fisica giornaliera, vale a dire la quota minima raccomandata per la fascia d’età 5-17 anni. I benefici sono molteplici dal punto di vista fisico, sociale, emotivo e cognitivo, ma anche sul fronte del comportamento in classe e delle funzioni cognitive, perché agisce in modo positivo sull’attenzione e la concentrazione.
La proposta di portare nelle scuole italiane le pause attive nasce da un progetto di ricerca dei Dipartimenti di Scienze Biomediche e Neuromotorie e di Scienze per la Qualità della Vita dell’Università di Bologna, in collaborazione con l’Azienda USL. I ricercatori hanno valutato l’efficacia dell’introduzione di queste pause, 10 minuti 3 volte al giorno alla primaria e 5 minuti almeno 3 volte al giorno nella secondaria, sui livelli di attività fisica e sulla qualità della vita degli allievi.
Il progetto prevede una fase di formazione per i docenti (con un corso di 4 ore), la compilazione di questionari sul comportamento in classe prima e dopo le pause attive alla fine dell’anno per valutare l’efficacia e la sostenibilità del progetto. Si può approfondire anche con il volume Pronti? Facciamo una pausa! Migliorare gli apprendimenti a scuola con le Pause Attive di Raffaela Mulato e Stephan Riegger (Edizioni La Meridiana), che rappresenta l’esperienza italiana più consolidata sul tema.
Le pause attive si possono svolgere non solo all’interno della classe ma anche all’esterno, in cortile o in giardino se presenti, o in altri spazi scolastici come il corridoio o la palestra. Secondo le teorie neuroscientifiche sull’embodied cognition le pause attive possono trasformarsi in una strategia per imparare attraverso il movimento o per trasmettere contenuti didattici in modo divertente: per questo devono essere gestite dall’insegnante adeguandosi alle sue esigenze e allo stato psico-fisico degli studenti.
L’insegnante può infatti cogliere alcuni segnali come la postura degli studenti: quando bambini e ragazzi assumono posizioni rilassata, si distraggono e si abbandonano sui banchi, può essere il momento opportuno per una pausa attiva. Le pause possono essere inserite in qualsiasi momento della giornata scolastica per spezzare la lezione e permettere a bambini e ragazzi di ricaricarsi di energie e concentrazione.
Esistono varie pause attive.
Gli alunni e le alunne possono essere coinvolti nella gestione delle pause attive, anche invitandoli a proporre nuove modalità. Le pause hanno durata e svolgimento diverso in base alla scuola.
Le pause per la scuola primaria devono avere una durata di 10 minuti divisi in 2 minuti di riscaldamento, 5 minuti di attivazione e 3 minuti di defaticamento per concentrarsi.
Per la scuola secondaria le pause devono durare invece 5 minuti divisi in 2 minuti di riscaldamento, 2 minuti di attivazione e 1 minuto di defaticamento per permettere a ragazzi e ragazze di concentrarsi.