Dire, fare, insegnare
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Se c’è vento... non vale!

Fare sport tra vento e alta quota: Marco Barbujani ha condiviso con noi uno spunto di lezione per capire come le condizioni ambientali influiscono sulla prestazione.

Secondaria 
07 marzo di: Marco Barbujani
copertina

Quali sono gli ingredienti per battere un record di velocità nella corsa? Sicuramente tanto allenamento, avere le scarpe giuste, la pista perfetta... e a volte anche il vento! Proprio così: anche l’ambiente ha degli effetti su alcuni tipi di sport, anche se quasi non si vedono.

La presenza del vento, ad esempio, è uno degli elementi che possono “aiutare” una corsa o un salto, perché quando il vento soffia da dietro è più facile correre veloci. Proprio per questo per alcuni sport si è deciso di non tenere conto di nuovi primati se, mentre si corre, il vento che soffia da dietro è più forte di 2 metri al secondo.

Gli sport in cui si può sentire l’aiuto del vento sono soprattutto le gare brevi e veloci, in cui si corre in una sola direzione, come i 100 metri o il salto in lungo. Anche se l’effetto del vento è piccolissimo, in certi casi può essere importante perché in queste discipline fa la differenza anche solo un vantaggio di pochi centesimi di secondo (per la corsa) o di pochi centimetri (per il salto in lungo).

Un altro aspetto che può aiutare o mettere in difficoltà atleti e atlete è l’altitudine: in alta montagna, infatti, l’aria è meno densa che al livello del mare. “Meno densa” vuol dire che nell’aria che respiri in montagna troverai meno particelle (chiamate molecole) di quelle che respireresti al mare e in pianura. Il fatto che l’aria di montagna abbia meno particelle ha due effetti particolari nello sport:

  1. Avendo meno particelle, l’aria di montagna in cui corriamo o saltiamo si “scontra” con noi con meno forza.
  2. L’aria di montagna contiene anche meno ossigeno, che però è fondamentale soprattutto negli sforzi che durano tanto tempo.

Perciò se si fanno delle gare in montagna gli effetti possono essere diversi. Correre incontrando meno resistenza dell’aria aiuta nelle corse veloci (100 metri, 110 metri a ostacoli, ecc.) o nel salto in lungo e triplo. In queste gare brevi e veloci la scarsità di ossigeno non è un problema, perché gli sforzi durano pochissimo. Invece nelle gare più lunghe, come la maratona o il calcio, avere meno ossigeno può diventare un ostacolo.

C’è un caso famoso in cui questi effetti si sono visti: è quello delle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico, quando le gare si svolsero a circa 2300 metri di quota. Sembra che proprio l’altitudine abbia favorito alcuni nuovi record: ad esempio, Bob Beamon fece un salto in lungo di ben 8 metri e 90 centimetri, e per 22 anni nessuno è riuscito a superare quel primato. Il super-salto di Beamon probabilmente è stato possibile anche grazie all’aria poco densa. In quella Olimpiade anche la maggior parte dei vincitori delle corse veloci, sia uomini che donne, vinsero facendo un nuovo primato mondiale.

Perciò attenzione: tra un allenamento e l’altro, la prossima volta che cercate di battere un record ricordatevi di controllare anche l’altitudine e la direzione del vento!