Secondo i suoi genitori Giulia non è una bambina aggraziata, è ribelle e disordinata, non si pettina a dovere, non ama bambole e giochi posati ma correre, ridere e, perché no? sporcarsi i vestiti.
Mamma e papà le ripetono in continuazione che è insopportabile, con il suo comportamento li fa impazzire, che è proprio un “maschio mancato”. Queste parole risuonano nella testa di Giulia, che viene apprezzata solo quando si pettina per bene, mette nastri nei capelli e indossa vestiti eleganti al posto di comodi maglioni bucati che la mamma minaccia di buttare.
“Maschio mancato”: queste parole tormentano così tanto la mente della piccola Giulia che un giorno si sveglia con… un’ombra da maschio!
L’ombra la segue ovunque, anche quando Giulia cerca di liberarsene stando al buio o saltando nelle pozzanghere, la segue e mette in atto tutti quei comportamenti di cui Giulia viene accusata: rompe le bambole con cui sta giocando, fa cadere i piatti che Giulia sta portando, rompe il gomitolo del lavoro a maglia… è colpa sua se Giulia viene considerata “un maschiaccio”.
Giulia è confusa, sa di non essere la brava bambina mansueta che vorrebbero i suoi genitori, ma sa anche di non essere come quell’ombra così maleducata e indisciplinata: quindi, alla fine, chi è Giulia? Nessuna delle due, e tutte due insieme.
La bambina non sopporta più questa dualità e decide di scappare: vorrebbe stare sottoterra, dove le ombre non si vedono, e corre verso un parco.
Qui accade però qualcosa di inatteso che dà alla confusione di Giulia nuove sfumature. Al parco c’è un bambino, un maschio, anche lui è diviso tra le aspettative che gli adulti, i genitori, hanno di lui, e la sua indole sensibile. Il desiderio di voler piangere quando prova certe emozioni gli vale l’etichetta di “femminuccia”.
Il bambino e Giulia hanno qualcosa in comune: entrambi non corrispondono alle etichette che gli adulti hanno assegnato loro, non si comportano in tutto e per tutto nel modo in cui si crede che una femmina o un maschio dovrebbero comportarsi, sono complessi e sfaccettati, e per questo generano ritrosia, fastidio, forse anche timore.
Quindi, cosa possono fare? Essere se stessi, né solo maschio, né solo femmina, ma quello che sentono di voler essere in quel momento.
È dall’incontro di due persone che stanno costruendo la propria identità facendosi strada tra aspettative e stereotipi che nasce la comprensione e la realizzazione che non c’è un modo unico e universalmente corretto di comportarsi, perché quello che conta è essere come si è.
Acquisita questa consapevolezza Giulia e il bambino dovranno comunque affrontare l’ostilità del mondo che cercherà di incasellarli in immagini predefinite, ma sono stati in grado di cambiare se stessi e accettarsi nella loro complessità: un primo piccolo passo per cercare equilibrio e felicità.
Storia di Giulia che aveva un’ombra da bambino potrebbe sembrare una recente uscita editoriale che segue la sempre crescente attenzione al genere e agli stereotipi che lo accompagnano, è invece un libro pubblicato la prima volta nel 1975 in Francia e arrivato in Italia 3 anni dopo di cui Settenove nel 2015, a 40 anni dall’uscita, ha proposto una riedizione.
La storia ha vari livelli di lettura e si adatta a lettrici e lettori che hanno la stessa età di Giulia, dai 10 anni in su, che possono riconoscersi in questa fase di cambiamento e scoperta di sé, trovando nelle vignette dallo stile anni ’70 una corrispondenza e un conforto.
L’albo si adatta anche al lavoro in classe attraverso un’analisi dei comportamenti di Giulia e delle parole dei genitori: è capitato anche a ragazzi e ragazze della classe di ricevere gli stessi commenti da parte dei grandi? Come si sono sentiti, come hanno risposto? Quali sono le parole che portano Giulia e il bambino a sentirsi “sbagliati”? Perché da quelle parole possono nascere luoghi comuni, pregiudizi e di conseguenza comportamenti che discriminano chi non si comporta secondo un certo codice? Esistono davvero comportamenti che sono solo “da femmina” e solo “da maschio”?
Riflessioni e pensieri possono essere condivisi e affrontati insieme, in un lavoro di ascolto e accompagnamento all’accettazione e alla comprensione di sé e di chi ci circonda, senza preconcetti.
Redazione
Roberto Castaldo