Manuel Caviglia, EQ Social Impact Manager di Six Seconds Italia, ci racconta in questa intervista di un intervento basato sull’Intelligenza Emotiva a scuola.
Metodologie In questa intervista Manuel Caviglia EQ Social Impact Manager di Six Seconds Italia ripercorre le tappe di un percorso didattico volto a integrare l'Intelligenza Emotiva nella quotidianità di alcune classi della scuola primaria e secondaria di primo grado.
L’area Social Impact di Six Seconds Italia ha l’obiettivo di diffondere la cultura dell’Intelligenza Emotiva in contesti e settori a elevata ricaduta sociale. Attraverso il mio ruolo ho l’obiettivo di promuovere lo sviluppo di quest’area, avendo già maturato diversi anni di esperienza soprattutto nella diffusione dell’Intelligenza Emotiva in ambito scolastico. Uno dei progetti che ha consolidato di più la mia convinzione della centralità delle competenze socio-emotive in termini di ricaduta sociale è stato un lavoro svolto qualche tempo fa in un plesso scolastico romano, in cui abbiamo lavorato nelle classi primarie e secondarie di primo grado.
In generale gli interventi di Intelligenza Emotiva possono partire da diversi fattori. Talvolta ci contatta una scuola, altre volte un singolo insegnante e altre ancora, come in questo caso, un genitore volenteroso. Una mamma che conosceva la metodologia Six Seconds ci ha proposto di collaborare a un progetto pilota nella classe di suo figlio. Inoltre si è verificato un proficuo scambio genitore-insegnante: la maestra si è molto incuriosita sull’Intelligenza Emotiva e ha deciso con piacere di iniziare una sperimentazione di un anno.
L’obiettivo era di favorire un miglior clima di complicità all’interno della classe e soprattutto fornire a bambini e bambine strumenti per affacciarsi all’adolescenza. L'esperimento è stato un grande successo, generando entusiasmo in bimbi e bimbe, nella maestra e anche nei genitori, per questo il progetto è stato confermato ed è proseguito nell’anno successivo, includendo altre sei classi, tra primaria e secondaria di primo grado. In questo caso non c’era una necessità specifica ma la voglia di replicare un caso di successo. Il bello dell’Intelligenza Emotiva è che può essere coltivata a prescindere da una specifica sfida.
Ricordo una cosa che disse la maestra che mi colpì: «Ho lavorato per anni senza conoscere l’Intelligenza Emotiva, oggi dopo averne sperimentato il valore in classe non potrei più farne a meno, e mi chiedo come ho fatto senza in tutti questi anni! Magari un po’ la mettevo in campo senza avere la padronanza del metodo». Quando il processo è intenzionale, è senz’altro più potente.
La metodologia è stata il Social Emotional Learning, Self Science sviluppata dai fondatori di Six Seconds; risale addirittura a fine anni Settanta ed è la metodologia di cui parla Daniel Goleman nel capitolo dedicato alla scuola del suo famoso best-seller sull’Intelligenza Emotiva. Il Self Science è un processo che considera le emozioni come una leva di apprendimento e segue dei principi basati sulle neuroscienze e sulla hot cognition per facilitare l’integrazione tra fruizione didattica e allenamento delle competenze socio-emotive. Questo ci ha guidato nel processo con cui costruire gli interventi laboratoriali mentre il modello Six Seconds ci ha fornito una guida sulle competenze da sviluppare. Abbiamo toccato temi importanti come la comprensione emotiva, il riconoscimento dei propri schemi, la motivazione intrinseca, l’ottimismo, l’empatia…e tanto altro!
Abbiamo anche utilizzato l’assessment di Intelligenza Emotiva, il SEI Assessment Youth Version con cui Six Seconds mappa l’intelligenza emotiva, in questo caso nella versione rivolta a ragazzi e ragazze in età scolastica. Partendo dall’assessment abbiamo potuto approfondire diversi report tra cui una utile dashboard di classe in cui l’insegnante ottiene molti input utili sullo stile di apprendimento e le potenzialità degli studenti.
I risultati sono stati notevoli. Genitori che notavano miglioramento nella gestione emotiva dei loro figli, condividendo con la Maestra esempi come: «Accetta con più serenità una sconfitta al gioco», «Sa gestire meglio l’ansia da interrogazione», «Si relaziona meglio con i compagni, vincendo le sue iniziali insicurezze». Anche in classe c’è stato un miglioramento del clima, del rendimento e una drastica riduzione di fenomeni di micro-bullismo, con parole testuali di uno dei bimbi: «Da quando faccio questo laboratorio ho capito cosa prova un altro bambino quando lo prendo in giro…mi sono sentito come lui quando veniva preso in giro…e non ho più voglia di farlo».
Il migliore feedback degli insegnanti è stato il voler iscriversi alla certificazione EQ Educator di Six Seconds, in cui si ricevono strumenti per lavorare in autonomia nella propria classe, in modo da continuare a promuovere l’apprendimento socio-emotivo senza bisogno di specialisti esterni, ed è proprio questa la natura del social impact che vogliamo promuovere in ambito scolastico. Offrire un supporto in modo da non avere più bisogno del nostro supporto! Gli ottimi risultati di questo progetto nascono proprio dalla passione che si è generata negli insegnanti, che hanno fatto diventare l’Intelligenza Emotiva parte integrante della cultura della classe, ben oltre i momenti laboratoriali dedicati. Questa disposizione è passata a studenti e studentesse e ai genitori.
Avendo toccato con mano come l’IE possa influire su tutta la comunità scolastica, creando un’esperienza di connessione inter-generazionale, la mia speranza è che diventi un patrimonio standardizzato della formazione per insegnanti di ogni ordine e grado.
Noi, in attesa che questo accada, facciamo la nostra parte, sempre rincuorati quando accogliamo un docente che si forma con i nostri strumenti, pensando al numero di giovani che potrà coinvolgere durante la sua carriera. La scuola può diventare un moltiplicatore eccezionale di Intelligenza Emotiva quando ne sa cogliere il valore e l’opportunità.