Dire, fare, insegnare
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Mettersi in cammino con Dante: "Tutto è strada per lo studente"

Francesca Fiumara, docente di Lettere nella scuola secondaria di primo grado, illustra la sua proposta didattica per riproporre con uno sguardo attualizzante la "Divina commedia".  

Metodologie  Secondaria 
27 settembre di: Francesca Fiumara
copertina

Leggere e comprendere la Divina commedia a dodici o tredici anni è complicato e richiede strumenti che le studentesse e gli studenti non sempre possiedono. La docente ha quindi immaginato metodologie alternative, con l’obiettivo di rendere le allieve e gli allievi sempre più protagonisti della propria formazione. L’attualizzazione dell’opera dantesca ha infine permesso di affrontare tematiche urgenti di educazione civica come la realtà del carcere, nell’ottica di identificare i diritti e formare alla partecipazione.

Nella classe seconda della Scuola secondaria di primo grado si introduce, solitamente, lo studio della letteratura: in questo caso l’insegnante ha preferito trattare la disciplina per moduli tematici, piuttosto che proporla come storia della letteratura. Dunque è stato definito come file rouge, da dipanare nel corso dell’anno, la tematica dell’amore: l’amore per Dio, l’amore per la donna come ostacolo per la religione, l’amore per la donna come forma di avvicinamento a Dio, l’amore terreno, l’amore come desiderio. La classe ha “incontrato” Dante in questo percorso e ha avuto modo di avvicinarsi alla sua opera.

Un lavoro pratico in classe

Già dall’inizio dell’anno l’aula è stata trasformata in un “ufficio anagrafe”: le studentesse e gli studenti hanno preparato la carta d’identità letteraria di San Francesco, di Petrarca, e infine di Dante. Queste carte, posizionate nei giusti secoli su una linea del tempo lungo le pareti, hanno permesso di sviluppare una dimensione diacronica.

L’insegnante ha introdotto Dante, la sua poetica e le sue opere, con un focus sulla Divina commedia, ponendo l’accento sul titolo, sul racconto del viaggio, sulla struttura dell’Universo dantesco (facendo un confronto tra la geografia dantesca e quella attuale) e sulla forma linguistica.

A partire dall’opera letteraria e con la guida della docente, le alunne e gli alunni hanno riflettuto sul concetto di “peccato” (si è aperto, inoltre, un interessante confronto tra le religioni praticate nella classe) e hanno provato, con la tecnica dell’immedesimazione, a elaborare i loro comportamenti negativi. È stato così realizzato un plastico dell’inferno con i “peccati” della classe, strutturato in gironi, in base alla gravità della colpa. Per la realizzazione del manufatto l’insegnante ha diviso la classe in gruppi (gruppo coordinamento e gestione materiali; gruppo scrittura; gruppo disegno), assecondando le abilità e gli stili di apprendimento di ognuno, e ha previsto una collaborazione con il professore di Arte e immagine per svolgere l’attività in laboratorio.



Analisi, laboratorio e messa in scena

Si è proceduto, quindi, con l’analisi collaborativa della Divina commedia, per la lettura e la comprensione di canti selezionati (Inferno I – III – V – XXVI; Purgatorio XXX).

Le studentesse e gli studenti hanno riflettuto sulla forma linguistica delle terzine lette: con l’utilizzo di colori hanno evidenziato le parole chiave del canto, le figure retoriche, alcuni vocaboli scomparsi nell’italiano odierno e hanno riportato sul quaderno il riassunto.

Strutturando un laboratorio di scrittura creativa, la classe, divisa in gruppi di lavoro omogenei, ha scritto il copione della Divina commedia, elaborando una sceneggiatura divisa in cinque atti (quanti i canti analizzati), ricorrendo a un linguaggio contemporaneo e accessibile. Quindi l’opera è stata messa in scena: la docente ha assegnato i ruoli, le alunne e gli alunni hanno realizzato maschere per identificare i personaggi, e hanno girato e montato un video.

Riflettere sull’attualità

Concluso il modulo letterario, l’insegnante ha proposto la lettura della Divina commedia in una prospettiva giuridica attuale: si è passati dal reato al peccato, dalla punizione alla pena, riflettendo sugli interventi punitivi per la persona che ha infranto la legge e sulle misure preventive – riabilitative fondamentali nella giustizia penale.

La docente ha fatto ricorso a domande guida per introdurre il tema di educazione civica sulla realtà del carcere, inteso come luogo fisico e mentale; ecco alcune delle domande: Perché Dante ha scritto la Divina Commedia?; Dante scrive un’opera sulla giustizia: di che tipo di giustizia parla Dante?; Dante credeva in una pena certa e proporzionata per i colpevoli: è questa l’unica via per punire un comportamento scorretto?

Per trattare in modo adeguato l’argomento si è fatto ricorso a materiale vario: è stato letto e commentato l’art. 27 della Costituzione; sono stati letti articoli di giornale selezionati e interpretati; è stata proposta la visione della serie Keep it TrillStorie di ragazzi nelle carceri per minorenni, un progetto di Antigone, con protagonista il rapper Kento, che racconta le carceri minorili attraverso le storie dei ragazzi che sono lì reclusi.

«Tutto è strada per lo studente»,il sottotitolo scelto per questo articolo, è una frase tratta dalla serie, scritta da Adrian sul suo quaderno giallo, durante un laboratorio di musica rap tenuto da Francesco “Kento” nell’istituto per minori di Roma: “è questo che fa una società sana con i propri ragazzi, li educa, perché la cultura e l’educazione sono molto più potenti dell’isolamento e della repressione, anche nel combattere la criminalità”.

Il dibattito finale

Come ultima fase del lavoro è stato proposto un debate rivisitato. La docente ha formulato alcune affermazioni: “criminali si nasce”, “il carcere non deve solo punire, ma anche educare e riabilitare”, “la legge del contrappasso è giusta”; a ogni affermazione le alunne e gli alunni si sono posizionati vicino al cartello “sono d’accordo”, “non sono d’accordo”, “non so”, ai tre lati dell’aula, in base alla tesi sostenuta. Ogni gruppo formatosi ha definito la propria posizione e l’ha argomentata. L’obiettivo di questa attività è convincere compagne e compagni a cambiare idea e a raggiungere il proprio gruppo.

Questo tipo di attività, che il gruppo classe già conosceva, permette di sviluppare varie competenze:

  • public speaking, essere cioè in grado di parlare in pubblico, per esprimere la propria opinione;
  • problematizzare, ossia mostrarsi capaci di confrontare le diverse proposizioni e di saperle organizzare gerarchicamente rispetto al messaggio che si vuole far passare;
  • cooperative learning, imparare a lavorare in gruppo e a valorizzare il lavoro di squadra.

La riflessione finale condivisa, ricavata dalle argomentazioni fornite da alunne e alunni, è stata la seguente: perché in carcere ci sono soprattutto persone povere, senza dimora, persone con dipendenze, persone con malattie psichiatriche?

Ne è seguito, quindi, un confronto e una restituzione finale.

La valutazione

Una volta stabiliti gli obiettivi, definite le competenze e precisate le metodologie laboratoriali e cooperative, si può quindi parlare delle modalità e degli strumenti per la valutazione. In questa attività didattica si possono valutare sia le conoscenze disciplinari, sia le competenze culturali promosse, sia le competenze chiave per la cittadinanza attiva. La docente ha previsto due valutazioni formative-descrittive, con focus sulla drammatizzazione e sul debate (tenendo conto delle varie “dimensioni” individuate: cognitiva, affettivo-motivazionale ed evolutiva), e una prova sommativa orale in decimi, a completamento del percorso.

Questa attività didattica ha coinvolto attivamente il gruppo classe, il quale, sentendosi parte integrante del percorso formativo, ha appreso conoscenze e sviluppato abilità cognitive. L’approfondimento di educazione civica ha creato, inoltre, uno spazio per il confronto e il dialogo, gettando le basi per un potenziamento del pensiero critico.