«Sgranare gli occhi e sbattere le palpebre»: il secondo incontro di educazione alla lettura «Una storia per» continua con albi mirabolanti e racconti stupefacenti.
Esperienze di insegnamento Al secondo incontro di «Una storia per», la valigia di Paola ha fatto uno scherzo alla seconda primaria: ha regalato a ogni bambino un foglietto con scritto il tema delle storie del mese, ma vi ha tolto tutte le vocali! Con molta concentrazione e qualche strafalcione, la classe è però riuscita a ricostruire la frase che nascondeva il tema delle storie: «sgranare gli occhi e sbattere le palpebre». Ma cosa ci succede quando abbiamo gli occhi sgranati e le palpebre ballerine? Abbiamo provato a farlo insieme: sui nostri volti i bambini hanno letto incredulità, stupore, meraviglia, e anche un po’ di paura, un mix di emozioni e sensazioni che abbiamo voluto esplorare anche attraverso la lettura.
Divisi in due gruppi, quindi, abbiamo cominciato le attività: un’ora di letture ad alta voce con Paola e la sua valigia, un’ora di Fantastica con me.
Con un tema tanto ampio, la valigia avrebbe potuto proporre infinite storie, ma tre sono stati gli albi prescelti: La tempesta (Ponti e Seyvos), Cane nero (Pinfold) e Una zuppa cento per cento strega (Le Huche, Quitterie). Quest’ultimo, forse il più amato dai bambini, è stato accompagnato da un pentolone con carote, porri e patate (gli ingredienti della zuppa), affinché ognuno potesse toccare con mano – e annusare con naso – il racconto. A conclusione delle letture, a ogni bambino un compito intrigante: preparare una propria zuppa di fiabe, gettando in un pentolone tre personaggi e due oggetti fiabeschi; questa attività sarà punto di partenza per il prossimo incontro di Fantastica.
Nell’ora di Fantastica, invece, abbiamo ripreso tutti i distici scritti dai bambini per compito, nei quali i bambini stessi avevano inventato dei personaggi. Li abbiamo letti, ne abbiamo sistemato la metrica e abbiamo affidato ad «a bi bo questa storia non la so...» (una filastrocca per fare la conta) la scelta di un distico-protagonista. Quindi, abbiamo provato a raccontarne la storia, cercando di far sì che fosse il più possibile sorprendente, da «sgranare gli occhi e sbattere le palpebre», per l’appunto.
I bambini sono stati eccezionali. Dalla conta, infatti, il distico scelto era:
«Conosco un tale, un tale di Fiorano che si compra un nuovo divano»
Difficile farne un racconto fantastico! Eppure, affidandolo a dodici bambini di sette anni, il risultato è stato meraviglioso.
Questo tale, infatti, aveva bisogno di un divano nuovo perché quello precedente gli faceva i dispetti. Un tormento, il divano precedente: tirava i capelli al tale, gli rovesciava il tè sulla camicia, nascondeva le coperte tra le pieghe dei suoi cuscini e talvolta vi nascondeva persino i cuscini stessi; il colmo, però, era stato quando il tale si stava per sedere comodo comodo sul suo divano, e il divano s’era spostato, facendo cascare quel tale a terra! A quel punto era proprio troppo: ci voleva un divano nuovo. E così, quando il tale era arrivato nel negozio dei divani, aveva avuto solo l’imbarazzo della scelta: divani che si trasformavano in aeroplani, divani molto servizievoli, divani che gli avrebbero passato il tè anziché farglielo rovesciare, divani che si chiudevano in valigie, divani che, addirittura, tra i cuscini nascondevano mondi incredibili. Comprensibile, dunque, che quel tale avesse deciso di comprarsi un nuovo divano. Anche se, alla fine, il tale non se l’era sentita di buttare il divano dispettoso, e così, in casa, di divani ne rimasero due, che presto divennero persino amici.
Una suggestione arrivata a noi adulti da questo racconto, al di là della creatività sprigionata dai bambini, è che il gruppo di narratori, quasi spaccato in due, premeva per due finali opposti. Alcuni bambini, infatti, empatizzando con il divano dispettoso, non potevano accettare che quel tale lo buttasse via: forse il divano faceva i dispetti solo perché aveva bisogno di un amico. D’altra parte, un gruppo di bambini era categorico: quel divano era stato un tormento, non meritava un’altra occasione.
Tornati a casa, i bambini sono stati invitati a riproporre la stessa attività in famiglia. Scelto quindi un personaggio (a loro discrezione se sceglierne uno inventato da loro, oppure uno di quelli inventati dai compagni), ne hanno scritta la storia. Tornati a scuola, l’ora di arte è stata l’occasione per trasformare il proprio personaggio in una marionetta, portando l’astratto a una forma concreta.
Anche questo incontro, quindi, si è concluso con tanto entusiasmo, con trenta nuovi titoli nella biblioteca di classe (presi in prestito presso la biblioteca civica) e con un saporito compito a casa: rileggere Una zuppa cento per cento strega e… farsi una scorpacciata!
Bibliografia:
Gli altri articoli che raccontano «Una storia per»:
Schede didattiche e immagini: © Viviana Grassi