Dire, fare, insegnare
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Educazione positiva: un Summit per educatori e famiglie

Clio Franconi, ideatrice e organizzatrice del Summit Educazione positiva che si terrà online dal 17 al 21 aprile, ci ha parlato dei vantaggi di portare anche nelle scuole questo orientamento educativo.

Infanzia  News ed eventi 
14 aprile 2023 di: Redazione
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Dal 17 al 21 aprile si terrà l’edizione primaverile del Summit Educazione positiva, evento online gratuito dedicato a famiglie e educatori: il nuovo appuntamento con il Summit è rivolto, in particolare, a tutti coloro che accudiscono o lavorano con bambini da zero a cinque anni. Gli iscritti potranno assistere a interventi preregistrati e partecipare ad appuntamenti in diretta con più di 30 esperti di educazione positiva, psicologi, pedagogisti, docenti. Dire, fare, insegnare ha intervistato Clio Franconi, ideatrice e organizzatrice del Summit.

Che cosa si intende per Educazione positiva?

Educazione Positiva è la traduzione italiana del termine "Positive Parenting". La definizione più completa è quella riportata dal sito positivepsychology.com che fa riferimento a più ricercatori e pubblicazioni: “La genitorialità positiva è la relazione continua tra un genitore e un bambino o più bambini che comprende la cura, l'insegnamento, la guida, la comunicazione e il soddisfacimento dei bisogni di un bambino in modo coerente e incondizionato" (Seay et al., 2014). Debbie Godfrey aggiunge inoltre che l'obiettivo della genitorialità positiva è insegnare la disciplina in modo da costruire l'autostima del bambino e sostenere una relazione genitore-figlio reciprocamente rispettosa, senza spezzare lo spirito del bambino. Da questi autori emerge un quadro generale della genitorialità positiva come calorosa, premurosa e amorevole, ma non permissiva.

Quali sono i vantaggi dell’Educazione positiva?

Alcune evidenze empirico indicano che l’Educazione positiva porta a:

  • migliore adattamento scolastico tra i bambini;
  • maggiore motivazione tra i neonati;
  • maggiore interiorizzazione tra i bambini piccoli;
  • migliore funzionamento psicosociale tra gli adolescenti (Joussemet, Landry & Koestner, 2008);
  • aumento dei risultati cognitivi e sociali tra i bambini in età prescolare (Smith, Landry, & Swank, 2000).

Potrei continuare a lungo: ricordo solo, per esempio, che l’Educazione positiva può portare a numerose riduzioni dei comportamenti problematici e aumento delle competenze tra i bambini e gli adolescenti.

Perché un bambino dovrebbe fare meglio quando si sente incoraggiato?

Alcuni studi hanno usato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per esaminare i cambiamenti dello sviluppo neurale relativi all'apprendimento basato sul feedback, durante l'esecuzione di un compito di ricerca e applicazione di regole. I risultati comportamentali di tre gruppi di età (8-9, 11-13, e 18-25 anni di età) hanno dimostrato che, rispetto agli adulti, i bambini di 8-9 anni hanno eseguito in modo più impreciso dopo aver ricevuto un feedback negativo, rispetto a quando avevano avuto un feedback positivo.

Inoltre, i dati di imaging hanno evidenziato una differenza qualitativa nel modo in cui i bambini e gli adulti utilizzano il feedback sulle prestazioni. Cioè, la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia parietale superiore erano più attive dopo un feedback negativo per gli adulti, ma dopo un feedback positivo per i bambini (8-9 anni di età). Per i bambini dagli 11 ai 13 anni, queste regioni non hanno mostrato una sensibilità differenziale al feedback, suggerendo che la transizione avviene intorno a questa età (come evidenzia questo studio: Evaluating the Negative or Valuing the Positive? Neural Mechanisms Supporting Feedback-Based Learning across Development).

In che modo l’Educazione positiva può essere applicata dagli educatori alla scuola di infanzia e negli altri contesti scolastici?

Jane Nelsen ha indicato un vero e proprio paradigma per applicare l’Educazione positiva, e in particolare la Disciplina Positiva da lei coniata, anche nei contesti scolastici a tutti i livelli. Tutta la teoria si basa sugli studi di Adolf Adler, che credeva che i bambini (e tutti gli esseri umani) abbiano un reale bisogno di sentirsi in contatto con chi li circonda: un forte bisogno di provare un senso di appartenenza. Quando si trovano in un ambiente attento ai loro bisogni, alla loro esperienza, prosperano e sono meno propensi a mettere in campo comportamenti "negativi". Concetto che viene rinforzato dagli studi sull'attaccamento moderni.

Come applicare questo paradigma?

È difficile rispondere in poche righe: su questo argomento ci sono interi manuali. In sintesi, dovremmo chiederci: come posso prendere in conto il punto di vista del bambino, la sua esperienza, e coinvolgerlo, responsabilizzarlo, farlo sentire parte integrante della classe? Alcuni punti chiave sono allora l'esprimere apprezzamento e incoraggiamento anziché lodi, cioè focalizzarsi sul descrivere quello che il bambino fa, sull'impegno anziché sul risultato. Per esempio: "ho notato che ti sei sforzato di restare seduto durante il tempo della canzone", "ho visto che ti sei concentrato mentre facevi il disegno" "hai usato il blu e il giallo e hai fatto dei cerchi!" (anziché "che bel disegno!").

Un altro esempio: avere dei momenti regolari di "discussione" in cui potersi dire ciò che funziona bene e ciò che invece va migliorato, e proporre insieme delle idee per risolvere i problemi. È importante tenere in conto lo sviluppo socio-emotivo dei bambini nelle varie fasi, incoraggiarli partendo dalla comprensione dei comportamenti. Mettere un bimbo di 2-3 anni seduto in punizione sulla sedia perché ha urlato di rabbia non serve, da un punto di vista delle sue capacità cognitive ed emotive, a insegnargli nulla di utile per il futuro…

So che ci sono delle difficoltà legate al contesto, so che non è facile poter essere disponibili ad accogliere le emozioni naturali e fisiologiche dei bimbi in una scuola materna, in una classe con 25 bimbi. Cionondimeno, avere questi "strumenti" e queste basi aiuta anche insegnanti ed educatori a capire il perché dietro certi comportamentidei bambini e il perché dietro certe loro reazioni, e avere una direzione da seguire.



Nella foto: Clio Franconi

Bibliografia

  • Joussemet M., Landry R., & Koestner R., A self-determination theory perspective on parenting, 2008
  • Seay A., Freysteinson W.M., McFarlane J., Positive parenting, 2014
  • Smith K.E., Landry S.H., & Swank P.R., The influence of early patterns of positive parenting on children's preschool outcomes, 2000
  • Van Duijvenvoorde A.C.K., Zanolie K., Rombouts S.A.R.B., Raijmakers M.E.J., Crone E.A., Evaluating the Negative or Valuing the Positive? Neural Mechanisms Supporting Feedback-Based Learning across Development, 2008 (https://www.jneurosci.org/content/28/38/9495)