L'anno scolastico si è chiuso: Luigi Novi ci racconta come si è sentito, nell'ultimo periodo di DaD, e riflette sul suo rapporto con gli studenti.
Grandi insegnanti Gli adolescenti hanno paura. Non possiamo negarlo. Non possiamo far finta di niente. Il lockdown li ha imprigionati proprio in un momento della loro vita in cui devono, invece, vivere di esplorazione e di relazione. La loro vita, negli ultimi mesi, l'hanno trascorsa in una specie di bolla, formata dalle mura di casa, assaporando il gusto amaro del "confino", desiderando evadere, correre, saltare, tirare calci a un pallone, incontrare gli amici, vedere i loro nonni. Tanti aspetti della vita sono cambiati all'improvviso, e adattarsi alle novità non è stato facile. Nelle settimane in cui noi docenti ci siamo impegnati con la didattica a distanza, ho avuto modo di percepire il grande disagio vissuto dai miei studenti. E ne ho avuto conferma correggendo alcuni temi, la cui traccia chiedeva di riflettere sulla paura, un'emozione molto diffusa in questo momento: i nostri ragazzi hanno temuto e temono di perdere innanzitutto i propri cari, poi la propria quotidianità, le relazioni costruite finora; hanno paura del domani, di come sarà il mondo se questo virus non sarà sconfitto. Alcuni hanno confidato di sentirsi angosciati, apatici, di non aver voglia di parlare con nessuno, di avere paura di uscire ora che è possibile con le dovute precauzioni. Una minoranza ha molto schiettamente affermato di aver trasformato questo periodo di emergenza in periodo di vacanza in cui oziare e pensare a nulla.
Come è stato difficile il nostro ruolo di docenti in questo periodo! Quante sfide ci attendono in un periodo in cui dobbiamo rivedere e adattare ogni volta il nostro modo di fare lezione!
C’è una competenza che ho sempre ritenuto centrale nella professione insegnante: la relazione. Ora più che mai credo che l’insegnamento debba essere innanzitutto e soprattutto relazione con gli studenti, capacità di farsi ascoltare e capire, capacità di ascoltare e mediare perché questa emergenza, che ci ha costretto a lavorare a distanza, ha messo veramente a dura prova la tenuta psicologica dei nostri ragazzi, soprattutto dei più fragili. Il consiglio che sento di dare prima a me stesso, poi ai miei colleghi, è quello di essere sempre pronti e aperti all'ascolto. I nostri adolescenti si trovano ad affrontare la fase evolutiva più instabile della loro vita in una società caratterizzata da profonda instabilità. E questo continuo bombardamento mediatico sul futuro incerto e l’assenza di lavoro, nonché il continuo parlare di morti, drammi personali e familiari, non li aiuta ad essere più sicuri e meno impauriti nell'affrontare la quotidianità e proiettarsi serenamente in epoche successive. Di tutto ciò ricordiamocene anche al momento della valutazione!