Dire, fare, insegnare
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Voicebookradio.com, la radio delle scuole italiane

In questa intervista il direttore artistico Giulio Ceccanei e Ilaria Ciamillo raccontano come è nata voicebookradio.com, la webradio degli studenti.

Secondaria 
26 marzo di: Redazione
copertina

Voicebookradio.com è la webradio delle scuole d’Italia, che nella sede di Roma coinvolge ogni anno studenti della secondaria di II grado con progetti che diventano percorsi fatti di condivisione e creatività, creando competenze professionali per il loro futuro. Con un palinsesto che unisce intrattenimento, informazione e divulgazione, con un occhio sempre attento alle direzioni della scuola oggi, da esperimento di alternanza scuola-lavoro voicebookradio.com è diventata molto di più.

Dodici anni fa la webradio nasce come una scommessa, che parte da una piccola aula del Liceo Scientifico J.F. Kennedy di Roma, dodici ragazzi e dalla voglia di vedere cosa sarebbe successo facendo radio insieme. Abbiamo chiesto di raccontarci come è andata a Giulio Ceccanei, direttore artistico, e Ilaria Ciamillo, ex studentessa che oggi lavora per voicebookradio.com, lì dove ha coltivato la passione per la radio ed è diventata una professionista.

Da dove parte l’idea di fare una radio con gli studenti e come è cresciuto il progetto?

Ceccanei: L’idea di partenza è la considerazione che radio, proprio perché è un mezzo terribilmente evocativo e diretto, può avere una ricaduta importante sulla didattica, aiutando a sviluppare quello che manca tanto ai giovani: il confronto, la chiacchiera, il poter parlare e quindi avere uno spazio in cui confrontarsi.

All’epoca non c'erano le radio scolastiche: voicebookradio è stata una delle prime, ma la chiamerei piuttosto una radio “all'interno di una scuola”. C'è una piccola, grande differenza: la radio scolastica è solitamente uno spazio ludico, dato agli studenti per divertirsi. Io credo invece che per fare radio si debba capire prima di tutto che non si tratta di un “giocattolo”, ma di un mezzo di comunicazione importante e impattante, che ha bisogno di una strumentazione e competenze specifiche e che va considerato nel modo corretto.

Il nostro obiettivo era quella di formare ragazzi e ragazze, dopo aver superato la prima prova, cioè convincere genitori e docenti. Davanti ai loro dubbi, con la preside del liceo Kennedy abbiamo insistito e mostrato il valore del progetto, perché all'interno di una radio ci sono tantissime professioni, tantissime competenze da assumere per fare appunto non solo una radio scolastica. Noi volevamo fare qualcosa di differente, insegnare ai ragazzi a tenere una telecamera, a fare dei montaggi, a capire come si parla, da dove si prendono le notizie, quali sono le fonti, come confrontarle tra loro.



Ciamillo: A mano a mano professori e genitori si sono accorti delle competenze sviluppate facendo radio e hanno capito che quelle legate a questo mondo sono vere professioni. Anche nel contesto delle prime prove dell’alternanza scuola-lavoro questo è stato un risultato importante e voicebookradio.com da quel momento ha iniziato a crescere, attirando l’attenzione del Ministero e con progetti portati avanti anche per la Commissione europea e per il Miur.

Ceccanei: A un certo punto c’è stata l'esigenza di formarci come associazione culturale, con gli ex studenti della prima sperimentazione e con tanti altri. Oggi abbiamo una sede con cinque studi e continuiamo a puntare a creare altri posti di lavoro.

La nostra è una radio impostata in modo da essere sia una radio web tematica sia una radio commerciale di flusso. Una formula che funziona benissimo, gli ascolti salgono sempre di più e stiamo lavorando di fare il salto verso una radio transnazionale, arrivando ovunque e coinvolgendo anche i ragazzi in Erasmus che diventano dei veri e propri inviati speciali in tutto il mondo. Nel frattempo facciamo anche corsi di doppiaggio, il podcast Indire+ e il Progetto Podcast Educativi, che chiede ai docenti di mettersi in gioco e di registrare un podcast della lezione più ostica della settimana in 12 minuti.

Oggi tante scuole, sfruttando i fondi disponibili, hanno potuto attrezzare aule per registrazioni audio. Qual è il modello che voi proponete?

Ceccanei: Moltissime scuole ci hanno contattato per capire come usare al meglio i fondi del PNRR, ma per noi era importante far capire che quelle attrezzature potevano essere usate per creare professioni, per far scoprire opportunità diverse a ragazzi e ragazze. E questo si può fare facendo non la solita radio scolastica, ma costruendo seriamente le competenze richieste dal mondo del lavoro.

Se oggi siamo arrivati a 26.000 ragazzi passati dalla nostra formazione, è perché crediamo in questo modello. Qui in radio hanno la possibilità di prendere confidenza con la strumentazione e con le loro potenzialità, che spesso poi si sono concretizzate in percorsi professionali radiofonici. Come nel caso di Ilaria.

Ciamillo: Io sono cresciuta con la radio e quando ho sentito che al Liceo Kennedy sarebbe partito questo progetto e ho ascoltato Giulio parlare anche nella mia scuola, ho preso l’occasione al volo. Quando Giulio ha chiesto se qualcuno voleva fare una prova al microfono, mi sono buttata e ho fatto un oroscopo improvvisato, e da lì è iniziata la nostra collaborazione. Una volta diplomata ho continuato il percorso in radio, è diventata la mia professione e sono diventata a mia volta formatrice di voicebookradio.com e responsabile dei rapporti con le scuole.

Ho fatto anche altre esperienze formative ma la radio è sempre stata un punto fermo, e per fortuna i miei genitori mi hanno sempre appoggiato. Facendo questo lavoro ho avuto l’opportunità di confrontarmi con tante persone, di intervistare figure importanti e di esercitare sempre quello spirito critico che Giulio ci ha insegnato e che permette di capire le situazioni e adattarsi ai contesti.



Ceccanei: Quello che facciamo per le scuole, oltre a tenere rubriche come "Civico 142", che ogni mattina affronta temi di Educazione civica e che molti professori fanno ascoltare in aula usando la LIM, è soprattutto far capire alle scuole l'importanza della comunicazione, di saper ascoltare e comunicare. Ragazzi e ragazze hanno bisogno di essere ascoltati, ma spesso nella loro giornata questo non succede.

Invece la scuola dovrebbe essere il luogo dell’autodeterminazione, dove i docenti si mettono in ascolto e sono loro i primi a fare storytelling, a mettersi in gioco per aiutare gli studenti a trovare la loro strada anche al di là dei voti. E la radio è uno strumento che amplifica queste possibilità e fa sperimentare la fascinazione del racconto, ma anche le regole della comunicazione. È qualcosa che oggi nei colloqui vale di più di altre esperienze accademiche, perché porta nel mondo del lavoro un valore aggiunto che può essere speso in modo flessibile in diversi contesti.

Ragazzi e ragazze hanno un potenziale enorme e una familiarità con tecnologie, come quelle a disposizione sullo smartphone, che già permettono di cercare fonti e montare video o audio di una certa qualità. Quello che devono sviluppare è la conoscenza di strumentazioni professionali per realizzare le proprie idee, la capacità di canalizzare le loro energie e di esprimersi nel modo più efficace.