Si è svolto nell'ambito di Edufest il workshop "Filosofia a scuola". Il laboratorio, pensato come riflessione condivisa sui concetti fondamentali della Philosophy for children, si è rivelato ricco di spunti educativi.
Metodologie  News ed eventi Il 27 maggio si è svolto nella cornice di Edufest il laboratorio "Filosofia a scuola". Il workshop, tenuto da Pierpaolo Casarin, docente, formatore e operatore sociale, è stato ideato per introdurre, spiegare e approfondire gli strumenti e le pratiche della Philosophy for children (P4C).
Dire, fare, insegnare è stato presente all'incontro in qualità di media partner.
La P4C è nata a metà degli anni Settanta dal lavoro di Matthew Lipman, docente presso la Columbia University di New York, ed è cresciuta, sviluppandosi nel tempo, sino a diventare una delle più significative esperienze pedagogiche dei nostri tempi.
Nelle intenzioni del suo ideatore, il progetto era animato dalla necessità di stimolare nei giovani le capacità logico-argomentative e l'attitudine al pensiero critico, considerate spesso carenti. Lipman, infatti, pensava che le difficoltà di apprendimento dei suoi studenti fossero dovute a queste fragilità e attribuiva la responsabilità al sistema scolastico, incapace di favorire lo sviluppo del pensiero autonomo nei ragazzi e nelle ragazze.
Per risolvere questo problema, Lipman e i suoi collaboratori pensarono a un programma che coinvolgesse docenti e alunni di ogni ordine e grado e insistesse sui seguenti punti:
La Philosophy for children, pur partendo da una solida base teorica, è una disciplina votata alla pratica nelle classi. Durante il seminario, Casarin ha spiegato nel dettaglio alcuni strumenti operativi da lui utilizzati per introdurre alla filosofia i bambini e le bambine della primaria.
Per prima cosa, è buona pratica creare un momento di incontro tra la classe e la parola "filosofia", ancora sconosciuta ai più piccoli, scrivendola magari sulla lavagna o su un cartellone.
In un secondo momento la classe dovrà confrontarsi con un testo/pretesto, funzionale a favorire la ricerca, privo di una morale o di un senso definitivo e capace di suscitare domande e curiosità nei bambini.
Dopo la lettura si passa alla composizione della cosiddetta "agenda", un "contenitore" delle domande e delle riflessioni che il testo ha stimolato negli studenti e nelle studentesse. L'insegnante/facilitatore avrà il compito di tenere traccia materialmente di questi spunti, scrivendoli sulla lavagna.
Può essere utile favorire la creazione di un setting paritario (generalmente disponendosi in cerchio) che predisponga all'ascolto reciproco e valorizzi le opinioni individuali.
Infine, dopo che il docente avrà individuato un tema sulla base all'agenda, si può procedere alla discussione di gruppo. Il tema sarà individuato seguendo un criterio (opinioni ricorrenti, parole ripetute ecc.) e la discussione dovrà essere regolata dalla logica argomentativa.
Il fine dell'esercizio è quello di facilitare nel gruppo lo sviluppo di un pensiero complesso e multidimensionale, che sia originale, rigoroso e rispettoso della diversità.