Dire, fare, insegnare ha avuto l’opportunità di intervistare Giovanni Biondi, presidente di INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) e di fargli alcune domande sul presente – e sul futuro – della didattica.
Problematiche scolastiche  Dire, fare, insegnare TV L’intervista si è concentrata sugli strumenti della didattica, sia cartacei che digitali. Il libro di testo, per esempio, secondo Biondi ha un compito fondamentale: aiutare gli studenti a sviluppare il pensiero critico. Ma – proprio per questo motivo – non deve forzatamente inseguire il digitale, recuperando la sua funzione originale e «tornando a essere un libro.»
Biondi, durante l’intervista, riflette anche sulla natura degli strumenti digitali e sul loro impatto sulla didattica, anche quella in presenza. Secondo Biondi il digitale è un linguaggio altro rispetto alla carta ed è necessario pensare e ragionare secondo le sue regole: «quando si impara una lingua […] all’inizio si pensa in italiano e si traduce in inglese, poi con il tempo si comincia a pensare in inglese: si apprende così un linguaggio. Lo stesso vale per gli strumenti digitali.»
Ma non ci si ferma qui: non solo gli strumenti ma anche le metodologie devono cambiare. INDIRE, con il movimento Avanguardie Innovative, cerca per esempio di ripensare anche l’architettura delle scuole, gli arredi scolastici e l’organizzazione degli spazi, che sono oggi ancora funzionali alla sola lezione frontale.