Maurizio Maglioni, presidente dell'Associazione Flipnet, ci racconta la nascita del Parco della Gratitudine: la prima scuola capovolta d'Italia.
Metodologie  Scuole nel mondo Dal 14 settembre 2020 sarà ufficialmente in attività il Parco della Gratitudine, la prima scuola in Italia che applica a tutto tondo il metodo capovolto. Abbiamo chiesto a Maurizio Maglioni, fondatore dell'Associazione Flipnet, di raccontarci l'origine e gli obiettivi del progetto, ma anche del suo impegno per la diffusione del metodo capovolto in Italia.
Come nasce l’idea del Parco della Gratitudine?
L’idea di fondare una scuola parentale altamente innovativa come Parco della Gratitudine è nata lentamente durante i primi 7 anni di vita dell’Associazione Flipnet. Fondammo Flipnet nel 2014 per portare in Italia il metodo capovolto, il Flipped Learning, che stava dando enormi risultati in tutto il mondo. Raccogliemmo 200 pubblicazioni scientifiche che ne illustravano i benefici in altrettante scuole e università fra le più famose del mondo e cercammo di riprodurlo in Italia. Creammo corsi di formazione di ogni tipo: in presenza, online o misti, di primo, secondo e terzo livello.
Ma subito arrivarono i problemi, molti insegnanti italiani mostravano due carenze culturali: una scarsa competenza pedagogica e una difficoltà diffusa nell’uso degli strumenti digitali.
In pratica riuscimmo a formare solo un migliaio di docenti ogni anno. Sembrano tanti ma 7000 docenti sono un centesimo dell’organico nazionale che è di 700.000 insegnanti. Quindi in media uno per scuola.
Quando i genitori ci chiedono dove sono le scuole capovolte per iscrivere i loro figli, io devo rispondere, dopo 7 anni di lavoro durissimo, che non ci sono. Non abbiamo scuole capovolte ma solo docenti sparsi. Io stesso, a Roma, non ho potuto iscrivere mio figlio con una maestra che adottasse questo metodo, anche perché, in Italia, puoi scegliere la scuola ma non la maestra.
Qual è l’obiettivo dell’iniziativa?
Oggi l’obiettivo è diventato ancora più ambizioso: vogliamo creare una scuola capovolta con solo docenti capovolti. Però vogliamo anche andare oltre: abbiamo voglia di dare ai bambini e ai ragazzi un’occasione di crescita alternativa alla scuola come è stata pensata fino ad adesso. Vogliamo praticare un modello pedagogico molto diverso dall’attuale, fondato sulla creatività sullo spirito di iniziativa, sull'autoapprendimento e sull’autovalutazione. Nel nostro modello l’apprendimento non è mai un ascolto passivo ma sempre un’attività di coppia o di gruppo, sfidante e coinvolgente. Siamo sicuri che attrarremo l’attenzione dei media e del mondo della cultura perché l'attuale modello educativo scolastico statale non è più in grado di svolgere il suo ruolo. La cosiddetta scuola dell’obbligo oggi sta creando milioni di ragazzi spaesati, privi di creatività, di autonomia, di capacità collaborative.
Quali sono i riferimenti pedagogici a cui si ispira?
I nostri riferimenti pedagogici sono Bergman e Sams, creatori del Flipped Learning; i fratelli Johnson, fondatori dell’apprendimento cooperativo; Carl Rogers, ideatore della pedagogia non direttiva e dell’insegnante facilitatore; Thomas Gordon, il primo a chiarire cosa rende efficace l’insegnamento e cosa lo vanifica. Poi ci sono Marshall Rosenberg, padre della comunicazione empatica e non violenta e, come non ricordare, Maria Montessori, geniale iniziatrice delle scuole italiane.
Come è organizzato il parco in caso di un nuovo lock down?
Cominciamo dando a ogni bambino o ragazzo un notebook che lo accompagna sempre e lo tiene in contatto con noi anche in caso di lockdown.
Siamo convinti che si impari meglio cominciando da ciò che è facile per passare poi a ciò che è difficile. Per questo insegniamo a leggere e scrivere ai bambini prima in digitale e poi con la penna.
Ogni giorno proponiamo attività creative, autentiche e cooperative, mai scolastiche ma sempre in contatto con la realtà e il mondo del lavoro. Non le annotiamo sul quaderno ma ogni alunno ha un sito web personale sul quale riporta i risultati delle attività di ogni giorno.
In caso di lockdown non ci saranno interruzioni. Sullo stesso notebook che usiamo ogni giorno per lavorare, gli alunni metteranno on line quanto fatto da casa in autonomia o in coppie di lavoro che comunicano online.
Sappiamo di essere gli unici, per ora, a fare queste cose in Italia e per questo ci sentiamo un po’ visionari. Ma secondo noi la scuola tradizionale non può più reggere al confronto con la modernità. O si cambia ora o si condannano le giovani generazioni a una vita molto dura.