È online dal 3 novembre la nuova videolezione del ciclo di webinar del Gruppo Editoriale La Scuola SEI in collaborazione con Dire, fare, insegnare: "Scrivere in rete per vivere la rete. La microscrittura per un uso cosciente dei social media", a cura del professor Pino Suriano.
Metodologie La videolezione del professor Pino Suriano si è rivolta a docenti e studenti, per aprire un dialogo e proporre nuove attività di scrittura attraverso i social e di educazione alla comunicazione digitale.
La lezione si è articolata in due parti distinte, una prima parte che illustra il contesto di partenza, dedicata a studenti e docenti insieme, e una seconda parte differenziata, che propone i risultati dei laboratori e dei progetti intrapresi e spunti per gli insegnanti. L’obiettivo del percorso delineato è fare incontrare mondi diversi come la scuola, il giornalismo, la rete, sviluppando le capacità di scrittura, comunicative e di adeguamento al contesto.
Per illustrare al meglio le diverse tipologie di rapporto con i social media e il digitale, occorre innanzitutto analizzare la differenza fondamentale fra i cosiddetti migranti digitali e i nativi digitali. I migranti digitali sono coloro che hanno costruito un rapporto con il web e i social da un certo momento della loro vita in poi, i nativi invece si sono affacciati a una società già immersa in questa dimensione. Esiste un enorme divario generazionale fra questi due gruppi, che tuttavia convivono, in casa, spesso a lavoro, quasi sempre a scuola. Inoltre, come ha notato Antonio Spadaro, se i migranti percepiscono il web e i social media come strumenti da usare, i nativi li vedono come luoghi da frequentare. Non si usa più Facebook, ma si è su Instagram.
Intendere il web come un luogo porta a paragonare le sue parti a delle stanze: la bacheca o il profilo allora possono essere considerate stanze virtuali e personali, dove l’utente accoglie i visitatori e mostra qualcosa di sé. Tuttavia ci sono molti modi di trattare una stanza, l’altro può conoscerci in modo diverso a seconda di come trattiamo la nostra stanza, ossia di cosa scegliamo di tenere sul nostro profilo e di come lo curiamo.
È per questo motivo che la cura del proprio profilo è un elemento fondamentale: si tratta di un pezzo di mondo che si offre all’altro e che va curato, come il corpo e la mente. La responsabilità per ciò che si trova sul web non riguarda solo le regole basilari del comportamento, ma anche la percezione e la cura dell’ambiente che si contribuisce a creare. Si delineano quindi due tipi di rapporto con i social: uno istintivo e casuale e uno razionale e curato, rappresentativo della persona. È da queste riflessioni che è nato il percorso sull’uso cosciente dei social media, affinché docenti e studenti si educhino insieme e reciprocamente alla cura del proprio spazio virtuale.
Intorno al 2010, quando iniziarono queste riflessioni e questo percorso, il problema si poneva già in ambito scolastico ma anche in ambito legale: le forze dell’ordine cominciavano a occuparsi di truffe, adescamenti e crimini informatici. Da questa prima scoperta dei rischi del web nacque un imponente sforzo educativo, basato sulla sfiducia verso la rete e i social media, orientato all’individuazione e alla protezione dai pericoli. Per quanto queste nozioni siano fondamentali per un uso consapevole dei social media, non esauriscono di certo il tema: esiste un’altra faccia della medaglia, ossia un’altra parte di esperienza della rete e dei social che riguarda al contrario le loro potenzialità. Il web e i social, infatti, possono essere anche ampi spazi di condivisione di pensieri e idee, rivolti a un pubblico potenzialmente sterminato. La possibilità di esprimersi liberamente davanti “al mondo” indipendentemente dalla propria professione, provenienza, età, ha un valore straordinario e una portata rivoluzionaria, come sanno bene i migranti digitali, nati e cresciuti in un mondo dove questo era tutt’altro che scontato. In quest’ottica la rete diventa uno spazio di espressione positivo dove incontrare gli altri, e la cultura della rete diventa una cultura di condivisione.
Da tutto questo nasce il percorso didattico “How to microblog”, concentrato sul tema del rapporto con gli altri sui social e su come sfruttare queste opportunità comunicative grazie alla microscrittura. Il primo step della riflessione su questi temi riguarda la concezione personale dei social: essi possono essere usati dai ragazzi come archivi, album della propria vita quotidiana. Cosa vuol dire quindi curare la propria “stanza\bacheca”?
In primo luogo è necessario selezionare i contenuti che si mostrano sul proprio profilo e i contesti che vi si trovano, porre attenzione a quello che si dice e a come lo si dice. In secondo luogo è importante personalizzare tali contenuti, evitare la transitorietà di immagini e post e creare invece un’identificazione digitale e social. Altri punti fondamentali sono: la selezione anche dei contenuti altrui, ossia il moderare e controllare l’ingresso di contenuti altrui sulla propria bacheca o sul proprio profilo; l’uso sensato delle emoji che sono strumenti espressivi molto efficaci se usati in modo adeguato; l’unione degli account, se a ogni social corrisponde un registro espressivo diverso, tramite l’unione degli account sarà più facile traslare i nostri contenuti sui diversi sociale e avere a portata di mano tutti i propri contenuti.
Per quanto la rete possa tirare fuori il peggio di noi, quindi, a volte può anche tirare fuori il meglio. Specie per i ragazzi, i social possono essere un’occasione di superamento di limiti quali timidezza, tensione, imbarazzo, incomprensione. Nel corso del tempo sono emerse anche molte iniziative sul corretto uso della rete, per esempio il Manifesto della comunicazione non ostile. Ma l’idea di scrivere online solo quello che si direbbe di persona, per quanto sensata per degli adulti, può risultare riduttiva per i ragazzi che invece hanno la possibilità di dire qualcosa in più online. La scrittura in rete può essere un modo di calibrare e ordinare i pensieri prima di esprimerli, ma allo stesso tempo di comunicare in modo immediato. E questi sono temi fondamentali della didattica della scrittura, fra i cui obiettivi si trovano senza dubbio il lavoro sui propri pensieri e contenuti.
Un corso di scrittura per il web quindi è anche un corso sulla brevitas, inevitabile grazie al poco spazio disponibile, e sull’efficacia dei contenuti. Diversi generi letterari si prestano alla traslazione in rete, prima fra tutti la poesia, che è per sua stessa natura sintetica e densa di significati; ma non si deve sottovalutare il potenziale della micro-narrativa e dei racconti, scritti anche nello spazio di un tweet su temi di attualità, che possono rivelare sorprese e talenti dei ragazzi.
Nella pratica dobbiamo considerare che oggi non esiste più un unico social bensì ne esistono molti, con contenuti scopi e ambienti diversi. Abbiamo: Instagram,Tik Tok, Snapchat; Facebook, Twitter, Tumblr;Pinterest, Spreaker, Medium; YouTube, WhatsApp. Ognuno di questi social ha le sue regole e può essere sfruttato per scopi didattici diversi, calati nella realtà, coinvolgenti ed efficaci. Per esempio non sono da sottovalutare le possibilità didattiche offerte dall’uso delle immagini, che oggi sono il principale strumento di comunicazione del social per eccellenza: Instagram.
Anche lo strumento delle stories che sparisce nel giro di 24 ore può essere usato, e viene usato da molti, come uno strumento didattico di comunicazione e di informazione. Molti professionisti o esperti di un settore stanno usando le proprie stories per diffondere contenuti utili.
Se normalmente si condivide sui social per istintività, vanità o emulazione, è invece essenziale mettersi davvero in gioco, condividere perché si ha qualcosa da dire (e non se, perché tutti hanno qualcosa di buono da dire) dando il proprio contributo al mondo e allo stesso tempo riscoprendosi nel comunicarsi agli altri.
Per questo motivo proposte di attività didattica come l’esposizione di un argomento e la realizzazione di stories, la scrittura di un tweet o di un testo (biografia, racconto, articolo) nello spazio di un tweet, la creazione di un post di Facebook, la registrazione di un podcast, non solo sviluppano le abilità di sintesi e scrittura in un contesto concreto e con attività coinvolgenti ma aprono la strada per la creazione di un nuovo rapporto con i social, che da strumenti, spesso di offesa, diventano luoghi di incontro e crescita.