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Storyteaching: un supporto inclusivo per la didattica nella scuola primaria

La fondatrice di Storyteaching, un progetto che crea strumenti per bambini e bambine con fragilità, racconta il suo metodo e le sue peculiarità.

Metodologie  Inclusione 
15 aprile di: Monica Fornaciari
copertina

Il progetto

Storyteaching è un progetto di start-up ideato all’inizio del 2020, composto da un team di professioniste che creano strumenti visivi a supporto della didattica scolare elementare dei bambini, con un occhio di riguardo per chi vive Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) o è al limite di tale certificazione. Per Storyteaching la didattica non è un fine, bensì il mezzo attraverso cui vivere esperienze coinvolgenti in classe. L’intento è dunque proporre una nuova strategia di apprendimento da affiancare alla didattica tradizionale, articolata in video animati, pubblicazioni digitali e cartacee, ma anche veri e propri laboratori didattici.

Storyteaching propone quindi dei pacchetti educativi composti da video animati, albi e giochi di società, da usare in classe per portare creatività e inclusione. Ma cosa c’è alla base di questo progetto? Qual è il metodo che adotta?

Il metodo di Storyteaching

Le soluzioni che propone si basano su un principio scientifico: che la comunicazione narrativa sia elemento fondante nella facilitazione dell’apprendimento. Il progetto sfrutta dunque un metodo basato su tre fattori chiave:

  • la narrazione, che crea un gancio emotivo;
  • l’audiovisivo come format;
  • l’interattività come elemento esperienziale in grado di potenziare il ricordo didattico.

Il progetto intende quindi fornire alla didattica classica uno strumento nuovo: un mix di tecnica, creatività e coinvolgimento che punti sull'immagine, sul ritmo e sul dialogo emotivo.Il metodo alla base di Storyteaching applica le linee guida della letteratura scientifica riguardo al ruolo delle emozioni nell’apprendimento: se vogliamo che certe conoscenze siano interiorizzate e ricordate è necessario immetterle in un contesto capace di suscitare emozioni.

Ecco perché il focus delle produzioni è sempre una narrazione: perché essa, toccando canali più profondi, è in grado di agganciare meglio l’interesse del bambino, lasciando maggiormente impressa nella sua memoria l’informazione didattica.

Quello di Storyteaching è un metodo innovativo in Italia, mentre è più utilizzato in altri contesti, come ad esempio quello angosassone, che rappresenta per questo il suo modello principale, in quanto pone i presupposti per creare video animati che stimolino i bambini e le bambine ad interagire imparando.

La digitalizzazione dell’apprendimento

Storyteaching è, inoltre, un progetto che si adegua al trend attuale di digitalizzazione delle generazioni. Oggi, purtroppo, i bambini interagiscono sempre di più e sempre prima con modalità visive digitali e la loro soglia di attenzione è sempre più bassa. Ecco perché gli attuali strumenti didattici basati sulla memorizzazione di aspetti verbali risultano sempre di più inadeguati, anche per un target che DSA non è.

La conseguenza è che una fascia crescente di popolazione scolastica della scuola primaria soffre una didattica tradizionale che si basa troppo sulla memorizzazione di contenuti. Inoltre, questo fenomeno non crea solo problemi di apprendimento: ledendo l’autostima dei bambini e delle bambine, è in grado di minare il loro intero percorso di apprendimento.

Sempre più bambini (e in particolare quelli con DSA) sono più inclini ad apprendere attraverso le immagini e necessitano di una didattica meno tecnica, più creativa e con un approccio che mira a coinvolgerli attivamente.

Dalla didattica a distanza in poi, le famiglie italiane possiedono almeno un dispositivo elettronico per nucleo e i bambini, sempre più digitali, privilegiano strumenti visivi, interattivi e condivisibili. Attualmente i bambini DSA hanno a disposizione i centri pubblici e privati specializzati in Disturbi dell’Apprendimento e soluzioni editoriali adottate direttamente dagli insegnanti e dai genitori, ma talvolta queste proposte si rivelano onerose per la famiglia e poco attrattive per il target di riferimento.

Al momento Storyteaching ha creato un solo pacchetto educativo sui suoni duri e non trasparenti chi, che, chi, ghe, di cui si parlerà presto in un contributo; tuttavia il progetto sta cercando partner editoriali con cui lavorare in esclusiva per tutte le altre difficoltà ortografiche affrontate nel secondo anno della scuola primaria.

L’analisi del contesto ci mostra che i nostri bambini sono cambiati. Per questo, come insegnanti e genitori, abbiamo sempre più l’obbligo di evolvere il nostro linguaggio, puntando sul dialogo emotivo, sull’immagine e sull’interattività. Per tutte queste ragioni Storyteaching, ha scelto di mettere a disposizione delle classi degli strumenti didattici basati sull’animazione e le illustrazioni, seguendo un’impostazione innovativa e coinvolgente.