Dal 22 al 24 ottobre il Trentino ospiterà per la prima volta Fiera Didacta Italia, con un programma ricco di eventi e incontri per indagare le esigenze locali e quelle nazionali. Nello spazio fieristico di Riva del Garda troveranno ampio spazio le piccole scuole e le necessità del territorio, ma anche i bisogni degli studenti e dei docenti, in una riflessione all’insegna dell’innovazione, della sperimentazione e della coesione tra classe, docente, scuola e territorio.
Ne abbiamo parlato con Francesco Manfredi, presidente di INDIRE, e Angelo Paletta, presidente di IPRASE
INDIRE sarà protagonista a Didacta Italia Edizione Trentino con un’area ricca di workshop e seminari. In che modo questo spazio potrà diventare un’occasione concreta di scambio per insegnanti, dirigenti e operatori scolastici?
Francesco Manfredi:
INDIRE partecipa a Didacta in qualità di partner scientifico, in coerenza con la propria missione, che è quella di offrire a docenti, dirigenti ed operatori scolastici un’offerta formativa di alta qualità. I circa 160 workshop previsti rappresentano dei veri e propri laboratori esperienziali: momenti in cui i docenti diventano parte attiva, hanno l’opportunità di interagire con i nostri ricercatori, sperimentare direttamente nuove metodologie e confrontarsi con i colleghi sulle pratiche didattiche più efficaci.
Accanto a questa dimensione laboratoriale, i seminari offriranno spazi di approfondimento e di riflessione su temi centrali per la scuola di oggi, come le Piccole Scuole, la parità di genere, l’educazione alle relazioni, la filiera formativa 4+2 e la formazione professionalizzante. L’obiettivo è creare un ambiente di dialogo concreto, dove la ricerca incontra l’esperienza quotidiana della scuola.
La presenza di INDIRE a Didacta conferma il suo ruolo di riferimento nazionale per la ricerca educativa. Con quale visione verrà affrontata questa nuova edizione trentina?
Francesco Manfredi:
Anche in questa edizione trentina INDIRE mette a disposizione del mondo della scuola il proprio patrimonio di conoscenze, ricerca e innovazione. Abbiamo scelto di dedicare un’attenzione particolare ad alcuni temi fortemente legati ai territori alpini, come le piccole scuole — molto diffuse nelle aree di montagna — e il plurilinguismo, tipico delle scuole di confine. Proprio su questi temi si concentrerà il Convegno Internazionale sulle Piccole Scuole, in programma il 24 ottobre, durante il quale lanceremo la proposta di creare una Rete delle piccole scuole che vada oltre i confini italiani ed europei, con l’obiettivo di sperimentare nuovi modelli scolastici e soluzioni metodologiche efficaci per una formazione di qualità.
Oltre a questi argomenti, ci saranno numerosi focus dedicati all’innovazione e alle tecnologie del futuro: intelligenza artificiale, robotica, metaverso, realtà aumentata. Tutte le attività formative saranno rivolte ad un pubblico ampio, che comprende ogni ordine e grado scolastico, dallo 0-6 alla primaria, dalla secondaria di primo e secondo grado fino alla formazione professionale e agli ITS.
L’obiettivo è offrire un ventaglio di opportunità che accompagni i docenti, i dirigenti e gli operatori scolastici verso una scuola che si fondi sulle parole chiave educazione, orientamento, personalizzazione, valorizzazione dei talenti e che sia capace di affrontare con consapevolezza le sfide del futuro.
Il tema delle “piccole scuole” è molto presente nel programma scientifico. Quali sono le principali sfide che queste strutture affrontano in Trentino, e come IPRASE immagina di supportarle?
Angelo Paletta:
Il tema delle piccole scuole è oggi cruciale non solo per il Trentino, ma per tutte le aree rurali e montane d’Europa. La crescente urbanizzazione (un fenomeno globale che secondo le Nazioni Unite potrebbe portare entro il 2050 il 70% della popolazione mondiale a vivere in grandi agglomerati urbani) sta mettendo sotto pressione i territori periferici, con il rischio di un progressivo spopolamento e, di conseguenza, di un indebolimento dei presidi educativi locali.
Le piccole scuole del Trentino si trovano quindi al centro di una sfida culturale e sociale: garantire a tutti gli studenti, anche nei contesti più decentrati, le stesse opportunità formative di chi vive nei centri urbani. Questo significa rendere la scuola non solo un luogo di apprendimento, ma anche un motore di coesione e di vitalità per le comunità montane.
Per farlo servono investimenti su più fronti: attrarre e trattenere insegnanti, dirigenti e personale amministrativo motivati; riqualificare gli spazi perché siano accoglienti, flessibili e adatti a ospitare classi multietà; soprattutto sostenere la crescita professionale dei docenti, affinché possano innovare la didattica e sperimentare nuovi modelli di apprendimento cooperativo e personalizzato.
In questa prospettiva, IPRASE intende supportare le piccole scuole attraverso azioni di formazione mirata, reti di collaborazione tra istituti e strumenti di ricerca che valorizzino le buone pratiche già presenti sul territorio. L’obiettivo è duplice: da un lato garantire qualità educativa anche nei contesti più piccoli, dall’altro rafforzare il legame tra scuola e comunità, affinché le scuole restino presidi vivi e attrattivi per le nuove generazioni.
Lei coordinerà l’incontro “Dirigenti scolastici che lasciano il segno”. Che cosa significa per lei, oggi, essere un dirigente che “lascia il segno”?
Angelo Paletta:
Essere oggi un dirigente scolastico che “lascia il segno” significa, prima di tutto, saper costruire e gestire una cultura organizzativa fondata su valori educativi condivisi. La scuola è un’organizzazione complessa in cui le persone – studenti, insegnanti, famiglie – crescono insieme. Il dirigente ha il compito di tenere viva questa visione, orientando le decisioni e le pratiche quotidiane verso un progetto educativo comune.
Un dirigente che lascia il segno è colui che si prende cura dei propri insegnanti, riconoscendo i loro bisogni formativi e accompagnandoli in percorsi di sviluppo professionale coerenti con le priorità educative della scuola. È un leader che promuove la collaborazione e diffonde un mindset basato sulla didattica come ricerca, come sperimentazione e innovazione continua.
Ma lascia il segno anche chi sa presidiare la dimensione manageriale della scuola. Progettare strutture organizzative chiare, ruoli ben definiti e responsabilità diffuse, tutte orientate a un unico obiettivo: il miglioramento dell’apprendimento degli studenti.
Infine, un dirigente che incide davvero è capace di costruire alleanze con il territorio, attivando risorse, competenze e reti che arricchiscono la scuola e ne ampliano l’impatto. E, soprattutto, è capace di diffondere leadership, generando relazioni di fiducia e partecipazione che fanno sentire ciascuno parte di una comunità educativa viva, coesa e in cammino.
Redazione
Roberto Castaldo