Capire cosa si vuole fare “da grandi” non è semplice. Per molti studenti e studentesse dell’ultimo anno questo è un periodo di entusiasmo e incertezza, di aspettative e domande che spesso rimangono sospese.
Proprio per questo è nato il progetto “Scuola, lavoro e territorio”, un percorso formativo strutturato in tre incontri, pensato per aiutare ragazzi e ragazze a guardarsi dentro, confrontarsi e immaginare il futuro con maggiore razionalità.
Perché questo percorso è importante
Gli studenti e le studentesse arrivano all’ultimo anno con molte competenze, ma anche con tanti interrogativi: “Che lavoro farò?”, “Sono pronto?”, “Quanto pesano le opinioni degli altri sulle mie scelte?”. Il progetto ha voluto creare uno spazio protetto e di ascolto nel quale riflettere su queste domande insieme, senza giudizi, valorizzando sia le risorse personali che i dubbi che fanno parte della crescita di ogni persona.
L’obiettivo era semplice ma ambizioso: aiutare i partecipanti a diventare più consapevoli di ciò che sanno fare, di ciò che desiderano e delle influenze che agiscono sulle loro decisioni. Ma soprattutto, spronarli ad attivarsi per creare un proprio personale percorso.
Da dove siamo partiti: ascoltare per capire
Ogni incontro è stato costruito partendo da un questionario iniziale. Non una raccolta di numeri, ma un modo per dare voce ai partecipanti e capire come immaginano il lavoro, quali valori attribuiscono al concetto di successo, quali difficoltà percepiscono e quale ruolo hanno nella loro vita le opinioni di genitori, amici e adulti di riferimento.
Il questionario, composto da domande sia aperte che chiuse, ha permesso anche di far emergere un dato importante: molti studenti e studentesse possiedono già esperienze significative, come attività nel territorio, volontariato o lavori stagionali, che raramente riconoscono come vere competenze.
Il questionario, inoltre, è stata l’occasione per riflettere sui dilemmi etici del lavorare oggi: è bene accettare qualsiasi lavoro o un lavoro più coerente con i propri valori?
Che cosa abbiamo fatto insieme
Ogni incontro si è aperto con una restituzione guidata dei risultati del questionario. Questo momento, vivace e ricco di scoperte, ha aiutato gli studenti e le studentesse a capire che molte incertezze non sono individuali, ma condivise. Sapere di non essere soli e sole con i propri dubbi è stato per molti rassicurante e ha facilitato la messa in discussione di scelte apparentemente già prese.
La seconda parte degli incontri ha dato spazio alla creatività, attraverso attività individuali e di gruppo. I ragazzi sono stati invitati a lavorare su proposte pratiche e proiettate nel futuro:
- inventare un nuovo lavoro a partire dai bisogni raccolti tra i compagni;
- immaginare come recuperare un’area agricola per favorire inclusione e partecipazione;
- progettare un punto informativo per promuovere i prodotti del territorio;
- ripensare una malga come spazio educativo o imprenditoriale;
- costruire un percorso di orientamento per i coetanei;
- riflettere su come evolverà il ruolo dell’agricoltore nei prossimi trent’anni, e l’impatto dell’intelligenza artificiale.
Queste attività hanno permesso ai partecipanti di mettersi alla prova, confrontarsi e sperimentare modalità di lavoro nuove e stimolanti, che hanno portato anche a soluzioni curiose e creative.
Che cosa è emerso dagli incontri
La maggior parte degli studenti e delle studentesse ha riportato una nuova consapevolezza: delle proprie capacità, del valore delle proprie esperienze e dell’importanza di prendere decisioni autonome. L’approccio dialogico e non frontale è stato molto apprezzato.
Il lavoro di gruppo è stato percepito come un’occasione per far emergere idee originali, confrontare punti di vista e scoprire competenze inattese. Alcuni partecipanti hanno faticato a comprendere la logica della parte laboratoriale, ma molti hanno riconosciuto che proprio quella fase ha ampliato il loro modo di ragionare.
In generale, il percorso è stato vissuto come un tempo dedicato a riordinare le idee e guardare al futuro con occhi nuovi.
Che cosa possiamo migliorare e che cosa possiamo fare dopo
Uno degli elementi chiave del successo del percorso è stato il supporto attivo dei docenti, che hanno incoraggiato e accompagnato gli studenti e le studentesse nelle attività. Anche la predisposizione dell’ambiente, con spazi ampi, tavoli per il lavoro collaborativo e un’organizzazione flessibile, ha favorito coinvolgimento e partecipazione, come dimostrato da molta letteratura sulla psicologia dell’ambiente.
Molti studenti e studentesse hanno suggerito di proporre l’intervento già in quarta, per avere più tempo per riflettere e orientarsi prima dell’ultimo anno.
L’idea è realistica e utile per lavorare su aspetti fondamentali come:
- autoefficacia personale;
- capacità di individuare strategie per superare le difficoltà;
- maggiore consapevolezza del proprio ruolo attivo nel percorso formativo.
Uno spazio per pensare e crescere
Il progetto ha dimostrato quanto sia importante dedicare tempo alla riflessione sul futuro, al di là delle informazioni tecniche su professioni e percorsi post-diploma. Gli studenti e le studentesse hanno bisogno di spazi nei quali riconoscere le proprie potenzialità, confrontarsi senza timori e sviluppare la fiducia necessaria per affrontare le scelte che li attendono.
Questo percorso ha confermato che l’orientamento non può cadere in un indirizzamento di scelte, ma dovrebbe creare esperienze che aiutino i giovani a immaginare, scegliere e costruire la propria strada. Accompagnarli significa sostenerli nelle scelte, renderli autonomi e consapevoli dei rischi e delle opportunità dei contesti in cui vivono.
Attilio Marchi
Matteo Carosi
Michele Trabucco
Lucrezia Aste
Emilia Andriella
Roberto Castaldo - DFI Books