Marco Doninelli, fondatore di Matepensa, spiega com’è nato questo progetto, a chi si rivolge e come si può sfruttare in classe.
Secondaria  Esperienze di insegnamento Marco Doninelli, docente di Matematica e Fisica della scuola secondaria di secondo grado, racconta in questa intervista l'esperienza di Matepensa.
Matepensa è un innovativo canale YouTube che, come suggerisce il gioco di parole, prova a ripensare l’insegnamento della matematica al fine di sviluppare l’attitudine al ragionamento, partendo dalla risoluzione di problemi reali e facendo leva su curiosità, divertimento e intuizione. Infatti come ci ricorda il recente convegno promosso dalla Fondazione “I Lincei per la Scuola” è ormai indispensabile che il processo di apprendimento sia basato sul pensiero critico e sul ragionamento: la scommessa di Matepensa è che tutto questo possa essere fatto in modo visuale, leggero e coinvolgente.
Il visual learning, ovvero l’apprendimento per immagini. Per troppo tempo abbiamo ripetuto ai nostri ragazzi frasi come “immaginate che i valori di questa funzione siano sempre più grandi”, oppure “pensate che questo punto si sposti nel piano”. Non tutti però abbiamo lo stesso tipo di intelligenza, e anzi sono moltissimi gli studenti che, nel proprio approccio all’apprendimento privilegiano il canale visivo-visuale rispetto a quello visivo-verbale. Per questo ho deciso di costruire un nuovo percorso didattico insieme a una disegnatrice professionista, Elena Triolo, per provare a rappresentare – letteralmente! – i principali risultati dell’analisi matematica. Così per esempio la discontinuità di una funzione diventa un’asse di legno mancante all’interno di un ponte tibetano, la gerarchia degli infiniti si trasforma in una gara di velocità tra funzioni e ancora la tangente a una curva diventa la tavola da surf di un matematico rinascimentale.
Sicuramente come strumento per sperimentare quello che in letteratura è definito “insegnamento capovolto”: ogni video ha una durata di circa 10-15 minuti ed è pensato per coprire gli argomenti che si affronterebbero in un’ora di lezione in classe. Il docente può quindi condividere il link sulla pagina virtuale del proprio insegnamento e dedicare l’ora successiva in classe alla revisione collegiale degli apprendimenti e all’esercitazione pratica. Oltre a questo Matepensa offre ai docenti spunti pratici per la costruzione di un proprio percorso concettuale che sviluppi l’attitudine al ragionamento a partire dal problem solving: un’urgenza sottolineata recentemente anche dal premio Nobel Parisi, secondo cui l’insegnamento della Matematica deve fornire agli studenti gli strumenti per capire quello che succede intorno a loro al fine di fare scelte consapevoli.
Vi faccio due esempi: le applicazioni delle derivate in Fisica, e i problemi di ottimizzazione. Si tratta in entrambi i casi di argomenti che rientrano a pieno nell’urgenza didattica di cui vi ho parlato, ma che paradossalmente vengono spesso affrontati velocemente dai docenti. Sono consapevole che uno dei motivi per cui ciò accade è il timore reverenziale che noi docenti percepiamo quando la matematica supera la conoscenza procedurale e va nella direzione delle competenze agite, e proprio per questo ho deciso di dedicare due video per ciascuno di questi argomenti. L’approccio didattico trasversale su cui sono basati, capace di passare continuamente e con chiarezza dalla descrizione algebrica al contesto fisico, può aiutare i docenti a far comprendere la relazione tra legge oraria, velocità, accelerazione e derivate, o la minimizzazione dei volumi, dei costi di produzione o dei tempi di percorrenza. È infatti in contesti come questi che le animazioni – e più in generale l’apprendimento visuale – appaiono fondamentali e illuminanti, capaci di veicolare con immediatezza concetti ostici come la velocità di variazione di una grandezza fisica che cambia nel tempo o la massimizzazione di grandezze geometriche. Insomma, apprendere per immagini è davvero possibile e ha un pregio irrinunciabile: quello di rendere leggera la comprensione della matematica. Ricordando che “leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto”, come scriveva Italo Calvino.