Beo è uno scemo, anzi: un pazzo. Vive ai margini, e trascina la propria tristezza in una periferia di ruggine e spazzatura. Ma è anche un girovago, un avventuriero dei sobborghi. Come un Pinocchio dei nostri tempi, si aggira senza meta in una selva di roulotte, container e case popolari, con la mente annebbiata dalla malattia e dagli psicofarmaci.
Ed è proprio la malattia l’occhiello che buca la parete e gli consente di vedere il mondo sotto una luce diversa. Beo è capace di cogliere quegli aspetti che normalmente ignoriamo. Così un lampione ("Maurizio") diventa il compagno delle sue peregrinazioni notturne, mentre osserva un cassonetto piangere in silenzio la sua indigestione di rifiuti.
Le allucinazioni di Beo, però, coprono una realtà diversa, in cui la desolazione del paesaggio è lo specchio di un’umanità incapace di affetti e sentimenti. Intrappolata in un trama di relazioni meschine, l’esistenza di Beo si consuma allora tra l’acquisto di gratta e vinci (l'albero degli zecchini d'oro), le serate trascorse alla Casa del popolo (il suo Paese dei Balocchi), la ricerca del padre, "rapito dagli alieni", e tutto un rituale di azioni e gesti escogitato per tenere alla larga le sventure.
È ancora una volta la schizofrenia a offrirgli la salvezza nel nulla che lo circonda. La sua sensibilità diviene il motore di una ricerca di senso che lo spinge a trovare bellezza e poesia in tutto: “Dall'altra parte della strada in mezzo al parco c'è un lampioncino basso. […] È spento e non ha niente da dichiarare. È il figliolo piccino di Maurizio. Da laggiù, guarda il suo babbo troppo lontano. Mi dispiace tanto, Maurizio, ma devo andare. Lo abbraccio stretto e lo saluto ancora. Lo lascio solo a mantenere la veglia e illuminare per nessuno quel francobollo di asfalto".
Un morso all’improvviso, edito da Bollati Boringhieri, è un romanzo delicato, in grado di aiutare i ragazzi e le ragazze della secondaria di II grado a riflettere su temi come l’emarginazione, l’alienazione e la morte con sincerità e compassione. Inoltre, le analogie tra il romanzo e la storia del burattino di Collodi suggeriscono un esercizio didattico da svolgere in classe: la ricerca delle corrispondenze.