Dire, fare, insegnare
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WhatsApp, Meet, YouTube: la didattica a distanza nella scuola dell'infanzia

Serena Gusmini insegna nella Scuola Statale dell'Infanzia di Desenzano al Serio, in provincia di Bergamo. In questo articolo ci racconta come si è affrontato, nella sua scuola, l'arrivo della didattica a distanza.

Grandi insegnanti 
25 maggio 2020 di: Serena Gusmini
copertina

Insegno nella scuola dall’infanzia da trentacinque anni e nel corso della mia carriera ho cambiato più volte il mio metodo d’insegnamento, inserendo via via ciò che mi veniva offerto nei vari corsi di formazione, e scegliendo negli ultimi 15 anni di orientarmi verso la sperimentazione di ciò che suggeriscono le ricerche relative alla neurofisiologia dell’apprendimento

Le nuove tecnologie hanno trovato il loro spazio nella didattica quotidiana come corollario, per lo più attraverso giochi interattivi che permettano ai bambini, anche nel tempo del gioco non strutturato, di confrontarsi fra di loro nello scambio di competenze fra pari, e consolidare gli apprendimenti costruiti nello svolgersi delle attività didattiche, di sperimentare i primi approcci alla tastiera, di smontare un pc per vedere cosa c’è dentro e scoprire le funzioni delle varie parti. A questo si aggiunge un percorso didattico studiato e strutturato nei minimi dettagli per arrivare a sperimentare e giocare con il coding. Mai però mi sarei aspettata di fare didattica a distanza! Alla chiusura della scuola per l’emergenza sanitaria, il primo pensiero è stato sul come portare avanti i percorsi didattici avviati con i bambini, come mantenere alto il loro coinvolgimento e come continuare la formazione con i due tirocinanti universitari accolti in classe. Nella nostra zona la situazione sanitaria è precipitata in pochissimi giorni portando il nostro territorio, prima del tutto sconosciuto, sui notiziari di tutta Europa. Moltissime delle nostre famiglie sono state coinvolte e la scuola si è fatta carico in prima battuta del sostegno emotivo attraverso messaggi di vicinanza e affetto, proposte leggere e poco impegnative come i racconti, che potessero aiutare i bambini a ritrovare attimi di quella serenità che in famiglia non si respirava più, e nello stesso tempo non pesare sulle famiglie già gravate.Il prolungarsi della situazione, ha poi reso necessario riprendere anche le attività didattiche vere e proprie. 

Il primo strumento disponibile è stato il registro elettronico, che ben presto è stato sostituito da WhatsApp sia per omogeneità di scelta con le colleghe della scuola, sia perché permette di avere un contatto più diretto con i bambini e le famiglie. Successivamente si è passati a Google Meet, con incontri settimanali per mantenere i contatti affettivi con i bambini. Infine, la realizzazione del canale YouTube d’istituto è risultato lo strumento migliore come collante delle relazioni attraverso la realizzazione di video, e nello stesso tempo strumento didattico vero e proprio per proporre narrazioni, concetti, attività di consolidamento degli apprendimenti pregressi, e nuove proposte. Tutto questo ha messo di fronte le insegnanti alla necessità di “ripensare la didattica” nei tempi e nei modi. Non è infatti possibile chiedere a bambini che stanno davanti ad un monitor gli stessi tempi di attenzione che si costruiscono e si allungano nelle attività in presenza, così come non si possono fare proposte che implichino l’utilizzo dei sussidi e dei materiali didattici presenti a scuola. La casa, delle insegnanti in prima battuta e dei bambini poi, è diventata il luogo della caccia al tesoro, della creatività e dell’inventiva per poter costruire giochi ed attività che possano permettere di fare esperienza e aiutare i bambini ad acquisire quelle competenze che tradizionalmente si apprendono a scuola. 

Nella realizzazione del canale YouTube d’istituto è stata fondamentale la collaborazione degli insegnanti degli altri ordini di scuola per il supporto tecnico. Il punto debole nella scuola dell’infanzia, infatti, è proprio la competenza tecnica, che troppo spesso manca come formazione di base delle insegnanti e che permetterebbe di mettere in comune le risorse migliori di ciascuna, creando un circolo virtuoso di condivisione delle buone pratiche. Fortunatamente, nel nostro istituto comprensivo, è stata costruita una verticalità che ci consente di attingere alle competenze dei colleghi degli altri ordini di scuola.

Fare didattica a distanza mette in gioco tutte le competenze di un insegnante, non solo da un punto di vista tecnico, ma anche da un punto di vista linguistico, organizzativo, didattico, comunicativo, perché uscire dall’aula per entrare nella casa di ciascun alunno implica anche esporsi al giudizio dell’utenza e questo richiede un alto livello professionale. Sul piano personale, invece, la didattica a distanza richiede una ferrea organizzazione dei tempi. Non avendo orari di riferimenti, infatti, è facile arrivare a passare intere giornate al pc a progettare, filmare, assemblare materiali da trasmettere agli alunni, ricevendo in cambio la sensazione di non fare mai abbastanza, proprio perché non c’è coinvolgimento pratico diretto di ciò che si va a proporre, e quindi non c’è ritorno di efficacia.Come per tutti gli strumenti, anche la didattica a distanza ha due facce e questa esperienza suggerisce che può essere un ottimo strumento, a patto di collocarla in modo equilibrato nel quadro generale.