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"SCRIPTA LEGAMVS" riporta il latino alla vita

Si è concluso "SCRIPTA LEGAMVS", concorso nazionale di divulgazione epigrafica a cui hanno partecipato centinaia di studenti.

Secondaria  News ed eventi 
04 maggio 2023 di: Redazione
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Giovedì 27 aprile, centinaia di studenti e docenti delle scuole superiori si sono ritrovati a Roma, presso il Museo delle Terme di Diocleziano, in occasione del concorso "SCRIPTA LEGAMVS", bandito dall'Associazione Amore per il Sapere con il patrocinio dell'Associazione Italiana di Cultura Classica e del Museo Nazionale Romano, per prendere parte a laboratori epigrafici, sfide di scoperta e traduzione e per ascoltare la lectio magistralis del prof. Giulio Vallarino, epigrafista, archeologo e docente presso il Politecnico di Bari.

Riportare il latino alla vita

Lo scopo della manifestazione è stato mettere in luce la vitalità della lingua latina, e l'interesse che questa sa suscitare in molti ragazzi, attraverso il ritrovamento e la ricostruzione di epigrafi, ovvero iscrizioni su pietra che parlano sia della vita quotidiana dei nostri antenati sia di eventi straordinari.

La sfida che i ragazzi si sono trovati davanti è stata quella di trovare nel proprio territorio un testo latino da comprendere e tradurre in modo originale, ricostruendone la storia, il contesto, l'eventuale protagonista e restituendo il tutto in modo accattivante.



Al concorso ha partecipato anche il professore Giulio Vallarino, che ha introdotto le premiazioni conclusive con una lectio magistralis. Al termine del suo discorso, in un'intervista, il docente ha fatto chiarezza sui rapporti tra epigrafia e didattica, riflettendo sulle differenze che separano il nostro mondo da quello antico.

Lei ha richiamato l'attenzione sull'impossibilità di scrivere senza un supporto fisico. Anche oggi siamo circondati da oggetti con scritte, si potrebbe parlare di "epigrafi contemporanee"?

Civiltà dell’epigrafia” è l’espressione che uno studioso usò per descrivere la società romana nei suoi aspetti comunicativi. Credo che questa definizione sia applicabile anche al nostro mondo. Anche oggi siamo immersi in un complesso di messaggi epigrafici, che dai monumenti, dalle insegne pubblicitarie, dai cartelli stradali, dai graffiti sui muri ci osservano passare e provano ad attrarre la nostra attenzione. Il messaggio epigrafico ha la peculiarità di non avere un destinatario: le iscrizioni sono scritte da qualcuno che non sa chi le leggerà. Sono testi scritti in un preciso momento del tempo ma poi lasciati alla loro vita, che talvolta può essere incredibilmente lunga. In questo senso, sì, possiamo senz’altro parlare anche di epigrafi contemporanee.

La civiltà antica e quella presente, però, sembrano separate da un abisso. Il mondo dell'epigrafia può insegnarci a vivere il contesto presente?

L’epigrafia ci insegna a interrogarci su quale sia il limite tra formalità e informalità del messaggio scritto. Talvolta un testo sgrammaticato, sregolato, informe è capace di comunicare a un livello profondo per il semplice fatto di essere esposto alla pubblica lettura, per il semplice fatto di essere un’iscrizione, insomma. Pensiamo a certe scritte sui muri che suscitano il sorriso ironico dei passanti. Oppure a certi graffiti, quasi illeggibili, ma in grado di creare dei plessi visivi affascinanti e vitali. Sono atti vandalici? In una certa misura, forse. Un po’ come lo è la firma che Lord Byron lasciò deturpando un pilastro d’anta del Tempio di Poseidone a Capo Sounion, che oggi è ricercata e fotografata dai turisti.

Lo studio delle epigrafi richiede osservazione e pazienza. Qual è l'eredità che lascia l’osservazione e il contatto vivo con una scritta del passato come quella epigrafica?

Come diceva il grande romanziere Vladimir Nabokov le "cose sono trasparenti", a saper vedere sono "oggetti dai quali balena il passato". Quando guardiamo un’epigrafe dobbiamo sempre ricordarci di essere davanti a un testo che è anche un oggetto, e viceversa, entrambi stretti in un legame indissolubile. Il dialogo tra testo e oggetto è spesso la chiave per intendere il senso vero del messaggio epigrafico. Quella trasparenza attraverso cui osservare il passato si fa così più chiara, ma servono gli strumenti giusti, l’esperienza e la dedizione per saper vedere. Lei ha usato l’espressione “contatto vivo con una scritta del passato”: direi che rende pienamente il valore dell’approccio epigrafico al passato.

Tutto questo sembra anche ricco di potenzialità per il lavoro che si svolge tutti i giorni a scuola. Potrebbe lasciarci con uno spunto di lavoro circa il rapporto tra l’epigrafia e la didattica del latino?

Partiamo dal presupposto che il testo è la forma di trasmissione più immediata del pensiero e delle esperienze degli antichi. Chiediamoci dunque come, e in quale stato, questo arrivi tra le mani degli studenti: necessariamente tramite la carta stampata, tramite i moderni caratteri tipografici, che lo assimilano ad un qualsiasi altro testo presente nel libro. Invece perché non provare a presentare agli studenti alcuni testi nella forma esatta in cui essi sono giunti a noi? Le epigrafi lo consentono. Realizzano un processo immediato di attrazione verso il documento antico e di contestualizzazione dello stesso, in quanto il documento viene immediatamente sentito come materialmente “altro". Le epigrafi, insomma, sono oggetti testuali unici e genuini che stabiliscono subito un diretto contatto tra noi e gli ambienti, lontani nel tempo e nello spazio, in cui vennero create. Sono sufficienti pochi mesi di studio del latino per cominciare a entrare in contatto con certe iscrizioni. Ed è entusiasmante vedere gli occhi degli alunni del primo anno nel momento in cui si scoprono capaci di decifrare e intendere messaggi che, duemila anni fa, furono scritti anche per loro.