In Francia c’è un programma di emergenza per chi ha abbandonato la scuola: le classi di rimobilitazione. Romain Borgna ci ha spiegato come funzionano.
Scuole nel mondo In molte zone della Francia le autorità scolastiche hanno istituito le cosiddette classi di rimobilitazione (remobilisation). L’obiettivo di queste classi è quello di alleviare una grave emergenza: riportare a scuola gli studenti e le studentesse che l’hanno abbandonata per diversi motivi (salute, scuola, trasloco o esclusioni multiple in seguito a consigli disciplinari). Questi programmi, che si inseriscono nella lotta anti-abbandono scolastico, sono gestiti dai Réseaux Formation Qualification Emploi (FOQUALE, in italiano Reti Formazione Qualificazione Lavoro), che riuniscono le autorità educative nazionali che si occupano di aiutare i giovani che hanno lasciato la scuola senza un diploma o senza qualifiche sufficienti.
Il programma di propone di prevenire l’abbandono scolastico con la mobilitazione delle risorse locali, attraverso la collaborazione con un gran numero di attori del territorio coinvolti nella formazione e nell’integrazione dei giovani, sia nell’ambiente scolastico che nell’ambito di alleanze educative esterne (associazioni, enti locali, imprese, servizi sociali, servizi sanitari, sistema giudiziario, ecc.).
Si tratta soprattutto di accogliere e sostenere i giovani a partire dai 16 anni che rischiano di abbandonare o che hanno già abbandonato il sistema educativo senza aver conseguito un diploma o una qualifica di livello sufficiente. Si tratta anche di consentire ai giovani interessati di ritrovare la fiducia in se stessi, di ristabilire i legami con il proprio ambiente sociale, educativo e familiare e di proiettarsi nel futuro, diventando protagonisti attivi dei propri progetti di formazione e integrazione.
L’obbiettivo di formazione va raggiunto quindi attraverso l’aggiornamento sistematico delle conoscenze, preparando attivamente all’orientamento professionale e costruendo progetti personali e professionali.
La classe di rimobilitazione è in un certo senso l’ultimachance. Si tratta di una classe aperta: in altre parole, ogni studente che ha abbandonato la scuola può entrarvi, per poi lasciarla non appena si trova un nuovo indirizzo. Gli studenti individuati dai FOQUALEvengono contattati e intervistati individualmente dai coordinatori delle classi di rimobilitazione, talvolta accompagnati dagli insegnanti che lavorano nelle classi. Una volta accettata la domanda, lo studente entra a far parte del programma.
In un certo senso, si tratta di uno spazio di transito scolastico, o piuttosto di uno spazio-tempo scolastico. Durante i pochi giorni, settimane o mesi in cui l’alunno si trova nel programma, a seconda della sua età, del suo livello e dei suoi risultati, l’obiettivo è quello di ricostruire l’istruzione complessiva di cui l’alunno può beneficiare - e, a volte, di costruirla.
La prima cosa che colpisce un insegnante che lavora in una classe di rimobilitazione è senza dubbio l’enorme diversità degli alunni. Quando ho lavorato in questa classe, ho avuto a che fare con un piccolo gruppo di alunni non solo di livelli molto diversi, ma anche di età molto diverse, tra i 16 e i 20 anni.
Ad esempio, alcuni alunni allofoni non erano in grado di scrivere (e nemmeno di parlare) in francese, mentre altri alunni dello stesso gruppo avrebbero potuto inserirsi senza problemi in una scuola secondaria generale. È quindi necessario variare costantemente le attività proposte agli alunni, per adattarsialle loro difficoltà e alla loro padronanza generale delle competenze richieste.
Poiché gli insegnanti coinvolti nelle classi di rimobilitazione non sono soggetti a curricula specifici come nel caso dell’istruzione tradizionale, c’è una grande libertà nei temi studiati. Ad esempio, ho avuto l’opportunità di insegnare insieme a un collega storia-geografia (la mia materia) e inglese, lavorando sul tema del controllo delle armi negli Stati Uniti. Abbiamo anche svolto un lavoro interscolastico sulla storia e le memorie della schiavitù negli Stati Uniti e in Francia, con grande successo, poiché questi temi hanno suscitato l’interesse degli alunni francesi in generale.
Le competenze psicosociali sono quindi senza dubbio le più importanti. Poiché gli alunni che aderiscono al programma hanno spesso perso fiducia e interesse per la scuola, è necessario ridare loro il gusto dell’istruzione. Ciò richiede un orario strutturato (ma adattato) e l’instaurazione di un ritmo di lavoro che possa “far decollare” l’alunno e permettergli di immaginare di continuare gli studi.
È difficile tracciare un bilancio generale di questo tipo di programma, che dipende dall’area geografica, dall’anno scolastico, dal periodo dell’anno... ma soprattutto dagli alunni stessi e dalle energie profuse dagli insegnanti per farli rientrare nel sistema. Nella mia esperienza, però, i risultati sono stati altalenanti: se da un lato il programma è un’ottima idea di lavoro e un punto di partenza, dall’altro si rivela a volte molto complicato mantenere la continuità dell’apprendimento, visti gli alti livelli di assenteismo e i problemi disciplinari a volte difficili da gestire, anche in classi di dieci alunni o meno.
Tuttavia, vale la pena sottolineare che l’esistenza di un tale programma è salutare in un momento cruciale della storia dell'istruzione in Francia, segnato da un investimento finanziario globale sempre più improntato al risparmio di bilancio.