
“Hai presente quelle mappe dove c’è un pallino rosso con la scritta “Voi siete qui”? Beh, visto che vogliamo andare ad esplorare l’Universo, prima di tutto è importante capire dove ci troviamo, quindi proviamo a mettere un pallino rosso anche noi, anzi due: uno nello spazio e uno nel tempo”.
Comincia così Lassù nell’Universo − edito da Editoriale Scienza e di cui la casa editrice il 28 ottobre ha fatto una presentazione sulla sua pagina Fb −, un libro che ci accompagna in un viaggio nello spazio condotto dall’astrofisico Amedeo Balbi, dallo scrittore Premio Andersen Andrea Valente e dall’illustratrice Susy Zanella. Un viaggio rivolto ai ragazzi, ma − perché no? − anche ai genitori interessati a ripercorrere le basi dell’astronomia in modo divertente ma senza rinunciare alla scientificità: da quanto esiste e che forma ha l’Universo? C’è vita fuori dal nostro Pianeta? Che cos’è l’antimateria? Che cosa c’era prima del Big Bang?
Amedeo Balbi, che in questa intervista ci aveva parlato delle storie di grandi scienziati e scienziate presenti inCercatori di meraviglia (edito da Rizzoli), ha raccontato che, prima di scrivere Lassù nell’Universo, non aveva mai utilizzato espressioni come gulp, spalsh, ops, crash, termini legati al linguaggio dei fumetti impiegati allo scopo di rendere la lettura più divertente, ma che non si sono mai sostituiti al rigore scientifico al quale gli autori hanno cercato sempre di attenersi, certi che i disegni di Susy Zanella avrebbero reso tutto più accattivante e più facile da comprendere.
L’unione tra l’approccio scientifico di Amedeo Balbi e la scrittura brillante e allegra di Andrea Valente rendono quest’opera particolarmente coinvolgente. In Lassù nell’universo non troviamo i soliti elenchi di pianeti, i dati sulle masse e le distanze o il numero dei satelliti: niente nozionismi, insomma, ma brevi, sintetici capitoli in cui si risponde alle grandi domande dell’astronomia e dell’astrofisica.
Il racconto è inoltre arricchito da alcuni quiz sugli argomenti trattati, da note storiche e metodologiche relative alle diverse scoperte, ma soprattutto da quest’idea che la scienza e l’immaginazione siano legate da una sostanza comune. E così, tra un capitolo e l’altro, ci troviamo a fantasticare sull’aspetto degli alieni, a scoprire la fiction che tratta di pianeti immaginari, a sbirciare tra i film di fantascienza ispirati all’astrofisica, a immaginarci dentro questo immenso Universo che si espande a un ritmo sempre più veloce, facendo allontanare i suoi elementi come se fossero, per utilizzare le parole di Balbi – che, grazie alla loro semplicità e forza evocativa, rendono benissimo l’idea − “acini d’uva dentro un panettone che lievita”.
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