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M.E.P. Italia: educare i futuri cittadini europei. Intervista con Lucia Tilomelli

In questa intervista con Dire, Fare, Insegnare, la Prof. Tilomelli, referente del progetto M.E.P. presso il Liceo Scientifico A. Roiti di Ferrara ha raccontato in cosa consiste questa iniziativa, che attraverso la simulazione delle attività del Parlamento Europeo vuole sensibilizzare sul tema della cittadinanza europea.

Secondaria  Esperienze di insegnamento 
29 giugno 2022 di: Redazione
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La Prof. Tilomelli, che insieme alla Prof. Elisabetta Bulgarelli, è referente del coordinamento del progetto M.E.P. presso il Liceo Scientifico A. Roiti di Ferrara, ci ha parlato di questa iniziativa rivolta agli studenti della secondaria di secondo grado, che attraverso la simulazione delle attività del Parlamento Europeo vuole sensibilizzare i ragazzi sul tema della cittadinanza europea.

  • Che cos’è il progetto M.E.P. e come è nato?

Il progetto M.E.P. è un progetto nazionale che fa capo all’Associazione M.E.P. Italia, nata a Modena nel 1996. Oggi, l’Associazione comprende una rete di scuole in continua espansione che coinvolge molte regioni d’Italia: dall’Emilia Romagna alla Sicilia, dalla Campania al Lazio, dal Veneto alla Toscana. Nella nostra scuola, il Liceo Scientifico A. Roiti di Ferrara, la partecipazione al progetto M.E.P. va avanti da circa diciotto anni e ogni volta la partecipazione è molto sentita

  • In che cosa consistono le attività? Quali sono le modalità di svolgimento?

La sigla M.E.P. significa “Model European Parliament, infatti il progetto vuole essere una vera e propria simulazione del Parlamento Europeo, in tutte le sue fasi. I ragazzi delle classi terze sono chiamati a vestire i panni di delegati parlamentari e a lavorare in gruppi che corrispondono alle commissioni del Parlamento Europeo. Le commissioni si dedicano a dei topic, argomenti che vengono scelti di anno in anno tra le grandi questioni della contemporaneità e che molto spesso coincidono con i temi effettivamente discussi nel Parlamento Europeo: dai trasporti alle telecomunicazioni, dalla scuola all’immigrazione.

Il progetto si articola in una prima sessione di istituto che inizia con i lavori di commissione, durante i quali i ragazzi di quarta e quinta (che hanno precedentemente partecipato al progetto) rivestono il ruolo di chairs e hanno quindi il compito di trasmettere ai “delegati” le conoscenze e le competenze che hanno acquisito a loro volta. La fase di istituto si conclude con una sessione di simulazione del Parlamento Europeo, dove ogni commissione presenta la sua risoluzione che viene quindi discussa: i membri delle altre commissioni possono proporre emendamenti e “criticare” costruttivamente determinati aspetti della risoluzione. C’è quindi un dibattito e una votazione finale.

Alla fase locale, segue poi quella regionale, a cui arrivano una selezione di otto studenti per scuola. La selezione viene fatta dagli stessi chairs attraverso una scheda di valutazione che considera vari aspetti: la disponibilità a lavorare in gruppo, la capacità non solo di ricerca di elaborazione, la qualità degli interventi durante la sessione di simulazione ecc. E’ compresa anche una valutazione da parte dei docenti. Dopo la fase regionale ha luogo la fase nazionale a cui partecipano cinque studenti per scuola, selezionati nella sessione precedente. Infine, ci sono le varie sessioni internazionali.

  • Quali sono gli obiettivi didattici del progetto?

Sicuramene c’è l’obiettivo di sensibilizzare alla cittadinanza europea attiva, quello di far conoscere meglio l’Unione Europea non solo nella sua struttura ma anche nelle opportunità che offre. Poi sono tutta una serie di competenze collaterali e trasversali che questo progetto cerca veramente di potenziare come la capacità di fact checking, di public speaking, la capacità argomentativa ecc… Tutto questo si realizza nella dimensione della peer education che effettivamente funziona.

Infine, è fondamentale l’aspetto della socializzazione, soprattutto nelle fasi successive a quella di istituto: i ragazzi escono dalla loro scuola per lavorare e confrontarsi con altri studenti fino a quel momento sconosciuti. In tutto questo noi docenti vogliamo sottolineare l’aspetto della collaborazione costruttivadisincentivando la competizione che può scattare facilmente quando i ragazzi si trovano a far parte di gruppi diversi.

  • Quali sono i costi e i finanziamenti del progetto?

Ci sono stati alcuni finanziamenti provenienti dall’Europa ma il progetto si sostiene principalmente con il contributo delle scuole, che consiste nel versamento annuale di una quota di iscrizione o di rinnovo dell’iscrizione. Nelle fasi successive a quelle di istituto la gestione dei finanziamenti varia da scuola a scuola. Fino a prima della pandemia, sia nella sessione regionale sia in quella nazionale, i ragazzi venivano ospitati da degli studenti della città ospitante nelle famiglie, e quindi non c’erano costi di vitto e alloggio. Adesso ovviamente vengono invece ospitati in albergo.

  • Queste attività rientrano in orario scolastico, extrascolastico o nelle 33 h di Educazione civica, oppure sono attività extracurricolari?

Si tratta di attività che si svolgono nel pomeriggio, durante la fase dei lavori di commissione (che impegna i ragazzi per alcuni mesi una volta alla settimana), durante l’orario scolastico, per quanto riguarda la simulazione dell’Assemblea plenaria del Parlamento Europeo. Il progetto comprende più o meno 25/30 ore che possono essere incluse nelle ore di PCTO.

  • È capitato in tuti questi anni che dei ragazzi che hanno partecipato al MEP abbiano poi intrapreso carriere diplomatiche o affini?

So per certo che diversi hanno scelto percorsi universitari come Giurisprudenza o Scienze politiche. Inoltre, da quando esiste il PCTO sono moltissimi i ragazzi che decidono di parlare del progetto M.E.P. durante il colloquio orale dell’Esame di Stato.

  • Una scuola interessata al progetto MEP come dovrebbe fare?

Si può innanzitutto inviare una richiesta ufficiale M.E.P. italia, il cui direttivo è composto da ex partecipanti ormai studenti universitari: sul sito ufficiale si possono trovare tutte le informazioni necessarie. In alternativa il proprio istituto può rivolgersi alle altre scuole che fanno parte della rete.