Dire, fare, insegnare
Dire, fare, insegnare
Dire, fare, insegnare

La didattica a distanza in cucina: l'esperienza di "So-stare con me" e InChiostro

Laura Sivalli, coordinatrice dell'Ente Professionale InChiostro e del progetto "So-stare con me", ci racconta in prima persona la sua esperienza con la didattica a distanza.

Inclusione  Grandi insegnanti 
21 settembre 2020 di: Laura Sivalli
copertina



Laura Sivalli è laureata in Scienze Pedagogiche a Bergamo. La vita, anche per questioni familiari, l'ha portata ad occuparsi sempre di più della diversabilità. Nel 2017 diventa coordinatrice del Percorso Personalizzato Disabili dell'Ente Professionale InChiostro di Soncino, in provincia di Cremona e lo battezza: So-stare con me. In questo articolo ci racconta come la didattica a distanza ha impattato sul suo lavoro e sul percorso So-stare con me.

La mia testimonianza di didattica a distanza è stata gustosa, con sapori dolci e altri un po' salati. 

Sono la coordinatrice e pedagogista del percorso personalizzato So-stare con me dell’ente professionale InChiostro di Soncino a Cremona.

InChiostro è una cooperativa sociale che si occupa di disagio giovanile, educazione, diversabilità e prevenzione. Gli studenti di InChiostro vivono la loro giornata di scuola interamente immersi in una vera realtà produttiva che offre servizi di ristorazione. La gestione quotidiana di un ristorante didattico (in grado di offrire anche servizi di catering) e di un bar didattico - aperti al pubblico - mette gli studenti in contatto costante con clienti veri e propri che, in questo modo, contribuiscono alla loro formazione umana e professionale.

I ragazzi con cui lavoro hanno diversabilità di varia natura ma siamo riusciti ugualmente a realizzare a distanza, con l’aiuto anche dei genitori, un percorso culinario essenziale per vincere la paura. La cucina è stata fondamentale per far sciogliere i pensieri pesanti nati quando siamo rimasti a casa: i ragazzi hanno scritto e creato. Un’infografica riassume perfettamente il nostro lavoro online e offlinesfociato poi in quattro project work che abbiamo presentato ad alcuni ristoratori.



Le fasi del nostro lavoro sono state le seguenti. 

  1. Cerco su Internet una ricetta e cucino con la mia famiglia perché anch'io durante la quarantena posso essere utile.
  2. Dialogo con la mia famiglia e durante la quarantena scopro le mie radici attraverso la costruzione dell'albero genealogico dei piatti che piacciono ai miei familiari.
  3. Preparo una ricetta con ingredienti lombardi perché questa pandemia ha colpito tanto la Lombardia e per questo va riscoperta partendo dalla tavola.
  4. Attraverso un'app imparo a creare una lista della spesa per comprare gli ingredienti che mi servono per le mie ricette e a gestire il poco tempo dato per stare in un supermercato durante la quarantena.

All'interno di queste fasi le varie materie del nostro ente professionale si sono intrecciate, invece le ricette lombarde che i nostri ragazzi hanno realizzato durante il lockdown saranno pubblicate presto sulle pagine Facebook e Instagram di So-stare con me, per permettere a chiunque di far tesoro del nostro lavoro di scrittura e di competenza culinaria. Vogliamo essere una risorsa per tutti e dimostrare che da un periodo buio può nascere anche qualcosa di buono, che può essere assaporato! Per quanto riguarda l'adattamento del nostro lavoro alla DaD, il nostro percorso didattico prevede già nel lavoro in classe l'utilizzo dell'immagine come elemento fondamentale per la comprensione di ogni alunno. Basandosi su schemi, filmati e infografiche proiettati sulla LIM, è stato semplice proseguire con la stessa metodologia sulla piattaforma Meet di Google con la condivisione dello schermo del computer del professore. Un altro elemento che ha agito in maniera positiva è stato il coinvolgimento dei genitori. Anch'essi, soprattutto quando si è trattato di cucinare, sono stati parte attiva dell’interno progetto. Importante è stato anche fare attività didattiche che permettessero di prendere in considerazione il luogo in cui i ragazzi si trovavano. Per esempio la professoressa di inglese, dopo aver fatto un elenco di vocaboli in inglese e aver mostrato le immagini, ha chiesto di cercare gli oggetti reali corrispondenti  nella loro casa e di portarli davanti al pc: in questo modo la lezione diventa dinamica.Sono state incluse nella DAD anche ore di educazione motoria, durante le quali il docente ha creato degli esercizi con gli oggetti trovati in casa (es. pesi con bottiglie d'acqua, ecc.).Nella nostra didattica abbiamo usato anche video su YouTube per parlare di molti argomenti. E spesso abbiamo usato la metodologia della classe capovolta, sempre con risultati positivi.

Interessante è stato anche spiegare ai ragazzi che i loro lavori sarebbero stati pubblicati online sui nostri social (se tutti condividessero le proprie esperienze, quante risorse in più tra insegnanti ci sarebbero!) e mostrati a dei ristoratori che li avrebbero giudicati. L'inclusione è soprattutto andare oltre la propria classe, oltre i propri confini. Quando finiranno il percorso personalizzato So-stare con me, i ragazzi dovranno sapersi muovere nel mondo reale.

Chiedere ai ragazzi di mettersi in gioco, fare “ricerca sul campo”, informarsi sui piatti preferiti dai genitori e approcciarsi a un’app per organizzarsi e fare la spesa velocemente, data la situazione, è stato un elemento positivo. Fare sentire i ragazzi protagonisti è la chiave pedagogica migliore per ottenere un risultato positivo.

I risvolti negativi della DaD, invece, riguardano la stanchezza, fisica e mentale. Abbiamo notato che le lezioni più pratiche e interattive sono state le più “veloci” e stimolanti. Inoltre è mancato tanto il contatto fisico e lo stare insieme.

Il risultato, positivo o meno, della didattica a distanza è - in conclusione - dato anche da come la famiglia condivide e si sente coinvolta. Se tutto viene vissuto come un peso, il ragazzo lo percepirà come tale. Se la vive come un'opportunità, ci saranno ottime probabilità di riuscita. La scuola, come diceva una mia insegnante di psicologia, è una palestra di vita. Non dobbiamo scordarlo. Diamo agli alunni gli strumenti che serviranno per gestirla. E non nego che sto imparando anch'io a cucinare, grazie ai ragazzi: c'è tanto da imparare dagli alunni, la scuola serve a crescere insieme