Dire, fare, insegnare
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Lingue classiche e DSA: il mio modo di "fare Latino"

Come si può aiutare gli studenti con DSA nell'apprendimento delle lingue classiche? Grazie a un approccio graduale, che aiuta i ragazzi ad affrontare i testi passo dopo passo.

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18 novembre 2019 di: Jessica Bortuzzo
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Dopo l’approvazione e l’entrata in vigore della legge 170 riguardante i disturbi specifici di apprendimento, sempre più frequente è stata la discussione a proposito delle lingue classiche, perché sono discipline che per molto tempo non sono state considerate adeguate ai ragazzi con DSA.

Nel 2016, dopo alcune esperienze nella scuola secondaria di secondo grado, ho deciso di approfondire la mia conoscenza delle strategie didattiche legate al Latino, al fine di migliorare la qualità delle lezioni in classe e la conseguente risposta di tutti gli studenti e non solo di quelli più fragili.

La metodologia che sto usando deriva in parte dallo studio delle ricerche di Rossella Iovino e in parte da esperienze personali, derivanti sia dalle supplenze che dai molti tutoraggi svolti.

Durante queste lezioni private, in cui il rapporto di studenti è molto basso – si parla di 1:1 o 1:2, massimo 1:3 – mi sono resa conto che il problema principale era la memorizzazione delle regole grammaticali latine, delle desinenze e della coniugazione dei verbi e la loro resa in Italiano.

Prima di affrontare un testo, quindi, fornisco allo studente gli strumenti base per poterlo gestire, ossia: 

  • una tabella delle declinazioni personalizzata che mette in luce quali desinenze ricorrono e come cambiano;
  • una tabella verbale, sempre con in evidenza le parti che rimangono uguali in ogni verbo;
  • una scheda con le principali congiunzioni e preposizioni.

Approfondisco quindi spiegando che la maggior parte dei complementi presenta ablativo accusativo, così da orientare meglio la traduzione e facilitare l’apprendimento mnemonico delle regole grammaticali.

Il passaggio successivo è quello di affrontare gradualmente testi di difficoltà diversa. Ho creato perciò un vademecum che lo studente possa seguire puntualmente:

  1. Leggere la versione due volte, la prima senza appuntare nulla sul testo, la seconda scrivendo due // alla fine di ogni frase e una / in presenza di un punto e virgola o dei due punti;
  2. In una terza lettura, ormai più sicura e consapevole, si procederà sottolineando i verbi.

Quando questi passaggi vengono acquisiti, la difficoltà viene aumentata creando una legenda che vada a individuare altre parti del discorsopreposizioni – che formano i complementi –, le congiunzioni e gli avverbi

La fase successiva è quella tradizionale di individuazione degli elementi cardine della frase: soggetto, verbo, complemento oggetto. Solo in questo momento lo studente affronta concretamente la traduzione: dopo aver interiorizzato tutti i passaggi, riesce a vedere il testo non come un ostacolo insormontabile ma come una sorta di puzzle del quale sta cercando di ritrovare i singoli pezzi.

I risultati nel tempo mi hanno spinto a continuare a usare questa metodologia, adattandola allo studente che mi trovo di fronte. A volte, infatti, capita di dover potenziare anche le conoscenze grammaticali sull’Italiano, per poter affrontare il testo in un’altra lingua. Nel caso in cui si dovesse procedere con un lavoro di questo tipo, aggiungo come strumento la “ruota dei complementi”, che guida i ragazzi nella ricostruzione della frase.

Questo modo di procedere non è utile solo ai ragazzi con DSA, che devono acquisire un metodo di lavoro in questa materia, ma anche a tutti gli studenti, che riusciranno così a fissare meglio le conoscenze

Oggi si è convinti che fornire una tabella alla classe sia uno sbaglio, un modo per copiare: io personalmente ritengo che rallentando e facendo un passo indietro si riesca a rispettare lo stile di apprendimento di ogni studente, considerandolo il vero centro dell’insegnamento. 

Come insegnante mi chiedo sempre: «Cosa mi aspetto dai miei studenti?» La risposta è che non voglio contenitori di informazioni, ma studenti che vengono motivati ad essere curiosi, che di fronte alla lingua antica sappiano coglierne tutte le sfumature, perché di un testo voglio che non si limitino a tradurlo, ma apprezzino il calore confortante di Seneca, l’amore passionale di Catullo, la profondità filosofica di Lucrezio e la grande capacità comica di Plauto, e sappiano sfruttarle nel mondo reale.

Immagine: © Vinci81/Wikimedia Commons