Dire, fare, insegnare
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Filosofare sul valore. Le Romanae Disputationes 2025

Il 27 settembre è iniziata la XII edizione del Concorso nazionale di filosofia per scuole superiori Romanae Disputationes. Il Presidente del Comitato Didattico, il prof. Gian Paolo Terravecchia, approfondisce l’approccio didattico del progetto e la novità del tema proposto per l’a.s. 2024/2025.

Grandi insegnanti 
23 ottobre di: Gian Paolo Terravecchia
copertina

La didattica ordinaria della filosofia mette a contatto coi classici, come sappiamo: si studiano i “grandi” (Platone, Aristotele, Cartesio, Kant, Hegel, Nietzsche e i classici del Novecento – ciascuno ha i suoi); si studiano anche molti dei “minori”; si familiarizza con le loro domande; si apprezzano le loro risposte, e nei tre anni in cui si studia la filosofia questo è già un buon risultato. Se però l’insegnamento liceale della filosofia non è la mera ricostruzione storica, un po’ “antiquaria”, dei pensieri del passato, quello che si fa “solitamente e per lo più” non basta. La sfida che ogni insegnante di filosofia deve affrontare nel suo lavoro, forse la più alta e difficile, è di formare a un’attitudine riflessiva e critica riguardo alle grandi domande sulla vita e sul senso delle cose, cioè a fare come quei classici che hanno avuto il coraggio di un pensiero personale, prima che originale.

Le Romanae disputationes, progetto di eccellenza del MIM, cercano da più di un decennio di offrire un’occasione perché gli studenti affrontino in maniera personale e critica i grandi problemi filosofici, vivendoli in prima persona, da protagonisti. Negli anni, si è discusso, per esempio, di giustizia, linguaggio, affetti, corporeità, realtà, tempo: si analizzano vari temi, guardando ai protagonisti del pensiero così da fondere il rigore storiografico con la riflessione teoretica. Quella proposta dalle Romanae è una didattica per competenze, oltre e prima che per conoscenze: bisogna saper argomentare, saper organizzare il pensiero, presentarlo in forma corretta per iscritto (organizzando il testo, stilando una bibliografia e corretti apparati di note); bisogna saper presentare una tesi mettendo in campo abilità oratorie, riuscendo a controllare la comunicazione non verbale e paraverbale; bisogna saper esprimere un’idea filosofica attraverso la comunicazione audiovisiva, elaborando una sceneggiatura, imparando il linguaggio della cinematografia (per esempio, costumi, trucco, uso delle luci, scelta dell’inquadratura, montaggio, recitazione); bisogna saper confutare il proprio interlocutore, identificare e denunciare le fallacie nell’argomentazione; bisogna formulare le proprie tesi nella forma più persuasiva.

Il percorso delle Romanae Disputationes di quest’anno scolastico avrà il suo compimento nella convention finale dei prossimi 10 e 11 marzo a Bologna. Le competenze da acquisire-potenziare possono sembrare tante, forse troppe ma le Romanae sono, in realtà, una serie di concorsi: per tesine, per video, per monologhi e per dispute regolamentate. Perciò, ciascun gruppo partecipa a una sola delle categorie del Concorso (appunto, tesine, video, monologo e, a seconda della classe, alla sezione junior – III e IV anno – o senior – V anno) e solo alcuni sono estratti a sorte, su base volontaria, per partecipare anche alle dispute. Inoltre, il Concorso offre agli iscritti una serie di strumenti di qualità (bibliografie di riferimento, lezione di apertura, videolezioni tenute da alcuni dei massimi esperti del settore, videotutorial caricati sul sito del Concorso, lezioni in sincrono online di formazione), così che i docenti siano aiutati a offrire una formazione di qualità.

Quest’anno il tema delle Romanae è: “Che cosa sono i valori? Genesi ed esperienza di ciò che vale”. Si tratta di un titolo-domanda che nel sottotitolo suggerisce due piste di ricerca indicando i filoni della genesi dei valori e dell’esperienza del valore. Si sollevano così, implicitamente, alcune delle più classiche domande dell’assiologia: in generale, che tipo di consistenza ontologica hanno i valori? In un mondo di fatti i valori esistono, o sono una proiezione soggettiva sulle cose? Che rapporto c’è tra il valore e la valutazione? I valori sono generati nell’individuo o hanno una dimensione, una genesi o anche solo un condizionamento sociale? Sono da noi manipolabili o indipendenti dalla nostra azione? Sono eterni o destinati a tramontare col tramonto della civiltà che li ha generati, per rinnovarsi in quella che nasce dalle ceneri della precedente? Che relazione c’è tra i valori e i beni, ammesso che vi sia? Vi sono differenze sul piano ontologico tra tipi di valori (per esempio, estetici, etici, sociali, religiosi, politici)? Vi è una gerarchia dei valori? In che senso e fino a che punto si può affermare un pluralismo dei valori? Che relazioni ci sono tra i valori e la vita emotiva? Che relazioni ci sono tra i valori e la vita morale? Che rapporto c’è tra valori e libertà?

Si tratta, insomma, di un tema sfidante, che nella didattica ordinaria rischia di passare sottotraccia, soprattutto perché gli autori che più lo hanno trattato sono considerati secondari, e che però è cruciale per la crescita e la maturazione personale. Esso verrà affrontato nel percorso delle Romanae attraverso una pratica didattica già essa stessa di valore che consentirà di pensare a sé e alla vita, riflettendo criticamente sul valore come esperienza di apprezzamento economico, ma anche come esperienza di ciò che è senza prezzo: per esempio, la libertà, la dignità umana, la solidarietà. Chi volesse avere un assaggio delle piste di approfondimento che il tema apre, troverà un’efficace introduzione nella lezione di lancio del Concorso, a cura di Giuseppe D’Anna.