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"Volevo essere un duro" di Lucio Corsi: quando la musica ci insegna ad accettarci

Luigi Novi, docente di Italiano Storia e Geografia nella scuola secondaria di primo grado, propone un percorso didattico tra letteratura, musica e crescita personale.

Metodologie 
12 marzo di: Luigi Novi
copertina

Introduzione

La musica, proprio come la letteratura, ha il potere di raccontare storie in cui possiamo riconoscerci. Il brano Volevo essere un duro di Lucio Corsi, presentato al festival di Sanremo 2025, affronta con ironia e profondità il tema dell’identità, della fragilità e dell’accettazione di sé. Attraverso immagini evocative, metafore e un linguaggio apparentemente leggero, Corsi ci porta a riflettere su un concetto fondamentale: spesso desideriamo essere diversi da ciò che siamo, ma la vera forza sta nell’accettare le nostre imperfezioni. Questo articolo propone un’analisi del testo e una serie di attività didattiche interdisciplinari per esplorare il significato del brano e stimolare il confronto tra studenti e studentesse su temi di grande attualità, come le aspettative sociali, il rapporto con le proprie insicurezze e la ricerca della propria identità.

1. Analisi del testo

Il desiderio di forza e invulnerabilità

Fin dall’inizio, il protagonista del brano esprime il desiderio di essere un “duro”, una persona che non si lascia scalfire dalle emozioni e dalle difficoltà della vita:

«Volevo essere un duro / Che non gli importa del futuro / Un robot / Un lottatore di sumo / Uno spaccino in fuga da un cane lupo.»

Le immagini scelte evocano forza, distacco emotivo e invincibilità. Tuttavia, questa aspirazione è solo un’illusione: il protagonista si rende conto di non essere nulla di tutto ciò.

La fragilità e la paura di non essere abbastanza

Dopo aver sognato di essere invincibile, il protagonista ammette la propria vulnerabilità:

«Però non sono nessuno / Non sono nato con la faccia da duro / Ho anche paura del buio / Se faccio a botte le prendo.»

Questa parte del testo ribalta completamente l’immagine iniziale: il protagonista è fragile, ha paura e non riesce a rispondere alle aspettative della società, che sembra premiare solo chi è forte e sicuro di sé.

Il tempo che scappa via

«Non ho mai perso tempo / È lui che mi ha lasciato indietro.»

Questa frase trasmette un senso di impotenza: nonostante l’impegno, sembra che qualcosa sia comunque sfuggito. Il protagonista si sente lasciato indietro dal tempo e dal mondo, un sentimento che molti giovani possono comprendere.

Il mondo è difficile per chi è "normale"

«Quanto è duro il mondo per quelli normali / Che hanno poco amore intorno / O troppo sole negli occhiali.»

Il brano affronta anche la difficoltà di chi si sente “ordinario” e non ha un talento speciale. Il protagonista non è un eroe, ma un ragazzo comune con le sue insicurezze.

Il confronto con la realtà e l’accettazione di sé

La seconda parte del testo porta a una riflessione più profonda:

«I girasoli con gli occhiali mi hanno detto “Stai attento alla luce” / E che le lune senza buche sono fregature.»

Le metafore qui sono fortissime: i girasoli, simbolo di chi segue la luce, ora indossano occhiali per proteggersi, mettendo in dubbio l’idea che “seguire la luce” (successo, felicità apparente) sia sempre positivo. Allo stesso modo, una "luna senza buche" sembra perfetta, ma in realtà è un’illusione.

Alla fine, il protagonista accetta la sua vera identità:

«Non sono altro che Lucio.»

Non è un duro, non è un eroe: è semplicemente se stesso.

La metafora dei «girasoli con gli occhiali»

Si tratta di una personificazione e una metafora:

  • è una personificazione perché attribuisce ai girasoli un’azione tipicamente umana, ovvero “parlare” e dare consigli («mi hanno detto “stai attento alla luce”»).
  • è una metafora perché i girasoli rappresentano simbolicamente persone sagge o esperienze che insegnano a essere prudenti di fronte alle illusioni e alle apparenze.

L’immagine dei girasoli con gli occhiali potrebbe suggerire un contrasto ironico: i girasoli, che naturalmente seguono la luce, ora indossano occhiali come se volessero proteggersi da essa, mettendo in dubbio l’idea che “seguire la luce” (metaforicamente il successo, la felicità apparente) sia sempre positivo.

2. Proposta didattica: attività per la classe

Questo brano si presta a numerose attività didattiche per coinvolgere studenti e studentesse in un percorso di analisi testuale, scrittura creativa e confronto con la letteratura.

Attività 1 - Analisi del testo e dibattito

Obiettivo: comprendere il significato del testo e stimolare una riflessione sulla propria identità.

Fasi:

1. Ascolto della canzone e lettura del testo.

2. Discussione guidata:

  • che cosa significa “voler essere un duro”?
  • Vi siete mai sentiti inadeguati rispetto alle aspettative degli altri?
  • Come il linguaggio ironico aiuta a rendere più efficace il messaggio?

3. Analisi delle figure retoriche nel testo.Strumenti: testo della canzone, domande guida per la discussione.

Attività 2 - Confronto con la letteratura

Obiettivo: Mettere in relazione il brano con opere letterarie che affrontano il tema dell’identità.

Testi suggeriti:

  • L. Pirandello - Uno, nessuno e centomila: il contrasto tra l’immagine che vogliamo dare di noi stessi e quella che gli altri vedono.
  • J.D. Salinger - Il giovane Holden: la difficoltà di accettarsi per ciò che si è.
  • G. Leopardi - Il sabato del villaggio: l’illusione della felicità e la sua disillusione.

Fasi

  1. Lettura di brani selezionati.
  2. Confronto con il testo della canzone: quali sono le somiglianze e le differenze?
  3. Discussione su come la fragilità e l’accettazione siano temi ricorrenti nella letteratura.

Attività 3 - Scrittura creativa – Chi vorrei essere?

Obiettivo: favorire l’espressione personale attraverso la scrittura.

Fasi

  1. Scrivere un testo intitolato Volevo essere… ma sono, ispirandosi alla canzone.
  2. Utilizzare metafore e immagini simboliche, come fa Lucio Corsi nel suo testo.
  3. Condivisione dei testi con la classe.

Strumenti: fogli di lavoro, guida alla scrittura creativa.

Attività 4 - Diario delle insicurezze

Obiettivo: promuovere l’accettazione di sé attraverso la riflessione personale.

Fasi

  1. Ogni studente scrive, per una settimana, un piccolo diario in cui annota i momenti in cui si è sentito inadeguato.
  2. A fine settimana, discussione in classe su come queste “imperfezioni” possano essere viste come punti di forza.

Strumenti: diario personale, attività di riflessione.

Conclusione

Volevo essere un duro è molto più di una canzone: è un invito a guardarsi dentro e accettarsi per ciò che si è. Portare questo brano in classe può essere un modo efficace per parlare di emozioni, insicurezze e crescita personale, attraverso un linguaggio vicino ai ragazzi e alle ragazze.

Il brano di Lucio Corsi è un perfetto punto di partenza per un percorso educativo interdisciplinare. Attraverso analisi testuale, musica, arte e scrittura creativa, gli studenti e le studentesse possono:

  • esplorare il tema dell’identità e della fragilità;
  • migliorare la capacità di espressione e narrazione;
  • collegare la musica alla letteratura e alla propria esperienza personale;
  • imparare ad accettare se stessi con ironia e consapevolezza.