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Le rubriche per la valutazione educativa. Il webinar di Cristiano Corsini

È andato in onda la scorsa settimana l’ultimo appuntamento prima di Natale dei webinar di Gruppo Editoriale La Scuola SEI in collaborazione con Dire, fare, insegnare.

Verifiche e valutazioni 
21 dicembre 2020 di: Redazione
copertina

La videolezione di Cristiano Corsini si è concentrata sul tema delle rubriche di valutazione educativa, uno strumento utile e preciso per una valutazione a sostegno dell’apprendimento.

Innanzitutto si è chiarito quali siano gli apporti di una rubrica valutativa e ci si è concentrati sul funzionamento di tale rubrica. Una rubrica valutativa infatti è uno strumento per chiarire le aspettative precise rispetto a una prestazione e il modo in cui raggiungere determinati obiettivi; essa definisce le competenze attraverso criteri di valutazione chiari e si basa su una definizione di competenza incentrata su dimensioni e livelli di padronanza. È utile poiché descrive fino a che livello il discente sa di saper fare alcune cose, ed è essenziale nella valutazione in quanto esplicita i nostri obiettivi e criteri e aiuta docenti e discenti nel processo di apprendimento. La valutazione educativa si configura di fatto come un giudizio di valore basato sulla distanza tra la realtà - il punto di partenza dello studente - e le nostre aspettative - punto di “arrivo” dell’apprendimento - e serve proprio alla riduzione di tale distanza. Una valutazione è effettivamente educativa se trasforma la realtà in cui opera e riduce la suddetta distanza.

Le rubriche contribuiscono a rendere più equa la valutazione perché sono esplicite sui criteri e quindi intervengono sulla misurazione di tale distanza e la verifica del punto in cui si trova lo studente all’interno del percorso; inoltre esse consentono al docente di capire dove si trova rispetto ai propri obiettivi. Oltre a ciò le rubriche tendono a essere progressive e permettono di osservare positivamente i traguardi quotidiani e intermedi. La rubrica valutativa infine chiarisce le dimensioni delle competenze emerse e sommerse e, declinando in termini positivi i livelli di competenza, può sostenere la progettazione educativa.

La rubrica si rivela centrale anche perché la valutazione è spesso un processo iniquo. Come evidenzia uno studio di Piéron del secolo scorso, lo stesso elaborato può essere valutato in modo completamente diverso da docenti diversi, e questo avviene tanto nelle materie umanistiche quanto in quelle scientifiche. Ciò accade poiché le differenze nella valutazione rispecchiano la scala delle priorità del soggetto che valuta, in altre parole: docenti diversi danno peso ad aspetti diversi. Esiste una classificazione dei diversi tipi di “distorsione” della valutazione, le quali comunque possono essere disinnescate proprio attraverso l’uso della rubrica. Fra questi numerosi fattori annoveriamo: l’incidenza di elementi non pertinenti alla singola prestazione; il giudizio dei colleghi; la modificazione della didattica stessa in funzione della valutazione, come avviene per esempio con le prove INVALSI; la distribuzione forzata degli studenti, che vengono spesso “classificati” secondo una distribuzione gaussiana che non ha pertinenza con l’apprendimento; il peso dei giudizi precedenti e la fissità valutativa dei docenti, che faticano a cambiare le valutazioni precedenti; o infine le aspettative dei docenti stessi.

Una valutazione dunque non deve essere una semplice classificazione dei discenti, ed è per questo che si individuano diverse fasi del processo valutativo. Il primo è la scelta di obiettivi e criteri che possono essere esplicitati con una rubrica. Il secondo è l’accertamento, che rileva la distanza fra obiettivi e realtà e richiede analogamente parametri definiti. Il terzo è il giudizio dato sulla distanza accertata ed è funzionale alla riduzione di tale distanza; per questa ragione è fondamentale che il giudizio sia declinato in termini positivi. Se la valutazione corrisponde a un giudizio di valore dunque, è chiaro che non potrà mai essere completamente oggettiva, tuttavia “soggettività” non significa necessariamente “arbitrio” ed è in questo aspetto che entra in gioco la rubrica. Esplicitare e condividere i criteri, gli obiettivi e le finalità della valutazione la rende, infatti, uno strumento di apprendimento e non soltanto un giudizio, pertanto il ruolo della rubrica è proprio quello di illustrare aspetti impliciti e non chiari.

In seconda battuta la valutazione prevede la misurazione della distanza fra il livello di partenza e quello dell’obiettivo, la quale deve essere rigorosa, tempestiva e criteriale; in tal caso le rubriche sono utili anche perché motivano i giudizi espressi. A questo proposito è significativa anche al scelta della tipologia di prova di verifica, che può essere “a norma”, ossia offrire un confronto con le prestazioni di un gruppo di riferimento, oppure “a criterio”, ossia rivolta alla verifica del livello delle competenze. Infine la valutazione si configura come educativa se riesce a ridurre la distanza che è stata riscontrata, essa dev’essere orientata al futuro e fornire indizi su come migliorare. Alcune pratiche come l’autovalutazione e la valutazione fra pari sono particolarmente efficaci in tal senso.

La rubrica dunque consente di offrire giudizi accurati e adeguati, chiari e informativi, e di conseguenza utili al processo di apprendimento. Le valutazioni non educative spesso non usano rubriche valutative o le strutturano male. Tali valutazioni usano l’errore come uno strumento di penalizzazione e non incentivano la collaborazione; sono spesso incentrate sul confronto in negativo con la prestazione altrui e organizzate e gestite dall’alto, senza considerare il discente. Al contrario le valutazioni educative cercano di sfruttare l’errore come un’occasione di apprendimento; incoraggiano la collaborazione e si concentrano sui progressi, ma soprattutto responsabilizzano i discenti. Problematiche diverse riguardano invece la valutazione a distanza, che presenta aspetti singolari. In questo caso si evidenziano altre criticità come lo squilibrio delle opportunità di accesso (tecniche  e familiari); l’impossibilità di supervisionare il processo produttivo di elaborati o il processo di apprendimento; il ruolo delle famiglie che spesso si rifanno a modelli valutativi non educativi e possono quindi costituire un ostacolo inconsapevole. A questo proposito può essere molto efficace coinvolgere i discenti in compiti di realtà altamente motivanti, istituire un dialogo con le famiglie e avvalersi delle rubriche come strumento essenziale di condivisione.

Ma in cosa consiste precisamente e come si realizza una rubrica valutativa? Secondo la definizione di Comoglio: “La rubrica valutativa è uno strumento per identificare e chiarire le aspettative specifiche relative ad una prestazione e indica come sono stati raggiunti gli obiettivi prestabiliti”. Tali rubriche sono sempre accompagnate da indicatori e descrittori che servono a illustrare i livelli che si stanno sviluppando e sono strumenti utili sia per chi apprende sia per chi insegna e valuta. Una rubrica ben costruita tende sempre a esplicitare dimensioni e livelli. Le dimensioni corrispondono ai processi cognitivi e non che entrano in gioco nell’apprendimento. I livelli invece sono declinazioni positive del grado di padronanza dell’argomento che indicano ciò che c’è e non ciò che manca. Sono definiti dal grado di rielaborazione, di complessità e di autonomia. Per ogni dimensione dell’apprendimento dunque ci sono numerosi livelli di padronanza.

Per costruire una buona rubrica valutativa è necessario tener conto di tali dimensioni e livelli, ma soprattutto attenersi a una struttura solida e chiare. Innanzitutto è fondamentale identificare un traguardo di competenza, per poi richiamare alla mente esempi concreti di discenti competenti e meno competenti in relazione a quel traguardo; in seguito è utile evidenziare gli aspetti che consentono di definirli più o meno competenti e integrare tali aspetti nelle diverse dimensioni di quella specifica competenza; infine è necessario proporre indicatori del livello in rapporto a ciascuna dimensione, facendo leva su alcuni parametri. Durante il processo di progettazione e costruzione della rubrica ci si deve chiedere se manchino dimensioni rilevanti per la competenza da testare e assicurarsi che emerga la progressione fra un livello di padronanza e il successivo. La rubrica inoltre non serve solo a valutare, bensì trasforma il modo di insegnare e di apprendere delle classi. Le rubriche possono essere generali, non riferite a un particolare compito bensì utili per orientare la valutazione e le strategie di apprendimento, ma anche di prestazione, riferite alle singole prove di accertamento. Nelle rubriche generali sono centrali gli indicatori, in quelle di prestazione sono centrali i descrittori, che forniscono una prospettiva analitica sul lavoro svolto. 

Sono reperibili alcuni testi molto utili per la creazione di rubriche, come il testo di Castoldi del 2016, in esso si trovano numerosi esempi per la costruzione dei criteri valutativi. Per creare dei buoni criteri, infatti, è importante raccogliere esempi di prestazioni dei propri studenti riferibili a diversi livelli di padronanza e confrontarsi con i colleghi, precisando perché siano significativi e quali aspetti riguardano. È necessario anche classificare gli esempi in gruppi di livello e interrogarsi sulle dimensioni e i criteri sottesi a tale classificazione. I criteri vanno poi pesati, per determinare il modo in cui incidono sul giudizio globale e calibrarli di conseguenza, e declinati, ossia esplicitati in evidenze osservabili con parametri misurabili. Oltre a questo è necessario descrivere le caratteristiche di ciascun criterio in rapporto ai livelli in cui si articola ed esemplificare i criteri, fornendo prestazioni di riferimento, esempi appunto, validi per chi insegna e chi apprende.

In conclusione le rubriche generali, che individuano le dimensioni, e quelle di prestazione, che individuano i descrittori, sono strumenti complementari per costruire una valutazione davvero educativa per i discenti. Per far questo è fondamentale anche uscire dall’autoreferenzialità dell’insegnamento e del processo valutativo e confrontarsi con colleghe e colleghi, ma anche sollecitare una partecipazione attiva di studentesse e studenti nel processo valutativo.

Criteri, dimensioni e indicatori vanno condivisi con tutti i partecipanti alle dinamiche di apprendimento: colleghe e colleghi, studentesse e studenti e le loro famiglie, per un processo di apprendimento, partecipato, condiviso e soprattutto efficace





In allegato al presente articolo i materiali didattici del corso.