Dire, fare, insegnare
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Dire, fare, insegnare

Penso, parlo, posto: cambiare il mondo una parola alla volta.

Perché si litiga sui social? Come possiamo contrastare le false notizie? Gli spunti lanciati da Penso, parlo, posto sono tantissimi, ed estremamente utili in classe e fuori.

25 ottobre 2019 di: Redazione
Recensione

Se una persona esprime un giudizio negativo nei confronti di una mia convinzione mi devo sentire attaccato? Quanto è importante citare la fonte di un contenuto che condividiamo o utilizziamo? Le parole possono sia costruire qualcosa che demolirla? Come si fa a non essere complici (anche involontari) dei bulli? 

Sono alcuni degli (s)punti interrogativi seminati dentro Penso Parlo PostoBreve guida alla comunicazione non ostile, un libro nato con l’obiettivo di rivoluzionare il linguaggio online e offline una parola alla volta.

Una domanda di fondo percorre questa breve guida: è possibile costruire una comunicazione eticamente più corretta e consapevole per il domani? Sì, ma è necessario iniziare a riflettere sull’uso quotidiano delle parole e sui rischi di un utilizzo improprio dei mezzi virtuali, ricordando che «virtuale è reale». 

Gli autori Carlotta Cubeddu e Federico Taddia non propongono un decalogo di regole, ricette o soluzioni how-to-do, ma una “cassetta degli attrezzi” necessari per sviluppare la capacità di pensare e di trovare le proprie parole. È fondamentale capire l’importanza delle azioni, delle parole e del silenzio proprio perché sono i tre elementi fondamentali che ci definiscono agli occhi degli altri e di noi stessi. 

Partendo dai 10 punti del Manifesto della comunicazione non ostile dell’associazione Parole O_stili, gli autori raccontano storie di vita, davanti o dietro lo schermo, che coinvolgono i ragazzi e le ragazze generando in loro delle domande e snocciolando le questioni etiche che si presentano ogni qualvolta comunichiamo con qualcuno, sia online che offline. 

Lungo questo breve percorso nascono molte domande, o meglio, “(s)punti interrogativi”. Ma ciò non deve spaventare: ogni qualvolta si affrontano temi complessi, che coinvolgono tanti diversi elementi e punti di vista, si generano molte perplessità e riflessioni.

Ecco perché risulta essere un buon strumento per insegnanti ed educatori che vogliano attivare e guidare il dibattito in classe su temi legati al cyberbullismo e alla comunicazione in senso lato. È anche un’ottima lettura da affidare ai ragazzi a casa, stimolati dalle illustrazioni e dai box che facilitano la riflessione.

Età da 11 a 13 anni (secondaria di primo grado)

Voto:

5