Con lo storico e scrittore Carlo Greppi, membro del Comitato scientifico dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri e fondatore dell’associazione Deina, abbiamo parlato di antifascismo e di quanto siano importanti per le nuove generazioni la didattica della storia e la partecipazione politica.
Dire, fare, insegnare TV  Armi di istruzione di massa Carlo Greppi, storico e autore di L’antifascismo non serve più a niente (Laterza), in questa intervista ci ha spiegato come il titolo scelto per il suo libro sia volutamente provocatorio: l’antifascismo serve eccome! Anche se la storia non si ripete mai identica a sé stessa, Greppi ritiene infatti che certi meccanismi della società odierna, basati sui privilegi di alcuni e sul mancato riconoscimento dei diritti di altri, possano essere ricondotte a dinamiche osservate altre volte nella storia dell’umanità.
Ragazze e ragazzi devono continuare a studiare l’antifascismo non solo per sapere cosa hanno vissuto le generazioni passate, ma soprattutto per comprendere il difficile contesto in cui si sono trovate a fare le loro scelte. Se si sono raggiunti certi obiettivi con enormi sacrifici (la prigionia, il confino, persino la rinuncia alla propria vita) in un momento in cui la libertà era un’utopia, allora è importante rendersi conto che oggi le possibilità di agire sono infinitamente di più.
Nel suo ultimo libro, Il buon tedesco, edito da Laterza e presentato in questi giorni al Salone Internazionale del Libro di Torino, Carlo Greppi ha raccontato una storia poco conosciuta, che parla di coloro che hanno disertato le forze tedesche per combattere insieme ai partigiani italiani, a dimostrazione del fatto che gli ideali possono unire le persone apparentemente più lontane.
Gli antifascisti, nonostante le loro differenze, sono riusciti a unirsi e a combattere il nemico attraverso la Resistenza. Hanno messo da parte le divergenze di opinione, e quindi quel senso identitario la cui esasperazione, in questo preciso momento storico, rischia di dividere i popoli. Quello che legava gli antifascisti era soprattutto un approccio basato sulla radicalità, per fondare un mondo completamente diverso senza scorciatoie e ambiguità: un insegnamento preziosissimo per le nuove generazioni, che vengono invitate dallo storico a occuparsi di politica, affinché le decisioni importanti vengano prese da persone competenti e con un profondo senso civico.
La didattica della storia, infine, serve non solo a comprendere i fatti, ma a sviluppare un metodo basato sull’analisi e sull’incrocio delle fonti. Ognuno di noi ha infatti un certo ricordo degli avvenimenti, fortemente legato al vissuto personale: l’analisi storica serve per mettere a confronto le diverse narrazioni di un determinato evento, in modo tale da farci avvicinare il più possibile alla verità.
Non perdetevi la mini lezione di Carlo Greppi sulla Resistenza italiana, da giovedì 21 ottobre online su Dire, fare, insegnaree dedicata alle classi della scuola secondaria di II grado. Carlo Greppi si è occupato di scuola anche al Salone Internazionale del Libro di Torino in occasione di L’Europa ancora da scrivere, il ciclo di formazione finalizzato a far conoscere la storia del Manifesto di Ventotene e rivolto alla scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado.
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