Al convegno "Dalle STEM alle STEAM" , che ha aperto il programma scientifico di Fiera Didacta Italia, Artuto Galansino e Vincenzo Schettini hanno parlato di arte, scienza e didattica multidisciplinare.
Metodologie  News ed eventi Tra le occasioni di formazione e di riflessione sull’innovazione didattica a Fiera Didacta Italia, di cui si è chiusa da poco la sesta edizione ospitata alla Fortezza da Basso di Firenze, il convegno di apertura del programma scientifico è stato dedicato al tema "Dalle STEM (Science Technology Engineering Mathematics) alle STEAM (Science Technology Engineering Arts Mathematics)". L'incontro, moderato da Beppe Severgnini, ha visto gli ospiti confrontarsi su come la connessione tra le discipline e le competenze sia il futuro della nostra scuola.
Giovanni Biondi, responsabile scientifico di Didacta Italia, aprendo il convegno ha infatti sottolineato un dato importante: in Italia studenti e studentesse hanno ancora molte difficoltà nelle materie scientifiche. Un gap scontato nelle classifiche europee e visibile soprattutto nel passaggio tra scuola primaria, dove la frammentazione disciplinare è ancora contenuta, alla secondaria, dove soprattutto all’esame di Stato molti non riescono a connettere tra loro le diverse conoscenze acquisite nel percorso scolastico.
Tenere le discipline separate non è quindi un metodo di insegnamento efficace di fronte alle intelligenze multiple dei ragazzi e delle ragazze di oggi, intercettate e stimolate ogni giorno da linguaggi diversi. Anche a scuola serve una contaminazione tra saperi e una trasformazione che porti a una rappresentazione reticolare e non più sequenziale delle conoscenze, per venire incontro alla sensibilità degli studenti e per organizzare una didattica adeguata.
Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, ha ricordato che questa associazione di discipline diverse era la regola nella Firenze di Leonardo da Vinci e di Bernini, come degli altri artisti e studiosi che possedevano diversi saperi nel Rinascimento e nel Quattrocento. La divisione tra arte e scienza è un fatto più recente, ma è oggi importante ritrovare la componente umanistica della scienza e quella scientifica dell’arte.
Per esempio è quello che fa Palazzo Strozzi con installazioni come The Florence Experiment, progettato nel 2018 dall’artista Carsten Höller e dallo scienziato e botanico Stefano Mancuso, che con il coinvolgimento del pubblico e un approccio didattico inclusivo portava i visitatori a interessarsi di diverse discipline attraverso l’arte; o come Aria di Tomás Saraceno, del 2020, pensato per far esplorare le alternative sostenibili che possono supportare il progresso tecnologico, per esempio in campo aerospaziale.
L’intervento di Laura Scalfi, che dirige il Liceo STEAM International di Rovereto, ha confermato la validità di questa direzione parlando della rivoluzione didattica in ottica STEAM portata avanti nelle sedi del liceo, che puntano a essere una “scuola neorinascimentale” attraverso un ripensamento metodologico importante.
Anche Vincenzo Schettini, docente di Fisica e autore del libro “La fisica che ci piace” e creatore dell’omonimo canale YouTube, ha offerto alcuni suggerimenti per portare nella pratica questo metodo: le lezioni che propone nei suoi video partono da uno spunto concreto per incuriosire gli studenti, come un semplice esperimento di Fisica o una presentazione che coinvolge diverse discipline. La multidisciplinarità permette di fare collegamenti molteplici e stimolanti, tra fisica e musica, chimica, ingegneria…
Una mentalità nuova da portare in classe e che presuppone, ovviamente, anche una formazione dei docenti diversa da quella attuale, che punti a valorizzare le predisposizioni e arricchire le conoscenze di ognuno per portare poi queste risorse in classe. L’uso dei social, per esempio dei video di TikTok, è solo uno dei modi per introdurre un argomento e dare ritmo alla lezione, senza dimenticare i contenuti e l’importanza di riscoprire il divertimento e l’aspetto relazionale che lega docente e studenti.