Dire, fare, insegnare
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Alessandro D’Avenia: il potere delle parole

In occasione delle Romanae Disputationes, Alessandro D'Avenia ci ha parlato del valore delle parole, di come possiamo insegnarlo ai ragazzi e ci ha raccontato quali sono, per lui, le parole più importanti da trasmettere agli studenti.

Dire, fare, insegnare TV 
27 febbraio 2020 di: Redazione

In occasione del suo intervento alle Romanae Disputationes 2020 abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Alessandro D’Avenia, scrittore e insegnante, che ci ha parlato del valore delle parole e del perché è così importante insegnarlo ai ragazzi. 

Oltre al video, che potete vedere qui sopra, ecco la trascrizione dell'intervista. 

Come si può insegnare ai ragazzi il valore delle parole?

Insegnare ai ragazzi il valore delle parole è praticamente impossibile, se partiamo dalle parole, perché oggi per impararlo è necessario partire da ciò che genera la parola, il silenzio.Può sembrare paradossale, ma se oggi abbiamo parole che non hanno più presa sulla realtà è perché sono diventate parole-simulacro, parole che non dicono nulla sulla realtà, non aprono la vita. E invece la vita è lì, nascosta dove la meraviglia l’ha manifestata: Aristotele diceva infatti che l'inizio del filosofare – ma anche della conoscenza scientifica – viene sempre dalla meraviglia. E la meraviglia obbliga al silenzio, perché se assisto a qualcosa di straordinario devo stare in silenzio e interrogarmi: allora sì che comincerò a scavare e a cercare la parola giusta per raccontare il nodo della vita che ho ricevuto in quell’incontro. Io farei quindi una bella educazione al silenzio, alla riscoperta dei momenti di vera meraviglia, per poi andare a caccia di parole che siano in grado di nominare il contenuto di vita che ho intercettato.

Quali sono le parole importanti che dovrebbero essere insegnate ai ragazzi?

C'è un'unica grande parola che io insegnerei: bellezza. Mi piace pensare a quello che diceva sulla bellezza Platone, che si è inventato un’etimologia: faceva risalire questa parola – kalós – al verbo kaleo, che significa chiamare. Mi piace questa intuizione, che nella bellezza ci sia una chiamata alla vita.La prima parola è quindi bellezza, intesa come chiamata: una bellezza pericolosa, una bellezza che mette la libertà in gioco e ti chiede «ma tu, cosa stai facendo dei doni della vita?». Perché la bellezza è un incontro con ciò che ha compiuto il suo percorso e quindi ti interroga, chiedendoti a che punto del percorso sei tu.Questa prima parola, bellezza, ne apre un'altra che è chiamata, il verbo kaleo di Platone. L'altra parola che insegnerei quindi ai ragazzi – che è una cosa che noi a scuola oggi ci siamo dimenticati – è proprio chiamata: «ma tu, per quale parte di mondo sei fatto? Quale dono sei venuto a portare al mondo?». Si arriva così immediatamente a una terza parola, avventura: se sono chiamato, mi devo mettere in gioco. Avventura è un’altra parola con un’etimologia bellissima: aveva a che fare infatti con qualcosa di sacro: l'adventus era il momento in cui ci si incontrava con il divino. Era quello che facevano i cavalieri medievali entrando nella foresta – la foresta simbolica della vita – alla ricerca del grande evento che avrebbe risolto la loro identità e il senso del mondo. Quindi si approda all'ultima di queste parole, che è proprio quella del senso ultimo delle cose: si aspetta sempre la venuta di qualcosa – o di qualcuno – che dica finalmente l'ultima parola su noi stessi. L'ultima parola è quindi addirittura Dio, la cui ricerca in questo nostro mondo è a volte scomposta, a volte superficiale e a volte totalmente dimenticata e la rimetterei invece tra le parole fondamentali del nostro tempo.

Come descriverebbe, in una parola, le Romanae Disputationes?

La parola più adatta per le Romanae Disputationes è proprio meraviglia. Per i Greci la filosofia era la vita stessa, era aprire l'esistenza alla verità della vita stessa. Quella meraviglia generava sia il metodo scientifico sia quello filosofico: due strade diverse per arrivare al mistero. 

E quindi direi proprio questo, perché venire in un posto in cui ci sono dei ragazzi che si sono preparati a fare un dibattito filosofico e fanno questa trasferta non come la facevamo noi un tempo, semplicemente per saltare dei giorni di scuola, ma anzi per mettersi in gioco in una scuola più complicata, mi sembra una cosa che lascia a bocca aperta. Quindi vera e propria meraviglia.

Le lezione Il potere della parola tra poesia e filosofia, che Alessandro D'Avenia ha tenuto al convegno finale delle Romanae Disputationes a Bologna, è disponibile integralmente su YouTube