In questo articolo pubblicato su Edutopia, sito web statunitense specializzato in contenuti didattici, James Fester propone alcuni metodi per migliorare l'efficacia educativa delle visite ai musei.
Metodologie Nel 1991 il regista George Lucas fonda la George Lucas Educational Foundation (GLEF) spinto dall'obiettivo di realizzare una didattica d'avanguardia e rispettosa delle diversità e di migliorare il processo di apprendimento ascoltando le voci dei suoi protagonisti. L'organizzazione resiste alla prova del tempo e, dopo più di trent'anni, continua ancora la sua missione di ricerca in campo educativo. Il sito web Edutopia è il portavoce di questa attività.
Consapevole dell'importanza di questo progetto, Dire, fare, insegnare ha tradotto un articolo di James Fester, insegnante, consulente educativo e autore per Edutopia. L'argomento è: come pianificare le visite ai musei per renderle più interessanti, piacevoli ed efficaci?
Lasciare agli studenti in visita ai musei il libero controllo su ciò che apprendono crea un’esperienza di gran lunga più fruttuosa.
Ho accompagnato spesso studenti e studentesse in visite a musei, sia in veste di insegnante sia come educatore e guida museale. Mi è capitato, quindi, di osservare gli approcci più disparati a questo tipo di esperienza: studenti divisi in piccoli guppi e tenuti sotto stretta sorveglianza dal docente, oppure lasciati liberi di esplorare. Studenti equipaggiati di tutto punto – fogli, quaderni e IPad – oppure semplicemente con la mente piena di domande.
Pensando a tutte le modalità attraverso cui questo tipo di esperienza può essere svolta, ho notato che i risultati dipendono soprattutto dalle risposte che l’insegnante dà a tre domande essenziali.
Gli insegnanti mi chiedono spesso quale sia il livello di indipendenza ottimale da lasciare alle classi durante una visita. Con questa espressione non mi riferisco alla libertà di movimento concessa agli studenti o al livello di supervisione di cui hanno bisogno, ma alla possibilità di esplorare. Lasciate ai vostri studenti la più completa libertà di muoversi attraverso le diverse stanze, oppure organizzate una tabella di marcia stringente, per fare in modo che acquisiscano tutte le informazioni più importanti?
Nella mia esperienza, perché la visita a un museo abbia un reale impatto sulla classe, è necessario raggiungere un equilibrio, e gli studi scientifici sembrano darmi ragione. Ricerche recenti indicano che garantire agli studenti un certo margine di libertà nella scelta di ciò con cui interagire in un ambiente formativo informale conduce a un apprendimento più profondo. Tuttavia, sappiamo anche che gli studenti traggono beneficio da attività organizzate. Senza organizzazione, infatti, potrebbero “perdersi” e finire per guardare tutto senza imparare niente. La soluzione migliore, quindi, è quella di usare delle impalcature didattiche per combinare le due opportunità.
Per prima cosa, cominciate la visita con studenti e studentesse raccolti in un unico gruppo. Questo vi consentirà di stabilire alcune regole da osservare durante la visita e, quando possibile, di approfittare dei programmi educativi del museo. Inoltre, questo consentirà – a voi o al personale della struttura – di orientare la classe verso le risorse più rilevanti.
Nella seconda fase, dividete gli studenti in gruppi e indirizzateli verso una mostra o una galleria specifica. Man mano che gli studenti si spostano, l’insegnante può intervenire e fornire indicazioni, mettendo in luce tutti gli elementi a cui gli studenti devono assicurarsi di prestare attenzione. In questa fase è possibile anche fare una prima valutazione sul comportamento della classe, prestando attenzione a quali studenti sono in grado di comportarsi in modo appropriato con una supervisione meno diretta.
Infine, lasciateli liberi. Ragazzi e ragazze potranno esplorare le altre zone del museo in piccoli gruppi e approfondire argomenti che trovano coinvolgenti, anche se scollegati dall’obiettivo didattico principale della visita. Gli insegnanti che hanno testato questa scaletta per organizzare le loro visite hanno detto di aver notato una maggiore partecipazione della classe e un livello di comprensione più profondo da parte degli studenti.
Autorizzazioni, accompagnatori, trasporti. La principale preoccupazione degli insegnanti quando si tratta di gite scolastiche è la logistica e, spesso, aiutare gli studenti a riflettere sull’esperienza nel quadro del programma scolastico su cui stanno lavorando passa in secondo piano.
Esiste però un modo per riportare l’apprendimento in primo piano: le domande di ancoraggio.
Creare una domanda di ancoraggio a risposta aperta che faccia da punto di riferimento per l’esperienza e che colleghi gli obiettivi formativi con il luogo visitato è utile non solo durante la visita, ma anche prima e dopo.
Se si propongono le domande alla classe prima della visita, studenti e studentesse potranno concentrarsi sui prerequisiti necessari per arrivare preparati mentre, se le domande vengono proposte in un secondo momento, potranno essere utilizzate per valutare la visita nel suo complesso.
Ecco alcune domande preparatorie, legate alle domande di ancoraggio, che è possibile proporre agli studenti.
Prima della visita
Dopo la visita
Utilizzare il museo come fonte di informazioni va bene, ma la stessa funzione può essere in parte svolta dai libri di testo. La visita a un museo o a una mostra, invece, è un’ottima opportunità per educare gli studenti all’uso del pensiero critico.
Molti musei sono stati costruiti decenni fa e, spesso, l’allestimento non è stato aggiornato. È quindi importante prestare attenzione anche a questo aspetto, in modo da evitare di proporre agli studenti narrazioni superate o informazioni poco inclusive.
In ogni caso, è possibile sfruttare le visite didattiche per stimolare l’iniziativa e la responsabilità nei ragazzi e nelle ragazze, consentendogli di rendere gli spazi che visitano più inclusivi. In questo modo, gli studenti saranno coinvolti in attività che richiedono di ragionare criticamente e di svolgere un ruolo attivo nel miglioramento dell’esperienza di visita, non solo per i loro compagni, ma per tutti. Ecco tre attività si questo tipo.
1. Per gli studenti più piccoli
I musei d’arte sono risorse fenomenali, ma spesso non sono pensati per gli studenti più giovani. Un’attività che permette di avvicinare i bambini della scuola primaria alla storia dell’arte e, insieme, migliorare la loro alfabetizzazione è quella che consiste nel proporre loro uno o più aggettivi e chiedergli di cercare nel museo un’opera d’arte che si adatti alla loro parola.
Una volta trovata l’opera, i bambini possono trascrivere il nome dell’opera scelta oppure presentarla all’insegnante e alla classe, condividendo il motivo per cui la ritengono adatta agli aggettivi che sono stati loro assegnati.
2. Storie raccontate, storie celate
A volte, quello che un museo non espone può dare più informazioni di ciò che viene effettivamente mostrato al pubblico. Sfidare gli studenti a guardare con occhio critico ciò che viene esposto e a considerare quali informazioni vengono condivise e quali sono assenti può condurre a discussioni interessanti riguardo all’accessibilità e alla rilevanza. Ecco il link a una risorsa (in lingua inglese) ottima per questo genere di attività.
3. Rimescolare gli ingredienti
Gran parte del lavoro dei curatori di un museo ruota attorno all'organizzazione degli oggetti, che vengono disposti in modo da raccontare una storia.
Esplorare questa “lingua degli oggetti” è un’attività affascinante che può condurre, nell’arco della visita, a un apprendimento profondo. Gli studenti, per esempio, possono osservare gli oggetti contenuti in una particolare galleria, fare delle foto e quindi ricreare la loro esposizione personale, usando gli oggetti per costruire nuove narrazioni. I ragazzi e le ragazze possono inoltre ampliare le loro “esposizioni” con le immagini disponibili nei repertori online come quello di Google Arts & Culture.
(Questo articolo è stato originariamente pubblicato il 22/5/2023 da © Edutopia.org; George Lucas Educational Foundation. Getting the Most Out of Museum Field Trips è stato tradotto con il permesso di Edutopia. Questa traduzione è stata prodotta con il permesso di Edutopia, ma non è stata da essa approvata, perciò potrebbe discostarsi dal testo originale. In caso di dubbio si dovrebbe consultare il testo in lingua, che prevarrà nel caso in cui dovesse confliggere con la traduzione).