Gianluca Coppola, dirigente scolastico dell'istituto comprensivo di Mesola e Goro, racconta in questa intervista come lui e il suo istituto hanno gestito la DAD e di cosa si può trarre da questa esperienza.
Primaria  Secondaria  Esperienze di insegnamento Gianluca Coppola, classe 1981, è uno dei più giovani dirigenti scolastici d'Italia e come tanti suoi colleghi l'anno scorso si è trovato ad affrontare tutte le problematiche legate alla pandemia. La redazione di Dire, fare, insegnare gli ha chiesto di raccontarci la sua esperienza durante il lockdown e le soluzioni adottate da lui e dal suo team per far fronte alle esigenze dei ragazzi, delle famiglie e della comunità scolastica.
Lei è uno dei più giovani dirigenti scolastici italiani: come vive questa peculiarità? In cosa è un limite e in cosa è un’opportunità?
Ritengo che l'aspetto anagrafico non incida molto in questo delicatissimo contesto professionale. Un aspetto senza dubbio utile in termini di efficacia del proprio operato può invece essere costituito dall'esperienza pregressa in ambito organizzativo e amministrativo, come punto di partenza per affrontare istanze e pressioni che, molto spesso, hanno contenuto e carattere del tutto imprevedibili. Mi sono sentito comunque immediatamente tutelato e supportato sia dai Dirigenti Scolastici, con i quali avevo avuto il piacere di collaborare nella mia precedente "vita" professionale, sia dall'Ufficio territoriale di Ferrara nel quale opero con l'Istituto Scolastico che rappresento. Non ci sono pertanto limiti connessi all'aspetto anagrafico o particolari opportunità: credo che sia essenziale una formazione costante, quotidiana, soprattutto nel quadro di riferimento di una cornice normativa emergenziale in continua evoluzione e con raccordi e interrelazioni spesso molto complessi con diverse fonti ministeriali e sanitarie.
Qual è la criticità più forte che ha riscontrato nel suo istituto sotto il profilo organizzativo durante la DAD? Quanto è stato possibile farla diventare un’occasione? E cosa c’è ancora da capire?
In Emilia-Romagna abbiamo dovuto affrontare una prima fase di sospensione delle attività didattiche già da lunedì 24 febbraio. A tal proposito, ho davvero il piacere di poter affermare (e condividere con voi) che nell'arco di pochissimi giorni, e comunque non oltre la metà del mese di marzo, tutte le classi delle scuole primarie e secondarie dell'Istituto Comprensivo di Mesola erano attive e "profilate" per lo sviluppo della progettazione curricolare a distanza. In un momento successivo abbiamo esteso tale potenzialità anche alle sezioni delle scuole dell'infanzia, con modalità di contatto e condivisione ovviamente declinate e curvate sulla specifica fascia d'età dei nostri bambini.
Nei primissimi giorni abbiamo vissuto in un vero e proprio stato di sospensione, all'interno del quale ho cercato, insieme al gruppo dei docenti collaboratori, di costruire un sistema che fosse immediatamente fruibile per i nostri alunni e, inevitabilmente e contestualmente, anche per i loro genitori "costretti" a una modalità sussidiaria rispetto alla tradizionale funzione del docente. Abbiamo pertanto reso accessibili le risorse digitali gratuite messe a disposizione da Google for Educational, fornendo ciascun alunno della scuola primaria e secondaria di un account istituzionale, previa comunicazione relativa al trattamento dei dati personali per finalità didattiche. A partire dall'inizio dell'anno scolastico, e quindi in tempi decisamente non sospetti, ho inoltre introdotto una modalità di profilatura comune per tutti i docenti dell'istituto, al fine di veicolare rapidamente ed efficacemente le informazioni e consentire un contatto diretto anche con l'utenza costituita dai genitori.
La fase successiva è stata caratterizzata da una programmazione quotidiana incessante: abbiamo costituito gruppi di lavoro e di contatto a distanza con i docenti dello staff, grazie anche al supporto del Team Digitale; abbiamo elaborato un piano per la valutazione formativa degli alunni deliberato dal Collegio dei Docenti; stabilito contatti con la Polizia Postale per la segnalazione di alcuni abusi nell'accesso alle diverse classroom. Inoltre ho costituito una sorta di personale "help desk" attraverso il quale recepivo quesiti e richieste dai docenti fornendo loro una risposta scritta che potesse essere opportunamente condivisa.
Si è aperto improvvisamente uno scenario incredibile e inaspettato. Ci siamo trovati a dover "inventare" una forma di didattica (e di relativa valutazione) che non esisteva nelle istituzioni del Primo Ciclo e che, certamente, nessun dirigente aveva potuto studiare o preparare durante il proprio percorso formativo. Posso però dire di aver visto sforzi notevoli da parte dei docenti, tentativi sperimentali e laboriosi pur di mantenere un contatto efficace con i propri alunni e con le famiglie.
Anche i docenti meno abituati alle modalità digitali hanno acquisito competenze che sicuramente non avevano considerato fino a quel momento, magari guardando con un po' di diffidenza verso questo mondo privo di contatti tipicamente umani. Resta ora da tenere viva l'esperienza messa in campo con tanto coraggio e con ottimo tempismo. Nulla di quanto è stato realizzato fino agli esami conclusivi del primo ciclo, fino al 30 giugno con i bambini delle scuole dell'infanzia, può essere reso vano da un atteggiamento eccessivamente fiducioso o proditoriamente desideroso di uno "status quo ante". Il mondo ci è realmente cambiato sotto le mani e davanti agli occhi: la scuola deve pensare al quotidiano, prima che al futuro, con sguardo e mente davvero nuovissimi, privi di pregiudizi, pronti ad affrontare emergenze e sfide che non ci lasciano minimamente tranquilli.
La scuola, l’appartenenza al gruppo classe con le sue regole di convivenza e socialità, ha un ruolo centrale nella costruzione del sé sociale e la chiusura ha pesato sul percorso di crescita e costruzione delle relazioni tra pari. Quali strumenti e attività avete progettato ad hoc per lo “star bene a scuola”, per una scuola che dovrà aiutare a riattivare la dimensione sociale e dare senso di continuità̀, pur nel necessario cambiamento?
Sin dall'avvio dello scorso anno scolastico abbiamo aderito a un progetto territoriale, patrocinato dal Comune di Ferrara, che ci consente di avere uno "sportello" per consulenza e supporto psicologico destinato agli alunni delle scuole secondarie. Questo servizio, di particolare delicatezza ed efficacia, è proseguito anche a distanza nel periodo di sospensione delle attività didattiche in presenza. Allo stesso modo, sempre in modalità a distanza, abbiamo ripreso quanto era stato interrotto in termini di collaborazione con un Ente di Formazione professionale del territorio, con attività di supporto individualizzato nello svolgimento delle attività didattiche e in preparazione all'esame conclusivo del primo ciclo. Allo stato attuale abbiamo ripreso regolarmente questi percorsi e, insieme al Consiglio di Istituto, abbiamo autorizzato la concessione delle palestre alle associazioni sportive del territorio che ne avessero fatta esplicita richiesta agli Enti locali proprietari. Questa misura, soprattutto in un contesto privo di particolari risorse per gli adolescenti, ci ha permesso di ampliare le offerte a disposizione dei territori comunali, garantendo comunque un servizio utile e fruibile per diverse fasce d'età dell'utenza. Ovviamente ho richiesto agli Enti locali, per loro tramite, che le diverse associazioni sportive richiedenti stipulassero una specifica convenzione d'uso dei locali che facesse riferimento alla normativa emergenziale e, non da ultimo, al nostro Protocollo operativo interno anti-covid.
Che cosa tenere e che cosa buttare dell’esperienza fatta in DAD?
Esperienza decisamente "destabilizzante" per tutti gli operatori della scuola, sotto qualsiasi punto di vista. Esperienza che, in quanto straordinaria, emergenziale ed imprevedibile, ha messo in evidenza criticità tipiche di una gestione didattica tradizionale e, allo stesso modo, risorse e qualità davvero impensabili. L'obbligo di doverci "inventare" un nuovo modo di fare e pensare la scuola ha costretto ognuno di noi a costruire percorsi diversi, nuovissimi, che tenessero in debita considerazione le dotazioni informatiche a nostra disposizione e, soprattutto, le competenze realmente acquisite fino a quel momento da docenti e alunni. Non voglio pensare a qualcosa da "buttare": voglio pensare al nostro Piano di Istituto per la Didattica Digitale Integrata come a un effettivo "piano B" che ha ampliato il nostro concetto di insegnamento e di apprendimento, come a una modalità di intervento "pronta all'uso" che sappiamo di dover utilizzare solo in un contesto di reale criticità legata a un lockdown circoscritto o, peggio ancora, generalizzato a livello di istituto. C'è pertanto la scoperta di una dinamica diversa, fatte di idee condivise in maniera rapida tra i Docenti, di sperimentazioni, di contatti con gli alunni più piccoli tramite Whatsapp, di visioni a distanza di visi e volti di alunni che, per la prima volta, sembravano diventati lontani o addirittura estranei. Dobbiamo portarci dietro il coraggio di aver fatto qualcosa di buono in contesto drammatico, pronti a uno scenario che non vorremmo più immaginare ma che non può più trovarci impreparati, come se nulla ci fosse mai accaduto o passato addosso. È stato un anno scolastico in continua evoluzione e, da dirigente al primo incarico, ho potuto davvero contare su un gruppo di collaboratori eccezionali, senza i quali molte mie decisioni non avrebbero avuto la giusta e opportuna condivisione.
Che cosa auspica per l’anno scolastico appena cominciato? E che impressione si è fatto in questi pochi giorni dopo l’avvio del nuovo anno scolastico?
L'auspicio personale è soprattutto il desiderio di un padre e di un ex docente, prima che di un dirigente scolastico alle sue prime esperienze sul campo. La curva dei contagi non lascia tregua e il recente impianto normativo emergenziale estende le misure restrittive fino alla metà di novembre. Mi aspetto ciò che sto comunque osservando ogni giorno: cura nella comunicazione tramite il registro elettronico in uso, il nostro sito web e la pagina Facebook; rispetto rigoroso delle misure di contenimento del rischio da contagio attuate mediante il nostro Protocollo interno; collaborazione con gli Enti Locali (nel mio caso, si tratta di un I.C. che insiste su due diversi territori comunali), anche in riferimento alle numerose operazioni di rimodulazione degli spazi che abbiamo coordinato. Ma confido ancora nel supporto del "Comitato scolastico AntiCovid" costituito già lo scorso mese di giugno, al fine di acquisire proposte e pareri da un gruppo trasversale di "portatori di interesse" nella scuola; nel supporto che i genitori possono e devono continuare a darci, anche quando il nostro zelo nel segnalare loro uno "strano" malessere degli alunni costituisce un disagio per la loro normale vita quotidiana. Da mesi ripeto e continuo a ribadire che nessuno di noi è un medico, nessun docente (almeno per quanto mi riguarda) ha una laurea in Medicina. Stiamo cercando pertanto di creare un circolo virtuoso che dalla scuola passi alla famiglia, con un contatto inevitabile e fondamentale con il Servizio sanitario, ognuno nel rispetto delle proprie preziose competenze. Responsabilità di tutti e di ciascuno, nessuno escluso. Nessuna volontà di sostituzione o di prevaricazione, ma la necessaria consapevolezza che potremo trasformare la nostra scuola in un "fortino inespugnabile" soltanto chiudendo le porte al "nemico", a quel nemico ancora così invadente e ossessionante. Chiudere per riaprire. Chiudere per poter ripartire: finalmente, completamente e serenamente. Quando questo sarà davvero possibile per ognuno di noi...